483_La locomotiva, il mare e il sonno (22.06.2014)

Il Pensiero della settimana n. 483

La locomotiva, il mare e il sonno

     Come sanno i frequentatori delle stazioni da un certo numero di anni la motrice dei treni può essere sia in testa sia in coda: a volte traina a volte spinge. Scrisse a suo tempo in una lettera Van Gogh: «comunque non so niente, ma proprio questo non saper niente rende la vita che viviamo attualmente paragonabile a un semplice viaggio in ferrovia. Si va svelto, ma non si distingue nessun oggetto da molto vicino, e soprattutto non si vede la locomotiva». Aggiunta: attualmente  non si sa neppure  se si è trascinati o spinti. Sulle rotaie non fa differenza; invece nella vita le due dinamiche non sono affatto equivalenti.

      Uno dei più elementari esperimenti d’ottica consiste in un cerchio suddiviso in tanti spicchi di colore diverso, fatto ruotare velocemente le distinzioni scompaiono e tutto appare uniformemente bianco. Analogamente il vorticoso girare della ruota della vita a volte annichilisce le differenze tra i colorati spicchi di certezza ordinatamente disposti gli uni accanto agli altri. Tutto allora appare vuoto e bianco. L’ottica conduce alle parole confidate da Newton alla fine della sua lunga vita al nipote Conduitt: «il gran mare della verità giace interamente non scoperto davanti a noi». Ammesso che quel mare esista per davvero!

     Il sonno è una delle tante prove della limitatezza del nostro essere. Come non si può sopravvivere senza mangiare e bere, così non si vive senza dormire, cioè senza sperimentare quello che i rabbi chiamavano un sessantesimo della morte. La necessità di dormire  è il segno di come sia faticoso vivere. Per sfiancarci bastano poche ore di veglia e di attività. Ci è dato operare solo per un numero limitato di ore e poi dobbiamo dormire. Il sonno è un bisogno che si è costretti a soddisfare in prima persona. Da sempre si è proclamata la solidarietà  etica nei confronti di chi aveva fame e sete ed era ignudo, mentre non lo si è fatto rispetto all’insonne. Posso donare a un altro un pezzo di pane, ma non sono nelle condizioni di offrirgli un’ora di sonno. Il sonno indica una limitazione maggiore del mangiare proprio perché è più solitario. Si gode della convivialità, ma non si mettono molti letti gli uni accanto agli altri per condividere la gioia di un con-dormire. Nessun San Martino qui può compiere spartizioni. A quel che è mio è precluso di diventare tuo. È dato di vegliare insieme, non di donare il proprio sonno a un altro. Il problema dell’insonnia è affrontabile soltanto per via tecnica, si tratti di psicologia o di farmacopea. Nelle opere di misericordia non si nomina il dare il sonno all’insonne che veglia nella sua offuscata solitudine.

Piero Stefani

483_La locomotiva, il mare e il sonno (22.06.2014)ultima modifica: 2014-06-21T10:22:01+02:00da piero-stefani
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Un pensiero su “483_La locomotiva, il mare e il sonno (22.06.2014)

  1. Posso dare un piatto come un letto, posso non riuscire a mangiare come non riesco a dormire, posso accudire io un bimbo per concedere una notte tranquilla ai genitori, … Comunque, solidarietà.

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