518 – Misericordiae Vultus (19.04.2015)

Il pensiero della settimana, n. 518

 Misericordiae Vultus

      «Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore». Così Francesco nel Cantico di Frate Sole. Risuona la forza del «per» che qui vogliamo intendere in questo senso: l’amore di Dio (genitivo sia soggettivo sia oggettivo) rende capaci di perdonare. Filologicamente si ritiene che questo verso sia stato aggiunto per ottenere la riconciliazione tra il vescovo e il podestà di Assisi. Esso comunque riguarda un perdono che potenzialmente tocca tutti e ciascuno; rispetto ad esso non vi è alcuna mediazione affidata al sacerdozio ordinato. Qui il vescovo non ha maggiore titolarità del podestà. In questi casi la responsabilità pesa sia sull’ offensore sia sull’offeso: il primo rispetto al pentimento e alla richiesta di perdono, il secondo riguardo alla concessione del perdono. Dio è nascosto dentro quell’incrocio.
     Papa Francesco l’11 aprile ha reso pubblica la bolla Misericordiae Vultus con la quale indice il giubileo straordinario dedicato alla misericordia. Scorrendo i 25 paragrafi di cui è costituita sarebbe vano cercare l’eco del verso del Cantico. In essi la misericordia e il perdono sono di spettanza di Dio e della Chiesa intesa nella sua veste di gerarchia sacerdotale. Il perdono è largo e concesso senza riserve, ma la via per conseguirlo è quella ora indicata. Il modello richiama in larga misura quello delle missioni popolari, forma di mobilitazione che ormai sembravano consegnate a un non rimpianto passato: «Nella Quaresima di questo Anno Santo ho l’intenzione di inviare i Missionari della Misericordia. (…) Saranno sacerdoti a cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica, perché sia resa evidente l’ampiezza del loro mandato» (n. 18).
     Quello indetto da Francesco è un Anno Santo incentrato sulla mediazione del sacerdozio ordinato. Ciò rimane vero nonostante le novità da esso comportato. Due appaiono i punti chiave: l’abbandono della centralità esclusiva della città di Roma e il tema dell’indulgenza. Con la bolla di indizione Francesco è riuscito a sottrarsi alla potenziale contraddizione tra l’essere il papa delle periferie e l’indizione di un giubileo per sua natura romanocentrico. Le porte della misericordia saranno aperte in tutte le cattedrali (o concattedrali) del mondo e anche in determinati santuari individuati dall’ordinario (cfr. n 3). Nella Misecordiae Vultus non si è abbandonata del tutto l’idea del pellegrinaggio (cfr. n. 14), esso però potrà essere di «piccolo cabotaggio». Per ragioni di consuetudine non mancherà l’afflusso di pellegrini a Roma, tuttavia alla città sarà assegnato un ruolo meno qualificante (e forse anche quantitativamente meno rilevante).
     Il secondo punto chiave è quello dell’indulgenza (non a caso coniugata al singolare).
     Il paragrafo che la riguarda più da vicino è piuttosto confuso (come del resto vari passi della bolla, in particolare i numeri riservati alla giustizia – cfr. nn 20-21). Quello dell’indulgenza/e è un argomento capitale rispetto all’Anno Santo. Si tratta di una dottrina incentrata sulla remissione delle pene nell’aldilà. La discussione su questo tema si trova all’origine della Riforma (cfr. le Novantacinque tesi di Martin Lutero). Si tratta di macigni posti nel bel mezzo della storia cristiana. La bolla però finge di non accorgersene. Essa tace su ogni componente storico-teologica, non fa alcun cenno alle anime del Purgatorio o a qualunque dimensione connessa all’aldilà. La Misericordiae Vultus individua nell’indulgenza una specie di terapia riservata ai postumi lasciati dalla cancellazione completa delle colpe compiuta dal sacramento della riconciliazione:

 

Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che ricadere nel peccato.
La Chiesa vive la comunione dei Santi. Nell’Eucaristia questa comunione, che è dono di Dio, si attua come unione spirituale che lega noi credenti con i Santi e i Beati il cui numero è incalcolabile (cfr Ap 7,4). La loro santità viene in aiuto alla nostra fragilità, e così la Madre Chiesa è capace con la sua preghiera e la sua vita di venire incontro alla debolezza di alcuni con la santità di altri. Vivere dunque l’indulgenza nell’Anno Santo significa accostarsi alla misericordia del Padre con la certezza che il suo perdono si estende su tutta la vita del credente. Indulgenza è sperimentare la santità della Chiesa che partecipa a tutti i benefici della redenzione di Cristo, perché il perdono sia esteso fino alle estreme conseguenze a cui giunge l’amore di Dio (n.22).

 

     In definitiva, l’indulgenza ha sul piano spirituale la stessa funzione svolta dalla fisioterapia dopo un’operazione ben riuscita compiuta su qualche arto. Si tratta di una rivoluzione dottrinale? Il tono omiletico della Misecordiae Vultus non lascia comprendere se lo sia o no. Pochi però se ne crucciano.
     Le perplessità suscitate dall’Anno Santo straordinario dedicato alla misericordia sono state ridefinite ma non fugate dalla bolla d’indizione. Starebbe al «popolo di Dio» riaffermare il ruolo decisivo riservato alla riconciliazione interumana e al suo significato, in senso proprio sociale, di cui la bolla, coerente con il modello classico degli Anni Santi, non si dà cura.
     Tuttavia è facile previsione affermare che ciò ben difficilmente avverrà.

Piero Stefani

 

518 – Misericordiae Vultus (19.04.2015)ultima modifica: 2015-04-18T09:00:33+02:00da piero-stefani
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