46 – Nato da donna, nato sotto la legge (26.12.04)

Il pensiero della settimana n. 46

 

Quando giunse la pienezza dei tempi – dice la lettera ai Galati – Dio mandò il Figlio suo nato da donna, nato sotto la legge affinché ricevessimo l’adozione a figli (Gal 4,3). Questo passo va letto innanzitutto alla luce della folgorante interpretazione propostane da Martin Lutero: non è stata la pienezza del tempo a far inviare nel mondo il Figlio, è stata la missio Filii a costituire la plenitudo temporis. Si tratta  non di una temporalità che si gonfia, ma di un evento che fa germinare la pienezza a prescindere da vincolanti scadenze cronologiche.

Quel che fu proprio della prima venuta vale anche per la seconda. Molta retorica viene esercitata a proposito di una speranza messianica che accomunerebbe ebrei e cristiani, in quanto gli uni aspettano una venuta e gli altri un ritorno. Invero le cose sono molto più complesse e lacerate di quanto risulti da questa via concordista. Su un punto però si può trovare  una reale affinità: la scelta di intendere come se fossero riferite a un futuro avvento le parole di Abacuc che dicono di una realtà attesa anche se tarda perché certo essa verrà senza indugio (Ab 2,3). Nell’ebraismo l’interpretazione messianica di queste frasi profetiche è, per così dire, quasi canonica. D’altra parte esse, fino a epoca recente, venivano quotidianamente ripetute nella novena del Natale, pratica liturgica in cui erano riproposti con tanta forza fremiti di attesa da rendere quasi impossibile ritenerli solo un modo per rivivere il passato. La pienezza del tempo dipende sempre da una venuta e non viceversa. Per questo quanto sopraggiunge è sempre attuale. Il che, a parti rovesciate, significa che il nostro tempo  è sempre non pieno se manca una presenza.

Nato da donna. Gesù condivide con tutti noi l’essere una creatura umana. Luca, nella sua genealogia ascendente, parte da Gesù e risale, di generazione in generazione, fino ad Adamo «figlio di Dio» (Lc  4,23-38). Di certo a Luca premeva mettere in luce un principio e una fine accomunati da uno stesso statuto («figlio di Dio»); ciò non toglie però che questa catena di nomi dica anche più semplicemente quanto ci accomuna tutti: il nostro essere figli di Adamo.

Nato sotto la legge. Il riferimento è alla Torà del Sinai. Perciò qui, in senso più lato, si può cogliere un’allusione all’appartenenza di Gesù al popolo ebraico. Gesù, che come tutte le creature umane è nato da donna, condivide con gli ebrei, e solo con loro, l’essere nato sotto la legge. Nessun gentile è in grado di affermarlo. Gesù è uomo ebreo.

Fin dall’origine questa duplicità si è presentata drammaticamente tesa. C’è chi coglie in Gesù l’umanità che tutti ci accomuna. Costoro sono portati a ribadire la grandezza e l’universalità del suo messaggio colto soprattutto in chiave etica. Altri sottolineano invece in lui l’adempimento delle promesse fatte a Israele e perciò ritengono che la diversità tra ebrei e gentili sia una componente teologica tuttora rilevante. Per loro l’etica universale non rappresenta il cuore dell’evangelo. Appare fuori discussione che Paolo propendesse per quest’ultima alternativa. Non a caso nel suo pensiero l’uguaglianza la si ritrova alla fine di un percorso che parte dalle differenze (è questo l’asse portante dell’intera lettera ai Romani). 

Questa via appare più complessa dell’altra, eppure essa può insegnare molto anche fuori dall’adesione alla fede. La capacità di coniugare (salvando le distinzioni e non creando contrapposizioni) differenza e uguaglianza è compito che ai nostri giorni riguarda il vivere comune. Solo il pensare a matrici profonde consente di affrontarlo in maniera  non banale. In caso contrario, anche su questioni ben più serie, ci si invischia nelle diatribe emerse nei recenti dibattiti sul presepe. In effetti, bisogna tener ferme entrambe le proposizioni: non ogni diversità è offensiva, né l’uguaglianza tra individui e gruppi è tutelabile solo in uno spazio laicamente neutrale e omogeneamente accomunante. Paolo non ci fornisce soluzioni per il nostro convivere civile, eppure, se trascritta in altri termini, pensare a un’uguaglianza ritrovata a partire dalle differenze non è esercizio di poco momento e può essere anche un buon modo per trascorrere questo Natale.

Piero Stefani

46 – Nato da donna, nato sotto la legge (26.12.04)ultima modifica: 2004-12-25T09:45:00+01:00da piero-stefani
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