146 – I sussurri dell’anima (18.02.07)

Il pensiero della settimana n. 146

 

Si legge nella coranica sura del Qaf: «In verità Noi creammo l’uomo, e sappiamo quel che gli sussurra l’anima dentro, e siamo a lui più vicini che la vena grande del collo» (50,7). Questi versi sembrano immediatamente parlanti. Chi li legge avverte subito che l’immagine di un Dio lontano e puramente trascendente non corrisponde al vissuto della fede musulmana: Allah è prossimo. Se si ha familiarità con Agostino, può tornarci alla memoria l’espressione stando alla quale Dio è più intimo del mio stesso intimo. Così sembra, ma così non è. O meglio tutto va meglio definito e interpretato. Lasciarsi guidare dalla spontaneità intuitiva non porta alla comprensione. L’ermeneutica, se non vuole essere velleitaria, presuppone sempre «lungo studio» e «grande amore».

Il displuvio interpretativo (come ha ben mostrato in una sua conferenza l’islamista Ida Zilio-Grandi) si ha attraverso l’intelligenza del termine «sussurra». Sulle prime lo si intende come voces intimae, palpiti, moti dell’anima. Invece si tratta di ben altro: fin dall’origine, il bisbiglio è una caratteristica di Satana. Se Dio proclama, l’avversario sussurra: «Già stringemmo da prima un patto con Adamo, ma egli lo dimenticò e non scorgemmo in lui fermezza di intenti […] Satana gli bisbigliò nel cuore: ‘O Adamo! ti guido all’Albero dell’Eternità, a un regno che mai si consuma’. E mangiarono ambedue di quell’albero” (Corano 20,115-21).  Satana è colui che sussurra dentro e si spaccia sempre per «consigliere sincero» (Corano 7,21). Il verso non significa semplicemente che Dio conosce persino i nostri pensieri più riposti, le emozioni che increspano l’intimo; esso significa che Allah conosce le tentazioni più sottili e subdole che avvolgono quanto potremmo chiamare coscienza. La vicinanza di Dio è la sua onniscienza. L’interiorità non è in se stessa salvezza, anzi è il luogo dove si annida anche la nostra massima fragilità. Per dirla con il vangelo: «dal di dentro, cioè dal cuore, escono le intenzioni cattive» (Mc 7,21).

La presenza di uno sguardo scrutatore che penetra in tutti i recessi dell’animo può incutere spavento e timore. Dio può realizzare  l’ambizione preclusa a ogni dittatore totalitario: leggere nelle profondità dell’anima.  A lui non servono torture per carpire i segreti, perché per lui nulla è tale. Tutto ciò sarebbe spaventoso, se Allah non fosse il misericordioso e il misericorde. Un detto attribuito a Muhammad afferma che Satana scorre dappertutto nell’uomo come fa il sangue. L’avversario è vicino a te come il sangue, ma Allah lo è ancora di più: è più prossimo a te della «vena grande del collo». Se Dio supera la conoscenza che Satana ha dell’uomo, molto di più lo si può affermare rispetto a quella  che l’uomo ha dell’uomo. La trascendenza di Dio e la sua onniscienza non si oppongono alla gelosa tutela della coscienza individuale, che al contrario è sempre coartata quando una creatura vuole entrare nell’intimo altrui.  Nell’animo vi è il bisbiglio dell’avversario, ma vi è anche il sì della fede.

Torna alla mente un episodio che non bisogna stancarsi di ripetere. Si narra che alcuni compagni del Profeta Muhammad, di ritorno da una spedizione militare condotta contro politeisti arabi, gli riferirono di aver ucciso un idolatra il quale, vistosi spacciato, aveva pronunciato la professione di fede islamica nella speranza di aver salva la vita. Ai musulmani è infatti vietato uccidere i propri fratelli nella fede. In quelle circostanze sembrava palese che l’idolatra avesse aderito all’islam solo per ragioni strumentali. Tuttavia la risposta dell’Inviato di Dio fu diversa da quanto immaginato dai suoi seguaci. Rivolgendosi ai propri compagni, il Profeta disse: «Il giorno della resurrezione dovrete rendere conto di quel “non c’è dio all’infuori di Allah” [culmine della professione di fede]». Essi cercarono di giustificarsi replicando che l’uomo aveva aderito alla fede solo per paura. Muhammad allora, assumendo un tono ironico, disse: «Di certo non avete trascurato di aprirgli il cuore per accertarvi se la paura fosse il  vero movente!».

La vicinanza di Dio è ciò che sottrae l’intimo umano al controllo dell’uomo. La misericordiosa onniscienza divina, salvaguardando la coscienza, confuta ogni inquisizione, religiosa o laica che sia. Questa fiducia rappresenta la denuncia di ogni forma di totalitarismo che nega la persona per affermare il potere. Tuttavia la prossimità di Dio misericorde e misericordioso non si limita a tutelare la coscienza della ingerenza umana, essa afferma pure la non onnipotenza del nostro cuore. L’intimismo non salva. Il bisbiglio udito da Adamo si prolunga lungo il corso di tutte le generazioni. Eppure, se c’è il Misericordioso, ciò non significa di per sé condanna. Non è  improprio  citare la prima lettera di Giovanni: «Da questo conosceremo che siamo nati dalla  verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1 Gv 3,19). Per Dio la conoscenza e la misericordia sono tutt’uno. Lui è più grande (akbar) non solo dei sussurri di Satana, ma anche dei rimproveri del nostro cuore. Ciò non dà via libera alla irresponsabilità. Si manifesta invece la convinzione che nessuno, tranne Dio, è assoluto; se non lo sono l’anima, il cuore, la coscienza tanto meno lo sono le istituzioni che vogliono guidare la coscienza, il cuore e l’anima.

«Maior est Deus corde nostro» sarebbe, specie nell’Italia di oggi, forse il più bello tra tutti i motti episcopali.

Piero Stefani

 

 

P.S. Allego un appello che molti dei lettori certamente già conoscono. Tuttavia forse vi è ancora qualcuno che si è chiesto come potervi aderire. Personalmente ho dato la mia adesione, aggiungendo questa precisazione: «il momento non consente troppi sottili distinguo. Faccio però notare la scarsa congruenza dell’analogia, avanzata nell’appello, tra la dicotomia preconcordataria fra credente e cittadino e la situazione attuale. Quest’ultima, infatti, è giustificata proprio dalla presenza del quadro concordatario, oltre che dalla volontà di attuare una discriminazione tra i cattolici impegnati in politica».

 

146 – I sussurri dell’anima (18.02.07)ultima modifica: 2007-02-17T12:25:00+01:00da piero-stefani
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