388. Traumi (27. 05. 2012)

Il pensiero della settimana, n. 388

 

    Scuola. Nel flusso delle notizie ricordarsi degli avvenimenti è esercizio improbo. A Tolosa nel  marzo scorso ci fu un attentato di fronte a una scuola ebraica: morirono un giovane docente e due suoi piccoli figli, ci fu anche un’altra vittima di pochi anni. Là tutto fu terribile ma comprensibile. Le istituzioni ebraiche sono percepite dagli avversari come prolungamenti dello Stato d’Israele. L’attentatore fu scoperto, assediato e infine ucciso. La cultura occidentale, giustamente, non può più tollerare quanto una parte di essa fece settant’anni fa, vale a dire prendere per reato punibile con la morte il solo fatto di essere ebrei. In queste circostanze le ragioni della risposta civile erano chiare e forti.

A Brindisi sono state fatte esplodere di fronte all’istituto Morvillo Falcone delle bombole del gas. È stata uccisa Melissa Bassi e altre ragazze sono state ferite. Per costruire le bombe occorreva una tecnologia non elevatissima, ma non poteva trattarsi di una ragazzata. Qua tutto è ancora terribile, ma poco vi è di comprensibile. Non sapendo dare una risposta al perché ciò sia avvenuto, anche le reazioni sono ipotetiche. Si tratta di mafia, quale? E per quali scopi? I fantasmi a volte sono realtà, ma altre volte restano tali. La mobilitazione civile procede a tastoni. Forse si rivelerà che le ragioni dell’attentato erano altre. Forse, come è tipico dell’Italia, si resterà per sempre nell’incertezza. Si è voluto colpire la scuola? Davvero essa può essere presa come minaccia, in quanto serio laboratorio di crescita civile? Magari lo fosse; a volte, forse, qua e là lo è. Ma sarebbe paradossale se l’effetto indiretto di quella esplosione contribuisse a mascherare lo sfascio della scuola italiana. E sarebbe un eccesso oggettivo caricare ragazze nate nella seconda metà degli anni Novanta, cresciute nell’Italia berlusconiana e iscritte a un istituto di moda, della funzione di baluardo della democrazia e della legalità.

Terremoto. Il sisma in Emilia oltre a una componente distruttiva, ha anche una valenza simbolica. Esso rappresenta il sentirsi coinvolti in prima persona rispetto a esperienze da cui ci si sentiva esenti. Da queste parti ci si sentiva al sicuro. Nella vita individuale e collettiva sono molte le situazioni in cui si era pensato «a noi non succederà» e poi invece è successo. In effetti non è come la scuola di Brindisi dove neppure si poteva immaginare. Terremoti si sa che esistono. Nel Cinquecento Ferrara ne venne devastata. Tuttavia se, in prospettiva geologica, cinque secoli sono un’inezia, per i parametri dell’esistenza umana rappresentano un gran lasso di tempo. Questo «effetto sorpresa» giustifica forse il modo in cui, in anni molto recenti, sono stati costruiti i capannoni industriali? Sono costruzioni basse, non campanili, torri o absidi non sottoposte a lavori di manutenzione ordinaria. Tutto lascia ipotizzare che li si è costruiti al risparmio, fatto che ora si ritorce in danno perché le attività produttive subiranno una lunga sosta in un periodo in cui il lavoro scarseggia già di per sé. I quattro operai morti sono da considerarsi vittime sul lavoro e non già morti prodotti dall’«evento sismico».

Il terremoto viene da ciò che ci sostiene, il suolo. Non è prevedibile con precisione neppure quando si sa che avverrà. Per questo è una delle figure più forti della morte, evento certo più di ogni altro che però non si sa mai con esattezza quando capiterà. Non è difficile comprendere perché i terremoti producono in molti un senso di ansia, più o meno nascosta, specie là dove non si è chiamati in prima persona a rimboccarsi le maniche per ricostruire. Non occorre aver letto Kierkegaard per sapere che l’angoscia è prodotta dal possibile e non già dal reale.

Politica. Nelle ultime elezioni amministrative il PD ha ottenuto una vittoria residuale a fronte delle macerie della destra post-berlusconiana. Crollato uno dei poli, l’altro per un po’ gli sopravvive. Avvenne già negli anni Novanta quando sparirono DC e PSI. Oggi lo fa a fronte di un’astensione massiccia. Sono elettori potenziali del centrodestra non conquistati dal centrosinistra, ma pronti a rimettersi in gioco se a loro giungerà un’offerta credibile. Molti lo hanno capito e ci sono grandi sommovimenti in tale direzione. Non è comunque certo che dal caos emerga il nuovo. Neppure Silvio è in grado di partorire un neo-Silvio. La debolezza delle personalità carismatiche sta nel fatto che esse, per definizione, non possono avere eredi.

La constatazione che la vittoria del PD sia residuale è dimostrato dal fatto che essa non è stata conseguita là dove sono emerse altre aggregazioni capaci dare l’impressione di una svolta, si tratti di liste civiche (Cuneo), di movimento a cinque stelle (Parma), di Idv (Palermo e, un anno fa’, Napoli); per non parlare del caso in cui gli attuali vincitori sono coloro che hanno sconfitto il candidato ufficiale del PD nelle primarie (Genova e, un anno fa’, Milano). Il PD non è crollato, ma al suo interno ha molte crepe originatesi per via di mancanza di manutenzione ordinaria.  Se non ci se ne accorge e ci si considera veri vincitori, alla prossima scossa il crollo lo riguarderà in prima persona.

Piero Stefani

388. Traumi (27. 05. 2012)ultima modifica: 2012-05-26T06:05:00+02:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo