38 – Vecchia e nuova scuola (24.10.04)

Il pensiero della settimana n. 38

 

La scuola di oggi ha molti difetti, il primo tra essi sta forse nel disordine intellettuale, vale a dire nella vocazione a fornire poche nozioni e a sollecitare molte  interpretazioni senza che né le une né le altre godano di inquadramenti adeguati. Su uno oscuro mare di ignoranza navigano quindi leggere barchette di sapere raramente   destinate a  incontrarsi e, ancor meno, predisposte a formare piccole flottiglie. È ovvio che la moltiplicazione degli inviti alla multi-pluri-inter-intra-disciplinarietà non fa che aggravare la situazione. In questi casi il più delle volte a incrociarsi sono infatti semplici relitti o al più malandate scialuppe di salvataggio (di ciò si rende ben conto chi ha avuto la ventura di ascoltare qualche percorso individuale presentato dai candidati agli esami di stato).

Naturalmente anche la scuola di un tempo apriva il fianco a molte critiche, sia pure di segno opposto alle precedenti. Essa dava solo gli inquadramenti dentro i quali le nozioni si disponevano come reperti nelle bacheche. Questa operazione era, per di più, compiuta come se quello fosse il sapere e non già una forma rigida e preconfezionata di istruzione. Alla fin fine nella scuola a essere esercitata ed educata era assai più la volontà che l’intelligenza. Tuttavia, siccome per trascorrere passabilmente l’esistenza quella vale più di questa, la scuola poteva apparire ai più giustamente formativa. Negli anni successivi, dell’aspetto culturale che non riguardava direttamente la propria professione rimaneva di solito solo una serie di nomi e, nei casi migliori, qualche rifrequentazione. 

Le modalità peculiari di quella scuola da tempo sono state ereditate o dal privato esercizio delle parole crociate o dal pubblico e massmediatico mondo dei quiz. I tempi anche in questi casi però mutano. Negli anni cinquanta il mito di Lascia o raddoppia era sostenuto dal corale ridestarsi nelle menti degli spettatori  dell’esperienza di interrogazioni o di esami sostenuti in base un modello fatidicamente uguale dalle elementari alla università. Il vincitore, allora, era paragonabile al primo della classe. La reazione attuale ai quiz televisivi è invece largamente diversa. Essa consiste soprattutto in una specie di stupore che un coacervo di nozioni della più varia natura, alcune delle quali persino attinenti ai programmi scolastici, possa portare ragguardevoli quantità di denaro nelle tasche di qualcuno. Una verifica empirica  di questo atteggiamento si ha quando qualche studente porge al proprio insegnante una domanda chiedendogli se per caso sa la riposta e aggiungendo  che con essa qualcuno ha  vinto un mucchio di soldi. Se il docente, per non fare brutta figura, risponde in modo esatto il sottinteso si fa tangibile: «perché non ci va anche lei? Almeno quel suo sapere  le servirebbe a qualcosa».

La sintesi di tutto questo insieme di fattori si ha nei test a risposta multipla che, presi in prestito dagli esami della patente (quelli affrontati con più impegno e serietà), sono proposti da docenti e dirigenti scolastici come rimedio all’oggettiva mancanza di nozioni da parte degli studenti. Periodicamente anche negli immensi corridoi del Ministero di viale Trastevere si fa strada questa ipotesi, quasi che in essa si trovasse  la via regia  per trasferire nella nuova scuola i pregi della vecchia senza scontarne i difetti.

In realtà, ieri come oggi, resta la variabile determinante costituita dagli insegnanti. Sia un tempo sia ai nostri giorni la distinzione tra «buoni» e «cattivi» docenti è e resta fondamentale. Vari sono però i modi per collocarsi nell’una o nell’altra categoria. Da sempre i buoni insegnanti si dividono quantomeno in tre gruppi: a) quelli che lavorano e fanno lavorare; b) quelli che lavorano e sanno poco far lavorare; c) quelli che sono soprattutto dotati del talento di far lavorare. Per gli altri valgono, con le varianti del caso, le parole scritte da Rosmini quando individuò una delle cinque piaghe della Chiesa nell’ignoranza del clero.

Piero Stefani

38 – Vecchia e nuova scuola (24.10.04)ultima modifica: 2004-10-23T10:30:00+02:00da piero-stefani
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