444__Al principio dell’autunno (22.09.2013)

Il pensiero della settimana n. 444

 

     Un simbolo della pienezza dell’hic et nunc è la luce dorata dei meriggi del primo autunno. Se ci si proietta con l’immaginazione a quello che verrà dopo o se li si coglie come ultimo scampolo dell’estate, l’incanto è già incrinato. Nessun’altra epoca dell’anno trasmette un simile senso di riposo sabbatico. Quelle ore evocano un tempo sospeso.

     In questi giorni il sole ha rinunciato al suo dardeggiare, senza aver ancora abdicato alla propria forza. I brevi e insidiati pomeriggi invernali sono tuttora lontani. I raggi esprimono una potenza trattenuta che, ora, si sta prendendo cura delle realtà che, in precedenza, aveva violentato e fiaccato per eccesso di vigore. Adesso il sole accarezza le ferite delle foglie che, grazie a questo tocco, da qui a breve si congederanno dalla loro esistenza nel giallo e nel rosso, colori molto più intimamente solari di quanto non lo fosse il verde raggrinzito della piena estate.

     La sospensione del “qui e ora” ci ha riconsegnati alla vicenda che la precede. Anche il sabato è pensabile solo come settimo giorno, esito finale dei giorni dedicati al lavoro. Il tempo del riposo è la corona dell’operare; è tempo diverso, ma non indipendente.

     Al principio dell’autunno ciò che dardeggiava nel suo erompere ci culla nel suo trattenersi. In questo periodo non si avverte ancora il bisogno di essere riscaldati: all’ombra si sta bene. Non vi è nulla di paragonabile al sole d’inverno, opposto e simmetrico all’ombra estiva; situazioni entrambe vissute all’insegna della compensazione dei loro opposti. La luce calda di fine settembre è aurea mediocritas in senso classico. Là dove prima non avresti potuto stare per eccesso di energia, nel posto in cui sarà arduo collocarsi a causa di un penetrante rigore, ora ci si siede avvolti dalla tranquillità. Si è collocati in un istante sottratto agli eccessi. È un vissuto situato in quella mezza stagione che, in realtà, non è mai scomparsa.

     Fruire come immobile quanto in se stesso è fase di un processo è il sigillo della pace.  Si è di fronte al cessare di ciò che per necessità mai si arresta: è illusione o trasfigurazione? Anche i moti degli elementi, al pari del nascere e del morire, non conoscono il riposo del settimo giorno, eppure è dato di vivere il sabato: un “tempo non-tempo” che sarà mangiato anch’esso dal tempo. Il ciclo esprime la legge che mira a creare amicizia tra il vecchio e il nuovo facendo sì che il primo si trasformi nel secondo e viceversa: l’estate diverrà inverno e l’inverno estate. Alle nostre latitudini il susseguirsi delle stagioni è il segno più esistenzialmente vissuto del tempo circolare. La legge, però, non custodisce l’incanto. Quest’ultimo è racchiuso nel frammento sospeso che ci è concesso di cogliere come tale anche se, in realtà, è solo un momento di passaggio che viene da altro per lasciare a sua volta posto ad altro.

Piero Stefani

444__Al principio dell’autunno (22.09.2013)ultima modifica: 2013-09-21T12:04:00+02:00da piero-stefani
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