GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE ore 17 Biblioteca Ariostea
Conferenza di Gianfranco PASQUINO, Professore Emerito di Scienza politica, Università di Bologna nell’ambito del ciclo «Le parole della politica»
P O L I T I C A
Introduce Pietro PINNA
Né definire né studiare la politica è impresa facile (ma neanche “farla” è facile). Nel corso del tempo, gli uomini e le donne hanno cercato e sperimentato, spesse volte inventato modalità diverse per convivere e per organizzarsi al fine di perseguire nel migliore dei modi i loro obiettivi di vita, ma si sono anche sanguinosamente scontrati nella definizione e nel perseguimento di questi fini, dentro i loro territori e nel conflitto fra territori. La guerra, come scrisse memorabilmente von Clausewitz, è “la continuazione della politica con altri mezzi”. Gli uomini e le donne continuano incessantemente a cercare le migliori modalità di convivenza, ma anche di libertà personale e di assegnazione, distribuzione, ridistribuzione delle risorse e dei valori per loro importanti all’interno di ciascuna società utilizzando tutti gli strumenti a loro disposizione. In ogni tempo e in ogni luogo non sono mancati coloro che hanno non soltanto criticato, ma disprezzato la politica. I critici della politica dispongono anche di buoni argomenti. Spesso, la politica “politicata” è inquinata dalla corruzione e macchiata dall’incompetenza; spesso i politici sono inadeguati e autoreferenziali e gli stessi cittadini sono egoisti e menefreghisti; spesso i meccanismi e le strutture della politica sono carenti e obsoleti; spesso è la stessa politica malfatta che peggiora le condizioni, le opportunità, la qualità della vita. La critica è tanto necessaria quanto utile. Però, un conto è la legittima critica delle modalità con le quali viene fatta la politica in un sistema politico e dei comportamenti concreti dei singoli politici e del ceto politico nonché dei propri concittadini. Infatti, rarissimamente la società civile è effettivamente migliore della “sua” politica. Un cont o, sostanzialmente diverso, è il rigetto totale e indiscriminato della politica. Questo atteggiamento è, da un lato, irrealistico e illusorio, poiché in tutti i sistemi politici ci sono e ci saranno sempre uomini e donne che vorranno fare politica e che la faranno. Dall’altro, è antidemocratico e controproducente. Sono i regimi non democratici, in tutta la gamma delle loro forme, che mettono fine alla politica, all’espressione delle preferenze da parte di donne e uomini liberi, alla loro competizione e alla loro ricomposizione possibile e mutevole, alle loro opportunità di scelta fra alternative.
(G. Pasquino, Politica e Istituzioni, Milano, 2016)
a cura dell’Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara