389. Cielo e terra (03.06.2012)

Il pensiero della settimana, n. 389

  

 

   Nel corso della prima metà del 2012 l’Emilia Romagna ha sperimentato prima una particolare potenza fisica del cielo poi una, ben peggiore, della terra. A febbraio la Romagna era sotto una coltre bianca che cresceva, inesorabile, ora dopo ora. Nell’entroterra cesenate i centimetri lasciarono il posto ai metri. Tutto si fermò, qualche tetto fu danneggiato, gli ulivi abbarbicati sulle colline furono bruciati dal gelo. Danni e costi furono sensibili. Le giornate però si allungavano, si sapeva che la primavera sarebbe giunta. Un mese dopo non ci sarebbe stata più traccia di neve. Fino all’inverno prossimo non se ne parlerà; le statistiche lasciano, inoltre, sperare che. per un  pezzo,  la neve non cadrà più in quelle eccezionali proporzioni.

   La terra trema senza conoscere stagioni. Che fra qualche settimana ci sia il solstizio d’estate non le importa nulla. Può andare avanti così fino all’equinozio. Voci allarmate parlano addirittura di anni. Non basta più chiedersi quando ricostruire. L’interrogativo preponderante diviene come farlo (a Norcia lo sapevano già secoli addietro). Negli edifici storici sarà impossibile uscire da una precarietà esposta, poco più che inerme, al prossimo urto. Quando la decisione umana, circa sette decenni fa, fece piovere dal cielo sulla terra involucri distruttivi molte furono le perdite irreparabili e non solo rispetto alle vite umane. Adesso non poche delle sbrigative ricostruzioni di allora ci sembrano, sul piano del patrimonio artistico, degli scempi. Quanto importa è ricostruire bene, là dove lo si può fare. In altri casi bisognerà elaborare positivamente il lutto della perdita. Si tratta di creatività, ancor più che di conservazione delle memorie. Impellente è costruire bene anche i capannoni industriali. Una fretta generosa, ma non vigile qui ha già procurato troppe vittime. Non è più concesso fare ulteriori sconti.

   E i fondi? Oltre che sulla benzina carica di mille balzelli, l’attenzione è incentrata sulla parata del 2 giugno. Che la Repubblica italiana si ostini a celebrare i suoi anniversari con sfilate militari lungo la fascista via dei Fori imperiali (volontaria distruzione di storia antica per celebrare il fantasma di una sua riedizione contemporanea) è indice della miopia culturale e civile della nostra classe dirigente. Qui non c’è sobrietà che tenga. Vi sono logiche intrinseche in cui certe manifestazioni sono consone a certi valori e ad altri no. Anche quando è scritta in tono minore la musica resta musica.

   Non sfileranno, a quanto sembra, le frecce tricolori. Questo cielo sgombro da fumose scie colorate non basta a far dimenticare altri potenziali, prossimi voli. Perché in questi giorni non si pone di nuovo al centro del dibattito il problema dell’acquisto dei famigerati F-35? Il 15 febbraio 2012, il ministro della Difesa, nel quadro delle riduzioni di spesa del suo ministero, ha proposto, tra i vari provvedimenti, quello di diminuire l’acquisto di F-35 da 131 a 90 unità. Ogni aereo costa 200 milioni di dollari. A quanto si sa la proposta verrà discussa nelle commissioni parlamentari competenti e al Consiglio dei Ministri, e dovrà tramutarsi in disegno di legge delega, da sottoporre alla approvazione del Parlamento. Per le zone terremotate sono stati, dunque, stanziati fondi pari a poco più di una dozzina di aerei. Conti alla mano, anche senza essere drastici (come peraltro sarebbe opportuno) se gli F-35 scendessero a 70, i soldi sarebbero sufficienti per finanziare la ricostruzione. Occorrerebbe fare complesse manovre sui capitoli di spesa; ma spesso queste operazioni sono dichiarate impossibili da compiere solo quando non si ha la volontà di farle. Inoltre potrebbe essere un’occasione di mostrare che l’Italia è in grado di qualche sussulto anche nel campo della politica estera.

Piero Stefani

 

 

 

 

 

 

 

 

389. Cielo e terra (03.06.2012)ultima modifica: 2012-06-02T07:50:23+02:00da piero-stefani
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2 pensieri su “389. Cielo e terra (03.06.2012)

  1. In questi giorni si sono levate parecchie voci con la richiesta di non effettuare la parata del 2 giugno; o, perlomeno, di non realizzarla nella tradizionale versione militarista, richiamando gli articoli 1 e 11 della Costituzione. Non pochi di noi, credo, hanno sostenuto tale richieta in diversi modi, anche inviandola per posta cartacea al Presidente della Repubblica. E’ stato molto triste constatare la ferma resistenza del Presidente, ma anche il servile adeguamento a tale posizione da parte del PD, dal quale si auspicava il sempre atteso (invano, per quanto ancora?) “colpo di reni”. Bene hai fatto, Piero, a riproporre il tema degli F-35 in quest’ambito. Chissà che, continuando a battere il chiodo,non si ottenga qualcosa! Comunque ci serve a nutrire la Speranza!
    Alessandra Chiappini

  2. Caro prof. Stefani,
    le scrivo per manifestarle il mio parziale disappunto sul suo intervento. L’ostinazione nel celebrare la festa della Repubblica non è la scelta di una classe politica miope, come lei ritiene, ma è un modo per dare forza a una Repubblica che sembra aver perso i suoi valori fondanti e in generale a una politica che sembra non aver più nulla da dire dopo 20 anni di fallimento. Tutti cercano di rincorrere la società civile sperando in un riscatto di anni di inettitudine. La vera miopia della classe dirigente sta a mio avviso nel non essere riuscita a fare quelle riforme necessarie al Paese, nell’aver affondato la credibilità delle Istituzioni, nell’aver portato al governo forze politiche anti italiane, nell’aver sperperato i soldi pubblici in cose inutili. La vera miopia sta nell’aver abusato dell’ingenuità e dell’impotenza dei cittadini, che ora si stanno giustamente ribellando contro un sistema che li ha danneggiati, nell’aver corrotto una buona parte del Parlamento italiano offrendo incarichi e denaro in cambio di voti. In questo quadro davvero destabilizzante l’opera del Presidente Napolitano di rinsaldare i fondamenti della Repubblica e di incitare la partecipazione giovanile alla vita dei Partiti, strumenti previsti dalla Costituzione, è davvero encomiabile e rappresenta una delle poche speranze in questo quadro così fosco!

    Filiberto Biolcati Rinaldi

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