332. Concisione

Il pensiero della settimana, n. 332

Concisione, righe spoglie incise sulla pagina. Ogni altra espansione significherebbe una perdita. La carta bianca sta alla scrittura come il silenzio alla voce: ne delimita il senso.

L’Italia ha 150 anni e li dimostra.

Tra le imbandierata moltitudine di celebrazioni per il centocinquantesimo dell’unità d’Italia un posto d’onore resterà assegnato alla performance di Benigni a Sanremo. Il luogo era, per antonomasia, il più nazional-popolare: un evento annuo che nessuno può mettere in discussione, un baluardo che la RAI è riuscita a difendere nel passaggio tra la prima e la seconda Repubblica.

La linea è stata data là: la polemica antileghista ha provocato una scossa psicologica a una sinistra che si scopre patriottica, mazziniana, garibaldina e cavouriana, se non  proprio savoiarda. Il problema tenuto alto da socialisti, e in parte da cattolici, nei primi decenni di vita unitaria, quello sociale, è avvolto e archiviato nell’inno di Mameli.

Senso civico. Oggi le cose stanno pressappoco così: «vox clamans in urbe», ma è come se si fosse nel deserto.

L’argomento di chi non ha argomenti: inutile discutere, tanto ognuno resta nelle sue idee.

È intrinseco al pessimista, specie se è attivo, giudicare l’ottimista una persona dotata di scarsa intelligenza. La tentazione tipica del pessimista è la sottile superbia intellettuale. Ciò, quanto meno, lo vaccina contro l’invidia.

L’etica non è altro che vivere in conformità con la condizione umana che ci accomuna; mentre il sopruso consiste nel vivere soggettivamente in difformità a quanto oggettivamente ci eguaglia.

Ci sono stati vissuti religiosi un tempo così grandi che persino la loro stinta, per non dire stravolta, ombra lascia trasparire qualcosa di Dio. Uno spettacolo di dervisci rotanti lo prova, non meno di una visita all’eremo delle Carceri.

«Padre nostro che sei nei cieli». Dio può essere immaginato diversamente dall’essere «maschio» fino a quando è collocato nei cieli? «Madre terra».

L’ anti-Shema‘; «Ascolta, Israele». Ci si interroga tanto sul silenzio di Dio, ma prima di ciò sarebbe conveniente sollevare il problema della sua sordità.

Un detto: «non c’è vita vera nella falsa», ma quale altra vita abbiamo se non la falsa? Ammetterlo è già una verità che può aprirsi persino alla speranza.

Se si volesse  trascrivere in termini  oggi comprensibili l’antica affermazione di fede nella resurrezione della carne, forse si potrebbe sostenere che essa prospetta la salvezza del proprio vissuto e delle relazioni che lo costituiscono.

Piero Stefani

332. Concisioneultima modifica: 2011-03-19T06:00:00+01:00da piero-stefani
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