Pensiero 658 – Bose e il virus

Il «caso Bose» e la pandemia di Covid-19 si sono sviluppati in tempi coevi; per entrambi la soluzione è ancora lontana. In una situazione ci si appoggia ai vaccini, nell’altra non si sa bene su cosa contare. La pandemia è infinitamente più drammatica delle vicende della comunità fondata da Enzo Bianchi. Queste ultime però, inutile negarlo, toccano da vicino la Chiesa italiana, la Santa Sede e l’opinione pubblica del nostro paese. Sono un «caso serio» anche per la conclamata incapacità di risolverlo in un tempo di sofferenza e disorientamento più grandi ed estesi di quelli vissuti dalla comunità. Le persone muoiono soffocate nella solitudine, i ricoverati chiusi in strutture sanitarie o assistenziali sperimentano relazioni precarie, non ci sono abbracci tra parenti e amici; se si allarga lo sguardo, non sappiamo ancora circoscrivere la portata della crisi economica, sociale e psicologica che ha colpito il mondo intero; a fronte di questa situazione, nella Chiesa in generale e nella comunità monastica di Bose in particolare, si continua a litigare.

Il caso Bose è uno scandalo? Sì, lo è perché le parole del Vangelo che parlano di riconciliazione sono tante e incancellabili: se ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te lascia il tuo dono e riconciliati con lui (cfr. Mt 5,23); se tuo fratello commette una colpa contro di te dovrai perdonargli fino a settanta volte sette (cfr. Mt 18, 21-22). Si è fatto ricorso a misure disciplinari; non essendo reso noto il panorama completo, è difficile esprimere un giudizio sulla loro pertinenza.  Un’affermazione è dato però di farla: quelle misure dovevano essere precedute da una premessa. Sarebbe stato giusto scrivere che la loro semplice esistenza attesta il fallimento della riconciliazione; averle promulgate rappresenta, in definitiva, un ulteriore segno dell’umana incapacità di conformarsi all’Evangelo. Visto in questa luce, quello di Bose è un vero e proprio scandalo che trascende i confini della comunità monastica.

Il 5 marzo scorso papa Francesco ha ricevuto in udienza l’attuale priore di Bose, Luciano Manicardi. Sorge una domanda: cosa sarebbe avvenuto se il papa avesse avuto la fantasia riconciliativa di invitare e ricevere contemporaneamente sia il fondatore sia l’attuale priore? Avrebbero litigato in sua presenza? C’è da dubitarne. Sarebbero giunti a una riconciliazione di facciata? Forse. Ma «forse» è termine grande; non è un’apertura, non è una chiusura: è una possibilità.

 

 

Pensiero 658 – Bose e il virusultima modifica: 2021-03-19T16:00:01+01:00da piero-stefani
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