53 – A proposito del 10 febbraio (13.02.05)

Il pensiero della settimana n. 53.

 

Si parlava di manipolazione di viventi attuata ancor prima della nascita. È storia recentissima, antica è invece la vicenda  di manipolare i morti, di servirsene. Qui non si tocca solo il biologico, si inquina quanto vi è di più propriamente umano: la cultura e la memoria. Nessuna difesa della vita e del suo valore è degna di questo nome se non si accompagna alla fedele custodia del ricordo di chi ci ha preceduto. Il fatto di considerarle, troppo spesso, realtà disgiunte attesta di per sé l’esistenza di un tessuto culturale e spirituale lacerato.

Di strumentalizzazione di morti ha parlato qualche tempo fa Claudio Magris in un vigoroso, sdegnato articolo  intitolato Le foibe silenzio e chiasso (Corriere della Sera 1 febbraio 2005). La sua tesi è semplice da dirsi: fino a pochi anni fa parlare di foibe non era funzionale  alla politica e quindi se ne taceva, «oggi quei morti servono e dunque se ne parla». In questo contesto  che  «la destra […] usi le foibe per difendere il proprio potere è una bestemmia […] Usare i morti come un manganello è sacrilego e blasfemo nei loro confronti; i morti vanno tenuti sempre presenti nel nostro ricordo, accanto a noi, non dissepolti per manipolarli».

Sono parole da scrivere e da condividere, ma non bastano. Da un punto di vista civile (nell’ambito religioso il discorso è anche altro) quel che conta non è solo il ricordo dei defunti, ma la capacità di costruire un  ponte  non strumentale tra morti e vivi. Ciò può avvenire solo se ci si tiene distanti da entrambi i contrapposti (eppure alla fin fine simili) estremi di esaltare i «nostri morti» come forma di contrapposizione ad altri e di indulgere nell’affermazione che i «morti sono tutti uguali». Quest’ultima è frase  subdola a causa di un pensiero sottinteso: quanto sta davvero a cuore a chi la propone  è far passare l’idea che pure gli uccisori sono ormai da considerarsi tutti uguali. Il suo scopo autentico è di stendere una universale coperta di oblio giustificazionista sul passato. Soltanto se si formula un giudizio fermo e pensoso su quanto è stato si è nelle condizioni di avviare un processo di riconciliazione effettiva tra coloro  che vivono oggi.

Il fatto che si parli molto di foibe e assai meno dell’esodo globale della  popolazione italiana dall’Istria, dalla Dalmazia e da Fiume è ulteriore indice di un voluto e colpevole strabismo. Agli esuli, ai loro figli e nipoti è affidato in modo particolare il compito prezioso e difficile di essere la punta di diamante di un processo che, non dimenticando i morti e non  rinunciando a un giudizio sul passato, tenda a demolire all’interno delle coscienze frontiere già cadute (o in procinto di esserlo) sul piano territoriale. La volontà di onorare effettivamente i morti delle foibe passa per questa via.

Negli ultimi giorni si è parlato poco di Unione Europea. Il fatto che non sia stata messa in primo piano la realtà che Italia e Slovenia fanno ormai entrambe parte della stessa Europa e che, a quanto sembra, nessun politico abbia «utopisticamente» pensato che la giornata del 10 febbraio risulterebbe molto diversa se fosse celebrata congiuntamente dai due paesi è segno di quanto lungo sia ancora il cammino da compiere e di quanto epidermica sia la recezione dell’evento nelle nostre coscienze. Proprio in questa direzione  si muoveva mesi fa un articolo di Paolo Barbi (per molti anni presidente dell’Associazione nazionale dei giuliano-dalmati). Il suo pezzo si concludeva richiamando l’appello congiunto del vescovo di Trieste (Eugenio Ravegnani, italiano d’Istria) e di quelli di Capodistria e Pola (sloveni e croati d’Istria) affinché, non dimenticando il passato, si possa instaurare una convivenza pacifica, serena, rispettosa e reale tra popolazioni parti della stessa Europa (cfr. Il Regno-attualità, 12,2004, p.381). Come in molti altri casi, anche in questo i compiti più ardui sono i più indispensabili.

Piero Stefani

 

53 – A proposito del 10 febbraio (13.02.05)ultima modifica: 2005-02-12T11:21:00+01:00da piero-stefani
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