120 – Il dono vegetale (09.07.06)

Il pensiero della settimana, n. 120

 

Le piante soffrono. Lo si vede. Si curvano, rinsecchiscono bruciate dal sole, marciscono impregnate dall’acqua, si spezzano con il vento, stentano per aridità del suolo.  Le piante sono rigogliose, prosperano ricche di linfa vitale, si caricano di fiori e frutti. A volte sono imponenti e maestose.  Le piante si spogliano di foglie, sono nude e raggelate; ma quel legno che sembra la negazione di ogni capacità di vita contiene nelle sue viscere gemme che esploderanno in primavera. Dalla morte nasce la vita. Per la simbologia cristiana la croce non può essere che un albero. Le piante donano ristoro con l’ombra e gratificano la vista. Sono polmoni per l’aria degli altri e cibo per uomini e animali. Hanno molte doti; a loro sono però negate voce e mobilità, perciò sono senza difese rispetto allo sfruttamento. Intere foreste sono mangiate senza che gli alberi riescano a coalizzarsi contro gli invasori. Anche quando le viscere dei vegetali contengono veleni, le piante non sono aggressive: non attaccano nessuno.

Allorché la scure si avvicina non emettono grida. Quando la sega avanza non fuggono, né tentano di nascondersi. Non oppongono mai resistenza. Sono un dono continuo che non richiede mai contropartite. Anche se divengono una minaccia, le erbacce, la loro aggressività resta mite e facile da estirpare. Il più delle volte sono però deboli ed esposte a molte insidie. Molti si prendono cura delle piante. Le si concima, le si annaffia, le si pota, le si cosparge di veleni ritenuti benefici. Pochissimi, o forse nessuno cura le piante per amore di loro stesse. Lo si fa per i vantaggi che danno; si tratti di cibo, di legno, di bellezza, di soddisfazione dell’orgoglio personale («quanto sono belle le tue piante», «hai proprio il pollice verde!»). I vegetali sono inermi e incapaci di difesa. A volte sono tenacissime, a volte fragili e bisognose di essere curate. Sempre sono silenti.

Nei canti del «servo del Signore» la vittima benefica è paragonata a un agnello muto di fronte ai suoi tosatori (Is 53,7). Sulla tavola  eucaristica vi è però  un mutismo più profondo: pane e vino sono di origine vegetale. La spiga è tagliata e il chicco è macinato, il grappolo è amputato e l’acino è stritolato senza che si emettano lamenti. Impastato e cotto, il pane è mangiato senza che  si odano proteste. Il vino è bevuto  senza che  tenti di ribellarsi. Il mondo vegetale è l’area in cui si dispiega il massimo sfruttamento e il dono più continuo. Sarebbe bene ricordarselo di fronte alla verità cristiana che lega la presenza eucaristica di Gesù Cristo al mondo vegetale. Il fatto che si tratti di una realtà incruenta non significa affatto che la simbologia del dono sia meno intensa.

Piero Stefani

 

120 – Il dono vegetale (09.07.06)ultima modifica: 2006-07-08T14:40:00+02:00da piero-stefani
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