392. Aiutare ed essere aiutati (24.06.2012)

Il pensiero della settimana, n. 392

 

  Capita nella vita che chi si trova, di norma, nelle condizioni di aiutare più che di essere aiutato muti repentinamente ruolo. In queste settimane si pensa, in primis, alla  perdita della casa ed è esemplificazione efficace. Ma c’è pure qualcuno che, volontariamente al fine di compiere la propria missione, si mette dalla parte di chi, al fine di aiutare, si trova, a propria volta, nelle condizioni di essere aiutato. Per il credente in lui, l’esempio massimo viene da Gesù.

Tutte le narrazioni evangeliche sono concordi nel presentare come caratteristica della sua vita pubblica il continuo spostarsi da parte di Gesù. I soggiorni da lui compiuti in una località sono brevi e legati all’ospitalità. Vi è l’urgenza di muoversi per diffondere l’annuncio: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto» (Mc 1,38). Il suo stile di vita è contrassegnato dalla provvisorietà: «le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo [Gesù] non ha dove posare il capo» (Mt 8,20). Gesù si sposta per incontrare gente; perciò egli prende le distanze dai più evidenti vincoli territoriali: famiglia e lavoro. Le stesse rinunce le chiede ai discepoli (Mc 1,20). Tuttavia,  specie in Marco e in Giovanni, gli spostamenti non avvengono soltanto per diffondere la «buona novella». Ve ne sono alcuni, di segno opposto, compiuti per sottrarsi alle folle (Mc 6,31), per sfuggire agli avversarsi (Gv 7,1) o per ritirarsi a pregare in piena solitudine (Mc 1,35).

Gesù vive integralmente il suo essere senza fissa dimora. Perciò si trova di continuo nella necessità di essere aiutato. Il più simile a Gesù è colui che ha bisogno di aiuto e non chi aiuta. Paragonabile a lui è soprattutto chi è nelle condizioni di dipendere da altri per lo svolgimento del compito più alto che gli è stato assegnato. Secondo le narrazioni evangeliche, molta parte del rapporto di Gesù con le donne si inscrive in quest’ambito. I vangeli non riferiscono mai di alcuna chiamata rivolta da Gesù, nel corso della sua vita pubblica, a donne finalizzata a renderle annunciatrici del regno. Secondo Luca vi fu però una presenza femminile, fin dalla prime fasi della predicazione evangelica, come forma di sostegno: «egli se ne andava per città e villaggi predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni» (Lc 8, 1-3; cfr. Mc 15,40-41). Le donne nominate da Luca sono presentate in buona misura in grado di aiutare, anche economicamente, colui che, al pari dei suoi discepoli, aveva abbandonato la casa e il lavoro al fine di annunciare il regno. Un maestro accompagnato da un seguito femminile non legato a lui da vincoli di parentela costituiva un’anomalia rispetto al mondo giudaico circostante.

In tutto il mondo antico è attestato  un preponderante ruolo femminile nei confronti dell’ospitalità. Al riguardo i racconti evangelici non fanno eccezione: «mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna di nome Marta lo ospitò» (Lc 10,38). Subito dopo Luca menziona la sorella Maria, ma tace su ogni presenza maschile. La scena, nel suo complesso, è giocata su un contrasto tra le due protagoniste: Marta svolge le consolidate funzioni femminili legate ai servizi connessi all’ospitalità; di contro Maria sta seduta ai piedi del Signore (la posizione del discepolo cfr. la resa letterale di At 22,3). Gesù risponde alle rimostranze di Marta relative all’inazione della sorella dichiarando che «Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta» (Lc  10,42). Le parole indicano la condizione di discepola attribuita a una donna: non c’è chiamata, ma c’è riconoscimento ed accoglienza. Maria a piedi di Gesù rappresenta l’incontro più pieno tra l’accogliere e l’essere accolti. Questo scambio ci immerge  in  una delle esperienze che rendono la vita umana degna di essere vissuta.

Piero Stefani

 

392. Aiutare ed essere aiutati (24.06.2012)ultima modifica: 2012-06-23T08:53:16+02:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo