47 – Etsi Deus non daretur (02.01.05)

Il pensiero della settimana n. 47

 

In questi giorni tornano in mente passi biblici: l’inizio della Genesi in cui l’ordine implica il separare le acque dalla terra perché la loro confusione è caos (cfr. Gen 1,9) e ancor più altri, catastrofici, che in un presente di apparente normalità prospettano la remota memoria del diluvio. Tutto è tranquillo, ma poi, all’improvviso, tutto muta. Qualcuno scampa, altri no, senza che sia dato cogliere ragione alcuna di questo opposto destino. «Come fu ai giorni di Noè, così sarà alla venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa l’altra lasciata» (Mt 24,37-41).

In realtà, è lo stesso tentativo di trovare nella Parola qualcosa che dica e interpreti gli eventi a sembrare oggi un palliativo o poco più. Le religioni hanno tentato di mettere ordine ai tempi e agli spazi; ma nel mondo quasi tutto avviene etsi Deus non daretur, come se Dio non fosse. Espressione profonda e compatibile con la fede più dell’altra approvata dai custodi dell’ortodossia: si Deus daretur. «Se l’illuminismo era alla ricerca di fondamenti della morale validi “etsi Deus non daretur”, oggi noi dobbiamo invitare i nostri amici agnostici ad aprirsi a una morale “si Deus daretur”» (Josef Ratzinger, L’Occidente, l’islam e i fondamenti della pace, in Vita e pensiero, 4,2004, p,.28). Lo si sappia o no quest’ultima è frase in fin dei conti ateistica; Dio qui diviene semplice presupposto per fondare valori e dare ordine. In virtù di quel «si» Dio è collocato nell’ambito delle ipotesi realizzabili anche solo nell’ambito del pensiero. Per soddisfare le condizioni richieste dal «si Deus daretur» basta l’idea di Dio e non c’è affatto bisogno del suo esserci. Come ha mostrato Kant per fondare un’etica è sufficiente che Dio sia un postulato e per pensare non occorre altro che la  noumenica idea-Dio. Non così per credere.

La fede partendo dalla certezza che Deus est è, a volte, chiamata a vivere e a pensare etsi Deus non daretur. Non si tratta soltanto del problema del male o della teodicea. Vi è una questione forse ancor più cogente: l’assoluta e necessaria profanità delle risposte richieste dagli eventi estremi. Le religioni si confrontano con la morte perciò, sia pure in modi molto diversi, tutte circondano di riti il congedo dalla vita e tutte onorano i cadaveri. Li seppelliscono o li bruciano, ma nell’uno e nell’altro caso non lo fanno per igiene o per smaltire rifiuti. Di fronte alle catastrofi, siano esse provocate scientemente dagli uomini o avvengano indipendentemente dalla loro volontà, bisogna invece intervenire proprio in base a questa logica utilitaristica. Per evitare che mors tua sia anche mors mea, i morti sono destinati ai forni crematori o alle ruspe: etsi Deus non daretur. Nessuna attenuazione è consentita alla profanità. In questi casi la  fede deve essere custodita sotto le ceneri della non risposta.

Piero Stefani

 

47 – Etsi Deus non daretur (02.01.05)ultima modifica: 2005-01-02T11:51:00+01:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo