113 – All’alta nostalgia qui mancò possa (21.05.06)

Il pensiero della settimana, n. 113

 

A volte i piccoli testi sono grandi. In questo novero rientra, a buon diritto, un libretto di Max Horkheimer, La nostalgia del totalmente Altro (1970). Le pagine, nate da un’intervista, racchiudono passi memorabili La Sehnsucht manifestata dal filosofo francofortese verso la fine della sua vita non riguardava la  possibilità (tanto invocata ai nostri dì) di agire veluti si Deus daretur. Non si trattava cioè  di fondare i valori comuni su un’ipotetica esistenza di Dio. Quanto era proprio di quella nostalgia era di liberarsi da ogni illusoria maschera  propensa a coprire la finitezza umana e di essere consapevoli che, per definizione, nella finitezza non tutti i conti tornano. La nostalgia è una speranza che trova la propria base di appoggio esclusivamente nell’anelito dell’animo umano. Non attende una realtà che viene a noi, essa vuole soltanto trovare un ipotetico punto archimedeo per poter giudicare questo mondo. La Sehnsucht  di Horkheimer è un messianismo critico. È la volontà di non rassegnarsi al fatto che l’assassino possa averla vinta per sempre sulla propria vittima innocente. È il convincimento che nasce quando non si crede più che la storia, nel suo progredire, possa dar ragione di tutto quanto è stato. È comprendere che la vera risposta al male del mondo potrebbe essere data solo dalla resurrezione dei morti, la quale, peraltro, non avverrà mai.

«Aspetto la resurrezione dei morti» afferma il Credo. La persona di fede  attende una realtà finora sempre negata dall’esperienza. Gli occhi dei viventi fino a oggi hanno sempre visto l’altrui morire e mai l’altrui risorgere. Solo questo esito ultimo potrebbe rispondere in qualche modo al male del mondo. Nei suoi confronti non c’è azione che lo possa surrogare. Vi è solo l’attesa che  Qualcuno, dal di fuori, si pieghi misericordioso verso la polvere. Rispetto a questa ulteriorità il credente può invitare il laico a pensare veluti si Deus daretur. Questa prospettiva non comporta stringere nella fede un animo che ragionevolmente non può credere a quanto è inverosimile. Si tratta piuttosto di un invito a capire che, pur essendo inoppugnabile che nel relativo vi sono cose impossibili da conseguire, resta ugualmente vero che il più nobile pensiero accolto nell’animo umano sta nel giudicare la nostra fame e la nostra sete di giustizia più grandi del finito. Scrisse Horkheimer nello Schopenhauer-Jarbuch del  1961: «Ogni essere finito – e l’umanità è finita – che si pavoneggia come il valore ultimo, supremo e unico, diventa un idolo che ha sete di sacrifici di sangue e inoltre ha il potere demoniaco di assumere un’altra identità, e, così, un altro senso». La confutazione del preteso valore ultimo della finitezza è la nostalgia della trascendenza e della grazia.

Oggi esponenti autorevoli del mondo cattolico sono dominati dalla nostalgia del regime di cristianità. Si guarda perciò con struggimento all’epoca in cui i principi erano saldi e lo spettro del relativismo inesistente. Tutto il gioco ruota attorno alla distanza. Quella Sehnsucht è un’invenzione che consente ai laici devoti (o clericali) di condividere quanto li risospingerebbe in maniera frontale se la cristianità esistesse davvero. Altrettanto vale se la società fosse davvero monolitica: per loro il relativismo è il necessario presupposto per poter parlare male di esso. Nel regime di cristianità nessun laico sarebbe pio e nessuno di loro potrebbe aver diritto di parola.

Sul terreno dell’azione non è affatto necessario spiegare le ali della nostalgia.  La morale laica esiste per davvero e non ha bisogno di nessun puntello. Se è  etica, essa sa di essere finita. Quanto non può esistere è una fede laica nella resurrezione dei morti. Horkheimer (al pari di altri francofortesi) lo sapeva, per questo ne aveva nostalgia. Sentimento, quest’ultimo, riservato, per definizione, alle realtà irraggiungibili  e non a quelle che siamo in grado di conseguire con un agire all’altezza della nostra condizione umana.

Piero Stefani

 

113 – All’alta nostalgia qui mancò possa (21.05.06)ultima modifica: 2006-05-20T15:15:00+02:00da piero-stefani
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