44 – Giovanna e Bernardetta (12.12.04)

Il pensiero della settimana n. 44

 

Se si dovessero indicare le due fanciulle francesi che hanno più influito sulla vita della loro nazione la  risposta sarebbe semplice: Giovanna d’Arco e Bernardetta Soubirous. La difficoltà sta tutta nell’individuare l’accostamento, nel valutare le rispettive storie e nel discernere i loro influssi. Le differenze sono abissali, ma anche le somiglianze hanno un gran peso. Se non ci fosse lo sfondo remoto della convinzione biblica che Dio si serve dei piccoli, degli umili e dei poveri per compiere le proprie opere (come è attestato dal cantico di altre due donne, Anna madre di Samuele, 1Sam 2,1-10 e Maria di Nazaret, Lc 1,46-55) entrambi i fenomeni non avrebbero mai avuto luogo. Tuttavia essi sono determinati anche da contesti storici che indicano fasi opposte della «storia della pietà». La difficoltà del nostro discernimento è perciò imputabile alla colpevole marginalizzazione (attuata sia dalla Chiesa sia dalla cultura laica) di una riflessione sulla posizione assunta dalla devozione nel corso della bimillenaria storia cristiana.

Una persona contemporanea rimane sconcertata di fronte alla vicenda di una ragazza che, in riferimento a quando aveva tredici anni (lei che fu bruciata a diciannove), dichiarò: «Arrivò questa voce, verso l’ora di mezzodì, un giorno d’estate, nell’orto di mio padre. La vigilia avevo digiunato. Ho udito la voce a destra, dalla parte della chiesa. Raramente la udivo senza vedere un chiarore. Questo chiarore sta dalla parte in cui la voce si fa sentire. La prima volta che udii la voce votai la mia verginità, finché a Dio fosse piaciuto. Questa voce mi ha detto: “Giovanna, bisogna che tu vada in Francia, e tu faccia levare l’assedio di Orléans”». Le perplessità poi si accrescono quando si apprende che  le fu dato credito cosicché lei stessa, postasi a capo di eserciti, liberò non solo Orléans, ma anche Auxerre, Troyes, Châlons e Reims nella cui cattedrale fu consacrato re Carlo VII. Senza la tradizione delle crociate dei bambini e dei pastorelli, senza storie bibliche come quella di Samuele chiamato da fanciullo (1Sam 3,1-18) per annunciare un inappellabile giudizio storico-politico contro l’empia casata del sacerdote Eli, Giovanna non avrebbe avuto alcun ascolto.

Una persona del XV secolo, a  sua volta, sarebbe stata sconcertata davanti a una fanciulla che dichiara di aver visto in una grotta Maria che, senza aver in braccio il figlio, si presenta dicendo: «Io sono l’Immacolata concezione», riferendosi in tal modo a un astruso dogma proclamato tale solo da quattro anni (1854). Discusso nel corso di molti secoli, non accolto dalle altre tradizioni cristiane, praticamente ignoto alla maggior parte di coloro che stanno a casa dal lavoro ogni 8 dicembre, il dogma che proclama Maria priva di peccato originale «in vista dei meriti di Gesù Cristo» e vincitrice dell’«antico serpente» implica ardue dissertazioni teologiche sulla prescienza divina, certamente ignote a colei che l’ha vista a Lourdes.  Nel  secolo XIX, quando la religione è ormai emarginata dalla politica,  Dio non parla più; a farlo è la Madonna posta sempre più al centro, in se stessa, della «storia della pietà». Lourdes ha contribuito in maniera determinante a far sì che il dogma diventasse devozione. Da allora le statue di gesso di Maria, senza figlio, in lungo abito bianco, con serpente e luna sotto i piedi sono presenti in quasi tutte le chiese cattoliche e non mancano neppure ricostruzioni di  grotte e grottarelle. Da quasi un secolo e mezzo molti milioni di persone hanno affidato le loro preghiere a quella statua e moltitudini immense si sono recate in pellegrinaggio a una località che, a metà Ottocento, era solo uno sperduto villaggio pirenaico.

In che cosa la storia di Giovanna è più incredibile di quella di Bernardetta?  Eppure entrambe restano monche  se avulse da un’intelligenza della fede e da una «storia della pietà» che nessuna apparizione potrà mai sostituire.

Infine il fatto che la figura di Giovanna d’Arco (canonizzata solo nel 1920) sia stata piegata, a differenza di quella di Bernardetta, a fini nazionalistici (o addirittura sciovinistici) è imputabile a molti fattori (alcuni facilmente individuabili); tra essi merita comunque di venir ricordata la sovranazionale presenza del dolore nell’esistenza umana: alla grotta di Lourdes non ci sono amici e nemici, ma corpi piagati e animi che vanno in cerca di conforto e consolazione.

Piero Stefani

 

44 – Giovanna e Bernardetta (12.12.04)ultima modifica: 2004-12-11T09:55:00+01:00da piero-stefani
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