42 – La trasmissione della fede (28.11.04)

Il pensiero della settimana n. 42 

Leggo sul quotidiano La Repubblica del 24 novembre u.s. una  lettera che inizia in questo modo: «Sono un giovane di 22 anni solo da qualche anno ho ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica. Sono cresciuto in una famiglia agnostica e anticlericale; questo è stato di stimolo per me per approfondire la conoscenza del Cristianesimo e della Chiesa cattolica». Interessa meno proseguire a riferire contenuti della lettera che avanzano alcuni rilievi rispetto a una presa di posizione emersa nel recente congresso dell’associazione degli ateistici e agnostici. Tutta la forza evocatrice del breve scritto sta nel suo incipit, in quell’espressione «questo è stato per me di stimolo» che dovrebbe essere posta in bella evidenza sulla scrivania di tutti i pedagogisti e catecheti. L’assoluta naturalezza con  cui si presenta il capovolgimento da parte dei figli della mappa dei valori incarnata dai genitori è di per sé spia attendibile della pratica impossibilità di garantire una continuità tra gli ideali delle varie generazioni. L’educazione, per essere efficace, dovrebbe ormai immergersi fino al midollo nella riflessione sull’eterogenesi dei fini: per far andare i figli a destra bisogna dir loro che è bene andare a sinistra e viceversa.

La continuità della trasmissione dei valori nelle istituzioni plurigenerazionali, in primis famiglia e scuola, è oggi in grande sofferenza proprio a causa di questa discontinuità in cui i modelli funzionano per lo più solo sub contraria specie. Eppure in questo rovesciamento (per gli adulti spesso doloroso) c’è anche qualcosa di nobile. Si tratta di quell’area incerta e preziosa che può essere espressa con parole come libertà e individualità. Per parlare in grande ci si potrebbe rivolgere all’inizio del capitolo quinto della Genesi. Esso, posto dopo la storia del peccato della coppia primigenia, rievoca l’originaria prospettiva di un uomo creato a immagine e somiglianza di Dio in quanto maschio e femmina. Il brano prosegue poi dicendo che Adamo a centotrent’anni generò Set a sua immagine. La conclusione che si può ricavare da  ciò è la seguente: l’immagine e  la somiglianza di Dio è nel maschio e nella femmina perché essi, nella loro unione, possono generare qualcuno che, essendo a loro immagine, è, per proprietà transitiva, anche a immagine di Dio. Nell’orizzonte biblico non è errato affermare che questa icona divina si estrinseca nella libertà. È fondamentale tener conto che, nella redazione finale della Genesi, l’affermazione è ripetuta dopo la cacciata dall’Eden. Essere a immagine di Dio non significa riprodurre  in modo pedissequo un modello; al contrario vuol dire essere posti nelle condizioni di assumere il rischio di diventare a propria volta creatori tanto di se stessi (si è figli delle proprie scelte) quanto del figlio che viene chiamato all’esistenza e a cui bisogna concedere di essere, in proprio, titolare del rischio della libertà.

Vi è un ulteriore punto in cui la nostra lettera rivela una implicita radice cristiana. Si può affermare che nella discontinuità tra le generazioni  rispecchi in modo oscuro la convinzione che è proprio lo stesso annuncio evangelico a non consentire di parlare di una integrale trasmissione della fede. L’affermazione di John Locke  stando alla quale è assurdo ritenere che ognuno erediti la fede dei propri genitori così come fa con il patrimonio ha in sé qualcosa di profondamente evangelico. A essere trasmissibile è la buona notizia della fede non l’adesione a essa. Il dato teologico secondo cui nessuno nasce cristiano perché, come ben sa il nostro ventiduenne, si diventa tali solo con l’accettazione del battesimo, ha in sé un aspetto irrinunciabile che resta immutato anche quando si condivide la prassi (attualmente sempre meno universalmente seguita) di battezzare i bambini. Con l’atto di generare un  figlio fatto a propria immagine il genitore trasmette non la fede, bensì una realtà non meno grande: la possibilità di accettarla o rifiutarla.

Piero Stefani

42 – La trasmissione della fede (28.11.04)ultima modifica: 2004-11-27T10:05:00+01:00da piero-stefani
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