Il Museo Nazionale della Shoah (28.06.03)

Il taccuino di Piero Stefani  

 

Il progetto di istituire a Ferrara il Museo Nazionale della Shoah è ormai divenuto legge dello stato, (legge 17 aprile 2003 n.91, Gazzetta Ufficiale 26 aprile 2003). Lo scopo è creare un «luogo simbolico per conservare nella memoria della nazione le drammatiche vicende delle persecuzioni razziali e dell’Olocausto». Una prima osservazione: nel titolo si usa opportunamente  il termine Shoah, mentre nel corpus si continua a impiegare l’improprio termine «Olocausto». Le risonanze retorico-sacrali di quest’ultima parola sono del tutto inadeguate ad indicare  una catastrofe (questo il senso della parola ebraica shoah) avvenuta nel cuore tenebroso dell’Europa del XX sec. Diffusasi in ambiente anglosassone l’espressione Olocausto è stata ormai abbandonata nell’uso linguistico più attento (lo stesso documento vaticano del 1998 è intitolato  Noi ricordiamo, una riflessione sulla Shoah). Del resto il senso proprio del termine olocausto (etimologicamente «tutto bruciato») confligge con il dato fondamentale secondo cui il popolo ebraico, pur ridotto di un terzo, non è definitivamente scomparso  nei gorghi della persecuzione nazista.

È ovvio che non si può giudicare un progetto in base a un termine. Tuttavia resta significativo che  in un contesto, abituato per mestiere e forma mentis, a dibattere sulle sottigliezze giuridiche e  a scontrarsi sulle formulazioni non si sia notata questa oscillazione. Né,  forse,  si è troppo severi nel vedere in ciò una piccola spia di una impreparazione culturale della classe politica italiana nell’affrontare un tema così abissale e inquietante. Cercare la parola meno impropria è il primo compito del pensare.

Altri però sono, obiettivamente, i punti su cui occorre affondare l’indagine. Tra essi il più cruciale sta nel  chiedersi quale sia lo scopo di far memoria della distruzione degli ebrei di Europa. Questa cruda formulazione – posta a titolo del capolavoro storiografico di Raul Hilberg – si incentra su tre termini: distruzione, ebrei, Europa. Nessuno dei tre deve perdere la propria specificità. Il testo legislativo sembra avere troppo scarsa consapevolezza di tutto ciò.

La legge afferma che lo scopo del Museo è raccogliere ed esporre testimonianze sulla Shoah, promuovere attività didattiche organizzando manifestazioni, incontri, convegni, mostre, proiezioni di film e spettacoli «sui temi della pace e della fratellanza tra i popoli e dell’incontro tra culture e religioni diverse», assegnare premi. Infine si afferma che, per la ricerca e la documentazione scientifica, il Museo si avvale della collaborazione della fondazione del Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC) di Milano, cui spetta anche la proposta della nomina del direttore scientifico del Museo.

Di fronte alla questione perché ricordare proprio quell’evento, il testo di legge da un lato fa riferimento a quanto c’è di più generale e scontato sia in relazione ai mezzi sia agli scopi, mentre dall’altro affida il coordinamento scientifico del Museo a un’istituzione ebraica. I meriti culturali e civili del CDEC sono fuori discussione. Ma il punto non è questo. Un Museo nazionale della Shoah ha senso solo se sa prospettare in modo concreto ai suoi visitatori che la distruzione degli ebrei d’Europa non è né un fatto che riguarda i soli ebrei, né un semplice monito contro la sopraffazione e a favore dell’incontro tra popoli, religioni e culture. La Shoah è un evento che riguarda l’Europa  tanto dalla parte dei perseguitati  quanto da quella dei persecutori. Essa non concerne solo gli ebrei,  o coloro che li hanno coraggiosamente aiutati. Riguarda in primis tutti coloro che li hanno direttamente o indirettamente perseguitati.  A più  largo raggio, quell’evento impone una riflessione globale sulla civiltà (e la barbarie) europea. Che in una legge approvata nel 2003 la parola Europa non compaia neppure una volta è segno ben più grave della presenza in essa della parola Olocausto. Né è trascurabile il fatto che si taccia del tutto sulla natura antifascista della costituzione italiana. Nell’Italia di oggi si possono così dare contemporaneamente due cose: l’istituzione del Museo della Shoah (da tutti approvata, compreso AN) e un declassamento sempre più evidente del 25 aprile.

Il Museo Nazionale della Shoah (28.06.03)ultima modifica: 2003-12-25T11:20:00+01:00da piero-stefani
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