Pensiero 657 – Uguaglianza e fratellanza

Anticipo una sintesi di un articolo di prossima pubblicazione sulla rivista «Il Regno-attualità»

 Nel corso della conferenza stampa concessa durante il volo di ritorno dall’Iraq, a papa Francesco è stata posta una domanda sulla possibilità di appoggiarsi all’idea di fraternità  anche sul fronte dei rapporti con l’islam sciita. Dopo essersi richiamato al  documento di Abu Dhabi (4 febbraio 2019) firmato assieme al Grande Imam  sunnita di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb e alla enciclica Fratelli tutti, il papa ha affermato che con al-Sistani si è compiuto un primo passo in ambito sciita a cui seguiranno altri. Francesco ha poi testualmente aggiunto: «L’Ayatollah al-Sistani ha una frase che cerco di ricordare bene: gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione. La fratellanza e l’uguaglianza, ma al di sotto dell’uguaglianza non possiamo andare». Non è dato sapere altro.

Come intendere quel doppio «o»? Non è certo un «aut aut», comunque anche se fosse un «vel vel» le conseguenze sarebbero rilevanti. Sembra infatti che la frase  sia orientata a non assegnare all’idea di fratellanza il valore universale di cui è dotata l’uguaglianza.

«Uomini, Noi vi abbiamo creati da un maschio e da una femmina e abbiamo fatto di voi vari popoli e tribù affinché vi conosciate a vicenda; ma il più nobile di voi è colui che teme Dio. Dio è sapiente e informato di tutto» (Corano 49, 13). Il versetto coranico costituisce una prova inconfutabile dell’origine unitaria del genere umano (in ciò vi è una piena consonanza con la prospettiva biblica). Per volontà di Dio l’unità originaria si è diversificata in gruppi (popoli e tribù) chiamati a conoscersi reciprocamente, il che avviene pienamente solo là dove si attesta la presenza del Creatore («il più nobile tra voi è colui che teme Dio»).

Pochi versetti prima del detto ora riportato si legge: «I credenti sono fratelli. Mettete pace fra i vostri fratelli e temete Dio affinché Dio abbia misericordia di voi» (Corano 49, 10). Sorge una domanda: la dimensione della fratellanza dipende dalla comune condizione creaturale o si regge su una concorde adesione alla fede? l Non vi è dubbio che i musulmani, in virtù della loro comune appartenenza, siano fratelli fra loro. Il detto coranico «i credenti sono fratelli» trova riscontro nel discorso tenuto da Muḥammad durante il suo «pellegrinaggio di addio» (632 d. C.). In un suo passo si legge: «O gente! Ascoltate le mie parole e meditatele bene: sappiamo che ogni Musulmano è fratello di ogni altro Musulmano: tutti i Musulmani sono fratelli».

Riprendiamo il versetto: «I credenti sono fratelli. Mettete pace fra i vostri fratelli e temete Dio». In arabo il passo è caratterizzato da una specifica particella grammaticale (innamā) che comporta un senso tanto esclusivo quanto amplificante. Secondo il commentatore coranico al-Rāzī (854-925), la particella è stata introdotta per indicare una restrizione: «nessuna fratellanza salvo che tra i musulmani». Non a caso il versetto formula anche l’imperativo di riconciliare i musulmani in lite. Il passaggio è chiave: la fratellanza, il perdono e la riconciliazione si collocano nell’ambito di chi partecipa a una specifica comunità religiosa (cf. Mt 18, 15-18).  Se letto in questa luce, il detto attribuito ad al-Shistani non consentirebbe, quindi, un’estensione universale dell’idea di fratellanza, operazione invece giustificata rispetto all’uguaglianza.

 

 

Pensiero 657 – Uguaglianza e fratellanzaultima modifica: 2021-03-13T16:42:16+01:00da piero-stefani
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