517 – Frammenti su Dio (12.04.2015)

Il pensiero della settimana n. 517

 Frammenti su Dio

 Tutti i viventi esistono non per decisione propria. Dipendono da loro affini i quali, a propria volta, sono nelle loro stesse condizioni e così via senza vedere dove collocare il primo anello della catena. A tutto ciò si può rispondere rifacendosi a Dio, ma funziona ugualmente bene se si tira in ballo la natura. L’origine della vita è celata agli occhi di tutti i viventi che pur la propagano senza possederla. Non stupisce che l’umanità abbia pensato all’esistenza di Dio, oppure appunto a quella della natura.

 

Dio ha scritto il libro della natura, ma non ha messo sul frontespizio il nome dell’autore. Così per noi moderni. Al più, l’identità dello scrittore va ricavata leggendo faticosamente le pagine del libro.

In antico i libri erano privi dei nomi degli autori, non ce n’era bisogno. Non faceva eccezione la natura, il mondo era pieno di dèi.

Un episodio avvenuto, in epoca relativamente recente sul Monte Athos, è sospeso tra il mondo antico e quello moderno. Un famoso monaco ricevette la visita di un signore ateniese non credente. Quest’ultimo gli disse che sarebbe venuto alla fede se avesse visto un miracolo. L’eremita si rivolse a una lucertolina che stava passando per di lì e le disse: «Su, spiegagli che Dio esiste» e la lucertola disse: «Dio c’è veramente».

 

«Non avrai altri dèi di fronte a me» (Es 20,2): il comandamento è rivolto ai seguaci del Dio unico non agli idolatri. Il suo senso più autentico sta in ciò: non trasformare Dio in idolo. Quando lo diventa? Quando non si serve Dio, ma ci si serve di Dio affermando che Egli è con noi perché non è con altri: Gott mit uns.

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Verità dell’ironia. Giovannino Guareschi «in un campo di concentramento del Nordovest germanico, nel dicembre del 1944» scrisse La favola di Natale. In una scena i tre re Magi incontrano tre Nanetti, simbolo del male, muniti di coltello (per tagliare il mondo), di forchetta (per mangiarlo), di cucchiaio (per raccoglierne le briciole). «“Dio sia con voi” salutano i Magi, “C’è già” rispondono i Nanetti». Gott mit uns, appunto.

 

L’ateismo visto dalla parte di Dio. Il Creatore di ogni cosa consente alle proprie creature di negarlo. Visto in prospettiva teocentrica l’ateismo è una prova dell’autolimitazione di Dio.

 

Se Dio c’è da dove il male? Può essere una questione da trattato di teodicea o può essere una domanda vera quando scava nell’esistenza. In quest’ultimo caso non trova risposta e tuttavia conquista spessore e persino verità (anche se per la logica nessuna domanda in se stessa è vera o falsa). Allora infatti ci si accorge che l’interrogativo è posto davanti a Dio. Dio non risponde ma è lui a suscitare in noi la domanda. Il male è ciò che è mentre non dovrebbe esserci. Quel «non dovrebbe esserci» è Dio.

 

…..Gira e rigira si torna sempre lì. Di fronte alle tragedie della storia e alla debolezza e alla fragilità della condizione umana, davanti all’impotenza dell’estrema vecchiaia o alla condizione di paralisi psichica e fisica che attanaglia anche giovani vite, solo un Dio che ha assunto fino alla fine nel suo Figlio la precarietà appare salvifico e amabile (le due qualità sono inscindibili). La verità dell’evangelo permane nel mondo, in fin dei conti, solo per questo motivo. Tuttavia è proprio ciò a rendere il trionfalismo cristiano – qualunque maschera indossi – la forma più compiuta di anticristicità. La negazione piena dell’evangelo può essere attuata solo in nome di Gesù Cristo.

 

Esodo 3,6-7. Al roveto ardente, quando Mosè scopre di essere alla presenza di Dio, si vela il volto, cioè si preclude la vista. Mentre è cieco ode le parole del Signore che gli dice: «ho visto la miseria del mio popolo in Egitto…». La fede dichiara che non si può vedere il Signore e lo fa nello stesso momento in cui afferma che Egli vede le nostre miserie. In effetti i nostri occhi vedono le nostre miserie, mentre non scorgono il Signore che le vede. La fede biblica ha occhi velati, ma orecchi aperti. Nulla nella nostra esperienza del mondo ci assicura un primato dell’udito rispetto alla vista. L’ “ulteriorità” della fede può essere detta anche in questo modo.

 Piero Stefani

 

517 – Frammenti su Dio (12.04.2015)ultima modifica: 2015-04-11T09:51:54+02:00da piero-stefani
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