459 _ E se i Magi fossero stati non vedenti ? (05.01.2014)

Il pensiero della settimana, n. 459

 E se  i Magi fossero stati non vedenti?

   Per tutti l’Epifania è legata all’immagine della stella. I Magi la vedono in Oriente e si muovono verso Occidente (Mt 2,1-2). Essa li chiama ad uscire dalla loro terra. Molti secoli prima anche Abramo si era mosso da est a ovest; partì dalla Mesopotamia per andare verso la terra di Canaan (vale a dire quella che in seguito sarebbe stata denominata la terra d’Israele). A chiamarlo fuori fu però una voce: «Il Signore disse ad Abramo: “Vattene dalla tua terra”» (Gen 12,1). I Magi invece non udirono: videro. Si mossero, ma a differenza di Abramo «per un’altra via fecero ritorno al loro paese» (Mt 2,12)

   Il Deuteronomio è il libro biblico che pone in luce per eccellenza l’unicità del Signore e lo fa  nella prospettiva dell’ascolto, «Shema Israel» (Dt 6,4). Nel contempo esso attribuisce proprio alla visione del cielo la funzione di distinzione (o forse di discriminazione) tra il popolo ebraico e le genti. Il Signore è unico per tutti, ma non a tutti concede la stessa via: «Quando alzi gli occhi al cielo e vedi il sole, la  luna e le stelle e tutto l’esercito del cielo, tu non lasciarti indurre a prostrarti davanti a quelle realtà e a servirle; realtà che Dio ha dato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli. Voi invece il Signore vi ha presi, vi ha fatto uscire dal crogiuolo di ferro dell’Egitto, perché foste per lui come un popolo di sua proprietà, quali oggi siete» (Dt 4,19-20).

   Il cielo, il sole, la luna e le stelle sono un «dio minore» di cui i popoli sono figli. Qui non li si bolla come idolatri, si lascia piuttosto intuire che questa è la via adeguata per loro; ma si tratta di una strada secondaria. Matteo sembra prendere quella direzione rivolgendola a un punto preciso sulla terra. Non sono le vicende della terra a essere guidate da quelle del cielo. Al contrario, sono le stelle a subordinarsi alla storia d’Israele. Letta così – ed è interpretazione antica – l’Epifania  rappresenta l’antitesi perfetta all’astrologia. E se i cieli si curvano verso Betlemme come non potrebbero farlo i loro scrutatori?

    Dall’epoca patristica in poi tante volte si è ripetuto che quella stella rappresenta il segno dell’implicito orientamento (ma qui  bisognerebbe mutare il punto cardinale) delle genti verso Dio che ha rivelato la propria parola a Israele. Tuttavia, nel racconto evangelico, il cosmo parla in quanto non rimanda a se stesso e neppure a un Dio inteso come ultimo garante dell’armonia celeste e dell’ordine terrestre. Per Matteo il «libro della natura» è soltanto una traccia diretta verso un altro libro, quello della parola rivelata al popolo d’Israele.

    Secondo l’etimo, Epifania significa manifestazione dell’alto. Le stelle, per definizione, stanno sopra di noi; il senso ultimo del racconto matteano sta però nel dirci che la vera manifestazione non si trova nei cieli. Per scrutare l’astro i Magi hanno dovuto volgere gli occhi all’insù; tuttavia  la conclusione del loro percorso è legata a un movimento di segno opposto: «entrati in casa videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e l’adorarono» (Mt 2,11). Si parte dal cielo sconfinato e, dopo un lungo cammino, si giunge a una modesta casa. Si prendono le mosse da una grande stella e si termina il percorso prosternandosi di fronte a un bambino. Per concederci un neologismo, qui sembra di essere di fronte a una specie  di «batifania» (manifestazione dal basso), o meglio, l’oggetto vero della manifestazione non è l’alto né il basso: è il percorso che attesta l’andamento in base al quale l’alto si curva verso il basso.

   Ma se i Magi fossero stati non vedenti? La domanda non è peregrina quanto sembra. Essa, in realtà, è un modo un po’ lambiccato per porre un interrogativo cruciale per l’oggi della fede nel Dio unico. Per il cristianesimo le altre religioni sono sempre e comunque forme che raggiungono la loro pienezza solo quando danno ascolto al loro segreto anelito volto a Betlemme (o Gerusalemme)? Come conciliare particolare e universale, pluralismo di vie e pretese di assolutezza? Come riporre l’esistenza di un centro senza deprimere le periferie (che sono definibili come tali solo in relazione al centro)? Sono domande poste tante volte negli ultimi decenni e mai davvero risolte.  Nella Chiesa cattolica esse sono state ufficializzate a partire quanto meno dal Vaticano II. Sono temi presenti anche in più parti dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco; ma anche lì non vi sono, su questo fronte, parole davvero illuminanti. Per essere tali dovrebbero risultare all’altezza della sinestesia della loro forma e coniugare assieme ascoltare e vedere. Qualcuno comincia perciò  a pensare che sono le domande a essere sbagliate. Concordi nel ritenerle tali sono i due fronti opposti dei relativisti radicali e degli assolutisti radicali. La solennità dell’Epifania celebrata ai nostri giorni mostra invece la pertinenza della questione. La paradossale domanda relativa ai Magi non vedenti esclude che la risposta ci sia portata in dono dalla Befana.

Piero Stefani

 

459 _ E se i Magi fossero stati non vedenti ? (05.01.2014)ultima modifica: 2014-01-04T06:54:52+01:00da piero-stefani
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