522 – I poveri li avete sempre con voi (Gv 12,8)

Il pensiero della settimana, n. 522

 «I poveri li avete sempre con voi» (Gv 12,8) [1]

     1. Il detto evangelico deriva da un passo del Deuteronomio dedicato all’anno sabbatico: «Poiché il povero (‛evyón) non mancherà in mezzo alla terra, perciò Io ti ordino: “apri, apri la tua mano al tuo fratello, al tuo indigente (’anaw), al tuo povero nella tua terra” » (Dt 15,11).
Quante volte «tuo». In senso stretto, nel contesto dell’anno sabbatico, è fuori discussione che con quel «tuo» ci si riferisce a un altro ebreo (Dt 15, 1-11); tuttavia a esso vogliamo attribuire anche una valenza più estesa.
a) «Tuo» comporta una chiamata imperativa alla responsabilità: «apri, apri la tua mano». La mano è tua, non sua, non loro. Nessuno la deve sostituire. Non è il pugno chiuso che rinserra quanto sottratto ad altri e tanto meno uno che percuote; è la mano aperta che dà e incontra un’altra mano. Il pugno non si scontra mai con un altro pugno, la mano aperta incontra l’altra mano.
b) «Il tuo fratello, povero, indigente»; di nuovo «tuo»; non già suo o loro; è il povero che ti sta davanti, rispetto al quale ti è comandato di entrare in relazione, è tuo e non di altri.
c) «Tua terra». Quale «terra»? Nel contesto del Deuteronomio è la terra d’Israele. Ma essa è «tua» soltanto perché è «il Signore tuo Dio» a dartela. Non sei stato tu a conquistarla, non sei tu a possederla (Dt 15,7); la terra è data dal Signore come «possesso ereditario» (nachalah lerishtah). È come una eredità: ne trai beneficio per quel che sei non già per quel che fai; tuttavia quel che fai può fartela perdere. È proprio come avviene per le eredità. Il libro del Levitico ha al riguardo parole dure: se non se ne è degni la terra d’Israele vomita i suoi abitanti (Lv 18,28).
È «tua» però anche perché tu sei qui e non altrove. Quella terra non ti consente “alibi”, parola che vuol dire appunto essere altrove. Il povero è sulla tua terra, non la sua o la loro.
«Tuo Dio, tuo fratello, tuo povero, tua terra» si è sempre di fronte a un tu che ti interpella e ti comanda.

     2. L’anno sabbatico è anche tempo del «condono» e della «remissione» (shemittah). Nel settimo anno i debiti vengono rimessi. Quando si avvicina quella scadenza si è tentati di non concederli, lo si farebbe infatti in perdita. È proprio a questo punto che erompe l’ammonimento più forte. Quando non si concede il prestito, si alza il grido del povero: «Egli griderà contro di te al Signore e sarà su di te peccato» (Dt 15,8). Peccato non per quanto hai fatto ma per quanto non hai fatto; si tratta di omissione. È la mancanza di un prestito che sapevi già in partenza “a fondo perduto”. Avere un prestito è diritto del povero. Concederglielo non è misericordia, è zedaqah «giustizia».

     3. Nel quindicesimo capitolo del Deuteronomio è contenuto un paradosso. Esso indica tutta l’ambivalenza della povertà. I poveri ci sono, hanno diritti, ti obbligano, chiamano in causa la tua responsabilità; eppure, per altri versi, essi non ci dovrebbero essere; la loro esistenza indica infatti anche una forma di inadeguatezza, di stortura, di imperfezione radicale presente nella società. Il Deuteronomio, poche righe prima di dichiarare che il povero non mancherà mai in mezzo alla terra, aveva affermato: «Soltanto che non ci sarà presso di te alcun povero perché il Signore ti benedirà grandemente nella terra che il Signore tuo Dio ti darà in possesso ereditario» (Dt 15,7). Non ci saranno poveri eppure essi non mancheranno mai. La promessa di benedizione eccede sempre la benedizione di cui ci è dato effettivamente di beneficiare. Nel cammino della fede è sempre così. È un’eccedenza che, invece di farci fuggire in un lontano futuro, ci obbliga nel presente. Nello stesso tempo essa è però aperta verso l’avvenire di Dio. L’eccedenza della promessa resta un tratto costitutivo della fede.

Piero Stefani

 [1]  Riporto la prima parte della meditazione svolta nel corso del convegno «Il Servo del Signore e l’umanità dell’uomo », organizzato dalla rivista «Il Regno» e dal «Gruppo Abele,  Roma 15-16.5.2015

 

522 – I poveri li avete sempre con voi (Gv 12,8)ultima modifica: 2015-05-16T09:29:35+02:00da piero-stefani
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