Gli anniversari mancati (11.10.03)

Il taccuino di Piero  Stefani

 

Mai come in questi ultimi decenni vi è la consuetudine di celebrare gli anniversari. Non bastano più i numeri pieni, i millenni o i secoli, anche i cinquanta e i venticinque  anni rivendicano la loro parte. In una scuola della nostra città un recente avviso cercava di reclutare insegnanti disposti a collaborare per le iniziative previste l’ottantesimo della fondazione dell’istituto. Le istituzioni sembrano diventate persone che ogni 365 giorni festeggiano il loro compleanno. Sempre più numerosi sono gli intellettuali che si lamentano perché non si è ricordato il duecentoventicinquesimo anniversario del personaggio a cui hanno dedicato le loro erudite ricerche e affidato la loro speranza di far carriera universitaria.

Gli anniversari sono i compleanni dei morti, l’autocelebrazione delle istituzioni e, a volte, l’occasione di risolvere il problema di trovare i contenuti di una mostra o di una stagione concertistica. L’arte che, secondo una retorica non priva di qualche verità, dovrebbe scavalcare i secoli è così soggetta ai ritmi della morte. Anche quando si celebra l’anniversario della nascita di un defunto in realtà  prevale la morte, tanto è vero che le due date sono intercambiabili. Non si è pianto nel 1991 per il duecentesimo della morte di Mozart e non si spegneranno le candeline nel 2006 per il duecentocinquantesimo della sua nascita. Nell’uno e nell’altro caso sarà solo l’occasione di far ascoltare, a ritmi industriali, una musica che non ha bisogno degli anniversari per porsi ai vertici della cultura occidentale.

In questo contesto gli anniversari più indicativi diventano, paradossalmente, quelli non celebrabili. Ciò avviene non perché si è di fronte a  personaggi semisconosciuti o  a enti o ad associazioni troppo sparute per essere dotati di forza autocelebrativa. La ragione è ben più consistente: si è di fronte a virtualità mancate. Non si festeggiano  possibilità non realizzate. Non si commemorano i boccioli che lì, lì per dischiudersi  sono stati invece bruciati da un improvviso ritorno di gelo. Tuttavia la storia è, in larga misura, contrassegnata proprio da queste virtualità fallite. Ricordarsene diverrebbe perciò più significativo ed eloquente che celebrare con banda, pennacchi e caroselli l’anniversario della fondazione del corpo dei carabinieri. Per cercare di cogliere il senso della storia è indispensabile riflettere sulle possibilità mancate.

 Dieci anni fa, nel settembre 1993, a Washington fu firmata tra Israele e OLP  una storica Dichiarazione di principi. Se gli impegni sottoscritti in quella circostanza fossero stati rispettati il decennale della firma sarebbe stato un tempo di celebrazioni; il settembre 2003 ha registrato invece una delle fasi più acute di una crisi per la quale è sempre più arduo ipotizzare uno sbocco positivo. Anche i barlumi di dialogo che sembravano aprirsi con il rilancio della Road Map avvenuto nel giugno scorso  si sono estinti più rapidamente di quanto lasciasse intravedere una sia pur cauta speranza. Di ciò occorre far memoria.

Se si avesse la forza di  ricordarsi anche degli anniversari mancanti per cui non si possono fare parate e mostre si darebbe un contributo forse non effimero alla capacità di riflessione umana, merce sempre più rara sul mercato globale delle idee.

Gli anniversari mancati (11.10.03)ultima modifica: 2003-12-25T10:55:00+01:00da piero-stefani
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