6 – I segni di Dio (04.01.04)

Il pensiero della settimana n.6

 

Alcuni pensieri sparsi sull’Epifania.

1. Epifania, «manifestazione dell’alto»; ma il vero segno non è in cielo. Non è la stella, è il bambino. Gli astri non sono coinvolti nelle vicende umane, i bimbi sì. Il piccolo Gesù riceve  l’adorazione dei magi, ma poi deve cercare la salvezza fuggendo in Egitto. Ad altri bambini non sarebbe stata concessa questa possibilità. Il rovescio della medaglia dell’Epifania è la strage degli innocenti. La Chiesa ne fa memoria prima (il 28 dicembre), dovrebbe ricordarli dopo. O forse potrebbe commemorarli nello stesso giorno, come nel grande quadro del Ghirlandaio nel fiorentino Ospedale degli Innocenti: nella capanna accanto ai magi vi sono anche questi bambini segnati dal sangue. Sono i santi che ricordano a tutti come, in una storia non ancora redenta, anche  gli atti più nobili e alti hanno, troppo spesso, come contropartita l’esistenza di un’inaccettabile violenza interumana. Ancor prima di Stefano, sono gli Innocenti a essere i veri protomartiri.

2. La salvezza nella fuga, la più povera tra tutte. Ma è vera; come lo è quella racchiusa in un detto che fu di un grande di questa terra: «tutto è perduto, tranne la vita che è salva». A tanti innocenti non è data neppure questa salvezza. Nel paese dei magi ad Oriente allo scadere del 2003 i cieli non hanno parlato; ha tremato la terra. Lo ha fatto con una forza (magnitudo) terribile, ma non maggiore di quella con cui si era scatenata poco prima in California. I morti, però, sono stati decine di migliaia di volte di più. Neppure la «natura» è ormai uguale per tutti. Anche i terremoti non si sottraggono all’iniqua distribuzione della ricchezza che vige sul pianeta. Nel nostro mondo l’ingiustizia prevale sulla fatalità.

3. L’Epifania e la sua stella invitano a scorgere i segni di Dio. Nel Corano (2, 164), si legge che, nell’alternarsi del giorno e della notte e in quello delle stagioni, nello scendere delle piogge e nel germinare della terra e nelle navi che cariche di mercanzie solcano il mare, vi sono segni di Dio per la gente dotata di intelletto. Qui non si fa distinzione tra cause prime e seconde. Se Dio non volesse, neppure le merci sarebbero trasportate da un capo all’altro del mondo. Questa trasparenza del divino non è  nostra. Pure la «natura» – anche quando la terra non trema – ci pare retta da forze non direttamente divine; tanto più le mercanzie. Sarebbe già molto se le merci  fossero segni di quanto sta loro dietro. Il commercio «equo e solidale» significa semplicemente questo: alle spalle del prodotto che acquistiamo ci sono uomini e perciò in quell’atto è coinvolto non solo dell’interesse, lo è anche la giustizia. Tutto del pensiero di Marx può essere tramontato, ma non la sua analisi del «feticismo delle merci». Ancora oggi domina l’astrazione che rende i prodotti autoreferenziali, come se fossero oggetti dati e non il frutto di un lavoro umano. Non ci è chiesto di vedere nelle mercanzie i segni di Dio, ma non ci dovremmo sottrarre al fatto di scorgervi i segni dell’uomo.

4. Nell’Epifania la manifestazione di Dio si incontra con la ricerca di Dio da parte dell’uomo. Il mettersi per via da parte dei magi è il simbolo della nostra ricerca di un Dio che ci ha fatto balenare una luce per poi eclissarsi. Quel bagliore è sufficiente per aspettarne il ritorno. Un’attesa che diviene cammino. In un certo senso anche qui vale l’agostiniano: non ti cercherei se non mi avessi già trovato.

 Piero Stefani

 

 

6 – I segni di Dio (04.01.04)ultima modifica: 2004-01-03T15:47:00+01:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo