331. Roma: urbanistica istituzionale

Pensiero della settimana, n. 331

 

Nella capitale d’Italia vi è una urbanistica istituzionale dotata di un alto significato simbolico e di un valore reale sempre più in via di ridimensionamento. Essa attiene al carattere costituzionale della nostra democrazia parlamentare. I suoi due poli di riferimento sono, da un lato, il raccordo tra piazza Montecitorio e piazza Colonna, dall’altro la piazza del Quirinale.

La sede della Camera dei deputati (qui  assunta come simbolo di entrambi i rami del Parlamento) e quella del governo sono in pratica contigue. Tuttavia a essere più elevato è Montecitorio; per raggiungere da esso palazzo Chigi, si deve, perciò, percorrere una breve discesa: il governo è soggetto al Parlamento. La sede di quest’ultimo – visibile a vasto raggio nella sua parte superiore – copre con la sua ombra il palazzo dove si svolge il consiglio dei ministri. Gli occhi ci dicono che l’Italia è una Repubblica parlamentare; di contro, la cronaca sposta l’attenzione in altre direzioni. È avvenuta un’inversione di fattori: il decretante palazzo Chigi prevale ormai su Montecitorio. In realtà, le cose stanno, però, in modo ancora differente; nella cronaca politica irrompe sempre più un altro nome non istituzionale. (e fino a qualche tempo fa, assai poco noto): palazzo Grazioli. Fisicamente siamo non lontani dalla sede del governo: l’asse portante resta quella di via del Corso; la distanza istituzionale tra i palazzi è invece incolmabile. In effetti, anche questa «Arcore romana»,  dotata di grande efficacia reale, non è priva, sia pure in modo del tutto occasionale, di un suo significato simbolico: la traversa su cui si affaccia si chiama via del Plebiscito.

Le riunioni decisive che  si svolgono nelle  stanze di palazzo Grazioli, tendono tutte, non a caso, a spostare l’assetto istituzionale italiano verso una deriva sedicente plebiscitaria. In effetti, la maggioranza governativa – attualmente ancora assai ridotta nonostante le recenti compravendite – dipende esclusivamente da una legge elettorale che attribuisce un inusitato premio di maggioranza alla coalizione vincente. Tenendo conto che nelle ultime elezioni politiche ha votato circa il 78% degli aventi diritto,  la maggioranza di governo esprimeva, anche all’inizio della legislatura, più o meno un terzo del corpo elettorale. A palazzo Grazioli, però, ci si comporta come se ci fosse stato davvero un plebiscito (di passaggio, a meno di non ragionare per via di antitesi, è, invece, ben difficile attribuire un senso simbolico alla sede del PdL, sita in via dell’Umiltà).

Poi c’è il colle. Esso è più alto, non già per dominare ma per garantire. Il palazzo Montecitorio è ben visibile dalla piazza del Quirinale ma, pur non essendo distante, esso non è neanche davvero prossimo. Spazialmente non c’è nulla di incombente, e neppure di protettivo. L’ombra del palazzo che fu sede di papi e re, prima che di presidenti,  non si estende né sul parlamento, né sul governo. Bisogna salire al colle per avere l’incarico governativo e occorre stare un po’ più in basso per esercitare  correttamente le proprie funzioni. Se si osserva dall’alto, lo si fa non per coartare la libertà, ma per sorvegliare sul rispetto delle regole.

Piazza del Quirinale non è costituita solo dal palazzo caratterizzato dalla torretta imbandierata; dal lato meno prospiciente e più riservato del grande slargo sorge, infatti, un altro edificio, certo non modesto ma sicuramente meno imponente: è la sede della Consulta. Si tratta di una realtà ignota a papi e re, ma peculiare alla nostra Repubblica. Sul colle ci sono due garanzie istituzionali, quella del capo dello Stato che rappresenta l’unità della nazione e quella della Corte che tutela la conformità della legislazione con i principi  costituzionali.

Proposta simbolica: il 2 giugno, festa della Repubblica, è celebrato con un ricevimento nei giardini del Quirinale (oltre che con una parata militare in via dei Fori imperiale di cui, per molte ragioni, si farebbe volentieri a meno); sarebbe opportuno che nel 2011, dagli alberi e dalle aiuole, ci si spostasse in piazza; in tal modo un cordone di cittadini collegherebbe, non solo dal punto di vista fisico, la Presidenza della Repubblica con il palazzo della Consulta. Chiara diventerebbe allora la volontà di difendere la Costituzione e l’indipendenza dei poteri da quanto si sta progettando, in basso, in via del Plebiscito.

Piero Stefani

 

 

331. Roma: urbanistica istituzionaleultima modifica: 2011-03-12T06:02:00+01:00da piero-stefani
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