155 – Il tempo libero (22.04.07)

Il pensiero della settimana, n. 155

 

   La nostra è la società del tempo libero, questo fattore perciò è diventato sempre più economicamente rilevante. Il confine tra otium e negotium è ormai solo soggettivo: nel complesso della società l’esercizio del primo alimenta il secondo e viceversa. Molti vivono a motivo dello svago altrui. Per converso,  può dirsi libero solo il tempo di chi ne ha molto altro occupato. Bimbi piccoli e persone parecchio anziane non conoscono questa condizione. I primi semplicemente non lo percepiscono;  i secondi sono, non di rado, assediati da ore assai più vuote che libere. Allora l’assillo sta nel cercare di riempirle: è un problema farle passare, specie quando diventa sempre più difficile scacciare l’ombra che, presto, saranno loro a far passare noi.

Nel tempo libero c’è spazio per i gusti personali che spesso ci possono apparire la parte di noi più autentica. Si può fare giardinaggio, cucinare manicaretti, dipingere, leggere o scrivere romanzi, andare al cinema, a un concerto, al bar, darsi al volontariato, fare il turista, l’alpinista, il ciclista, il velista, visitare i malati, collezionare francobolli, lattine di birra, fiammiferi, giocare a carte con gli amici, navigare su internet e infinite altre cose. Molte di queste attività hanno ricadute economiche più o meno marcate. Poche restano nell’ambito della pura gratuità. Si tratta di fenomeni abbastanza comprensibili: presenti, in modo elitario, anche in epoche a noi precedenti, oggi sono divenuti di massa.  Nella società dei mass media si è però creata un’altra, inedita connessione  tra l’otium e il mondo economico. Essa si manifesta nel tentativo di  catturare le immagini dei passatempi di vip. Una foto di un premier che fa jogging ha un valore commerciale; fermare con uno scatto un celebre industriale che fa il bagno, tuffandosi, magari nudo, dal  suo yacht incrementa gli introiti di paparazzi e rotocalchi; cogliere una famosa rock star che cade da cavallo è un colpo di fortuna non privo di ricadute economiche. Se poi il tempo libero si tinge di sfumature sessuali e qualche illustre personaggio è sorpreso in prossimità di un travestito, lo scandalo, e quindi il guadagno, sono assicurati.

Specie a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II, la figura del papa è diventata parte integrante del mondo mediatico anche  in relazione al tempo libero. Le sciate, nuotate ed escursioni di quando il corpo di Wojtyla era ancora vigoroso e le estatiche contemplazioni della natura degli anni dell’estrema vecchiaia papale sono state ambite fonti di arricchimento fotografico. Benedetto XVI è meno talentuoso del ‘venerato predecessore’ anche sotto questo aspetto: dopo qualche foto al pianoforte, è stato, infatti,  messo in posa  a  Castel Gandolfo e nei giardini vaticani al fine di stampare una versione devota dei calendari Pirelli. Per lui neppure le passeggiate sono più spontanee.

Il talento di Ratzinger sta altrove. Là Benedetto XVI ha ripreso la propria rivincita. Ora possiamo dire che pure il suo tempo libero è diventato un poderoso affare economico. L’hobby di Joseph Ratzinger sta nello scrivere libri. Con il sincero, amabile candore che lo contraddistingue, il papa, nella prefazione a Gesù di Nazareth,  scrive: «Ho cominciato a lavorarci durante le vacanze estive del 2003. Nell’agosto del 2004 ho poi dato forma definitiva ai capitoli dall’1 al 4. Dopo la mia elezione alla sede episcopale di Roma ho usato tutti i momenti liberi per portare avanti il libro». In tal modo le ore in cui il papa è sollevato dai gravosi compiti di governo della Chiesa frutteranno gettiti economici rilevanti a editori sparsi in varie parti del globo: la Rizzoli ha fissato in 350.000 le copie della prima tiratura.

Leggendo le anticipazioni del libro, molti sono stati colpiti dal fatto che la prefazione contenga l’affermazione stando alla quale il testo, da non intendersi in alcun modo come atto magisteriale, può essere liberamente contraddetto. Pochi hanno messo in relazione la concessione con la duplice paternità di un libro il cui autore si definisce Jospeh Ratzinger Benedetto XVI (e tutto lascia credere che sia stato l’editore a strappare allo scrittore il permesso di stampare il secondo nome a caratteri più grandi del primo). Non si tratta di un caso di doppia personalità, e tanto meno è opportuno evocare celebri figure letterarie diventate simbolo di sdoppiamento. Ratzinger non depone una veste per assumerne un’altra. Caso mai mostra che anche quando è costretto a fare il papa (la ghigliottina da lui evocata commentando l’elezione), egli conserva nel cuore l’umana nostalgia di poter essere solo il teologo Ratzinger. Non a caso appena ha un minuto di tempo si rifugia in quel ruolo: nell’ otium si sente più a suo agio che nel negotium. Gesù di Nazaret è un libro scritto da un teologo papa. Il doppio nome  è  spia di quanto a Joseph Ratzinger stiano larghi i panni di sommo pontefice.

Vi è un ultimo particolare che merita attenzione: la prefazione (firmata anch’essa con i due nomi) è datata: «Roma, festa di San Girolamo, 30 settembre 2006». Non è difficile spiegare perché, per datarla, sia stato scelto il giorno in cui la Chiesa fa memoria del grande traduttore e interprete delle Scritture. Tuttavia, non va dimenticato un altro particolare: a quell’epoca era molto fresco il ricordo bruciante del discorso tenuto da Benedetto XVI a Regensburg. Si era, perciò, nel pieno delle polemiche legate ai giudizi papali sull’islam, in quelle settimane non ancora ricomposte dal successivo viaggio in Turchia. Una ragione del caso innescato dai mass media stava nel fatto che, quando parlò nella sua vecchia università, Benedetto XVI era dominato dalla convinzione psicologica di esservi ancora docente. Non a caso l’inizio del suo discorso esprimeva la nostalgia per quei tempi. Tutti, però, hanno preso (e prendono) quella lectio come se fosse pronunciata dal papa. A Ratisbona non era stato avanzato alcun distinguo. Una ventina di giorni dopo Ratzinger si è tutelato dall’eventualità di essere frainteso ricorrendo alla doppia firma. Anche se c’è da dubitare sull’ipotetica insorgenza di arroventate polemiche nel caso in cui l’autore si fosse presentato solo come Benedetto XVI. In fin dei conti, il libro si occupa solo di Gesù Cristo e non dell’islam.

Piero Stefani

155 – Il tempo libero (22.04.07)ultima modifica: 2007-04-21T11:40:00+02:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo