Il pensiero della settimana n. 205
In memoria di Francesco Cassai (1945-2008)
Portavi il nome di chi fu ucciso
perché ci fosse ridata libertà.
I tuoi giorni, però, mostrarono schiavitù
non imputabili ai tiranni.
Dal tuo pseudonimo era caduta la “g”,
troppo arduo dire: Wolfgang.
Mozart non ti donò tutto il suo nome,
ti regalò ore di ascolto fra uno sciorinare di K.
La tua lingua era pesante,
impacciata come quella di Mosè.
Non sappiamo se Dio ti parlò dal roveto,
promettendo, tra le fiamme, di esserti vicino.
I grovigli della tua parola e del tuo cuore
sono diventati, sul cartoncino, gomitoli di colore.
Là nulla vi era di tagliente e spigoloso.
Volute e spirali erano la tua firma.
Il trascorrere implacabile degli anni
lasciò sul tuo fisico tracce evidenti;
ma la tua memoria si librava altrove:
eventi vecchi di decenni erano di ieri,
fatti di poche ore si dissolvevano in nebbie remote.
La tua figura riempiva di sé strade e piazze.
Voce e vestiti ti preclusero l’anonimato.
Costringevi ognuno a confrontarsi con la tua presenza
e a riflettere su se stesso.
Per brevi attimi hai indotto tanti
a interrogarsi sulla condizione umana.
È stato un dono pubblico legato al tuo semplice passare.
Per esso hai pagato un prezzo
che sarebbe stato per noi troppo alto.
Altro coglieva chi aveva accesso a più intime profondità.
Tuttavia neppure gli amici hanno visto
il fondo del tuo animo
e il mistero in esso racchiuso.
La tua vita è stata giudizio esigente
sulla pochezza del nostro condividere
e, nel ricordo ormai lontano, occasione
per comprendere che significa
amare il frutto delle proprie viscere.
Tragico fu, sulla terra, il sigillo di quell’amore,
lontana e inattesa è ora la tua fine.
Da tempo voce e vestiti si erano allontanati da noi,
o piuttosto noi da essi.
Guardando in su, verso le persiane chiuse,
ci chiedevamo: “dov’è?”, “come sta?”.
Le stesse domande sorgono oggi,
quando, prima di noi, hai compiuto
il più lungo tra tutti i viaggi.
Atto di fede è credere
che tu sia nella musica e nei colori di Dio.
Atto di fede è sperare che, alla fine,
sarai là ad abbracciarci
con lingua leggera e animo sciolto.
Piero Stefani