541 – Democrazia e religioni – Parte I – (08.11.2015)

Il pensiero della settimana, n. 541

Democrazia e  religioni[1]
(Parte I)

     L’ampiezza del tema obbliga a procedere in base a una semplice elencazione di problemi senza dar luogo a un vero e proprio procedere argomentativo.

  Premessa

  Iniziamo da una premessa (che in realtà è già parte integrante del tema). Il discorso democrazia-religioni non avrebbe questa risonanza se negli ultimi decenni le religioni nella politica e nei rapporti internazionali a livello globale non avessero svolto  un ruolo universalmente percepito. Vanno elencati almeno questi fattori:

a) la rivoluzione islamica in Iran nel 1979;

b) lo sviluppo del movimento Solidarnosc in Polonia negli anni ’80;

c) il ruolo svolto dal cattolicesimo nella rivoluzione sandinista in Nicaragua (1979-1990) e in altri rivolgimenti politici e teologici (“teologia della liberazione”) presenti in America Latina;

d) il risveglio del fondamentalismo protestante (“la destra evangelicale”) come forza operante nell’arena politica USA;[2]

e) la caduta del Muro di Berlino, il crollo del socialismo reale e la “riemersione” pubblica della religione nel Paesi dell’ex Blocco Sovietico;

f) l’11 Settembre 2001 e il riaccendersi del dibattito su religione e violenza;

g) le operazioni militari avviate dagli USA in Afganistan e in Iraq con le conseguenti reazioni del mondo arabo-islamico;

h) la minaccia del terrorismo transnazionale di Al Qaeda e la sua retorica religiosa;

i) i nuovi movimenti islamisti in molti Paesi Arabi, Fratelli Musulmani in Egitto e partito Ennahda in Tunisia;

l) l’ascesa del nazionalismo hindu nel subcontinente indiano;

m) il ruolo del movimento nazional-religioso israeliano nella colonizzazione dei territori occupati in Palestina;

n) il dibattito sulle radici cristiane o giudeo cristiane dell’Europa in relazione alla formulazione di una costituzione europea;

o) il ruolo di Hezbollah in Libano e di Hamas nel “governo” della striscia di Gaza;

p) il confronto/scontro a tutto campo in Medio Oriente e nel Golfo Persico tra sunniti e sciiti;

q) il lungo periodo di governo del partito di ispirazione islamico Giustizia e sviluppo in Turchia al tramonto della politica “kemalista” di ispirazione laico/laicista;

r) l’Isis e il califfato islamico

Ogni fenomeno andrebbe analizzato in se stesso; tuttavia conta anche la grande impressione suscitata da un’elencazione pura e semplice. Sono troppi i fenomeni per essere presi come una pura catena di coincidenze occasionali.

1. Che cos’è la religione?

   Secondo la metodologia delle scienze religiose, le religioni sono, di norma, definite in base a tre parametri fondamentali: mito, rito, ethos. Per “mito” si intende l’insieme dei principi e dei racconti fondativi di una religione; per “rito” le prassi cultuali, cerimoniali o di altra natura (cfr. regole relative all’alimentazione o all’abbigliamento);  l'”ethos” riguarda i comportamenti assunti nei confronti degli appartenenti alla propria comunità, delle altre comunità presenti nella società in cui si vive o, a più vasto raggio,  nei riguardi di tutti gli esseri umani (o di altri essere viventi).

2. Democrazia e religioni.

   A prescindere dall’ovvia necessità di distinguere tra religione e religione nel tempo e nello spazio, il discorso implica tre articolazioni di fondo basate su tre differenti punti di vista:

a) dato e non concesso che lo possano fare, quanto tasso di democrazia le religioni sono in grado di accettare al loro interno, vale a dire entro le istituzioni religiose stesse;

b) come le religioni si atteggiano nei confronti dello stato democratico, o meglio dei vari stati democratici;

c) come gli stati democratici regolamentano la presenza delle religioni e delle loro istituzioni all’interno dei vari paesi.

     Senza l’articolazione su questi tre piani il discorso resta monco, mentre è evidente l’impossibilità di cercare, in questa sede,  risposte dettagliate di caso in caso. Il nostro procedere sarà in sostanza generale, per poi concludere con qualche  (peraltro anch’essa del tutto sommaria) esemplificazione.

3. Ci possono essere istituzioni religiose democratiche?

I sistemi religiosi possono essere “scuole di democrazia” al loro interno? Dal punto di vista logico il discorso  deve procedere in modo induttivo. Basta, cioè,  un caso solo rispetto a mille per impedire una generalizzazione assoluta. Anche se ci fossero 999 casi contrari, il millesimo impedirebbe di dire ‘tutti’. Perciò la possibilità non va esclusa a priori. Tuttavia anche se fosse affermata ciò evidentemente non cancellerebbe il fatto che nella quasi totalità dei casi le cose stanno in modo contrario. Ricercare procedure democratiche all’interno dei sistemi religiosi equivale a dare la caccia a una  rara avis.

     Il paradosso di partenza è che, anche se li si trovasse,  si tratterebbe pur sempre di comunità di minoranza mentre la democrazia si basa su una dimensione maggioritaria. Insomma, per intenderci, queste comunità religiose sono paragonabili alle “comuni” vagheggiate nel XIX secolo in cui la democrazia diretta era esercitabile solo in ambiti ristretti.

     L’esempio più chiaro di comunità religiose democratiche è rappresentato dalle “chiese libere” di tipo congregazionalista.  Si tratta di una forma di chiesa che ha alle proprie spalle il puritanesimo americano e l’anabattismo europeo. A differenza delle chiese nazionali che hanno rapporti con gli stati e hanno una struttura gerarchica, le “chiese libere” sono, in sostanza, un’associazione volontaria di cristiani a livello locale che decide di costituirsi come comunità indipendente e autogestita sulla base di un Patto di Chiesa e di una precisa Confessione di fede. Pur sottoposta alla legge degli stati e al diritto comune, quel tipo di comunità cristiana  si auto dichiara indipendente dallo stato e rifiuta forme di privilegio e di sovvenzione, perciò si autofinanzia. In linea di massima qualunque membro di chiesa può presiedere al rito religioso (non ci sono ordinazioni pastorali) e la dirigenza della comunità è elettiva.

     È evidente che ci troviamo di fronte a una doppia modalità di fondazione: il “Patto di Chiesa” è libero, mentre la “Confessione di fede” è libera solo nell’adesione ed è immodificabile nei suoi fondamenti dottrinali. Per questo tipo di  comunità in genere la pietra di fondazione la si trova nella Bibbia considerata in se stessa inerrante. Il problema si sposta dunque dal fondamento alla sua interpretazione; vale a dire occorre individuare chi siano gli interpreti autorizzati del fondamento immodificabile. Quando si dichiara che lo sono tutti, ci si muove verso un’area più compatibile con lo spirito democratico. Tuttavia non va dimenticato –  come ha ricordato Tiziano Bonazzi[3]  –  che l’alleanza ottocentesca tra Bibbia e democrazia negli USA si ruppe nel XIX secolo quando si affacciò sulla scena l’istanza di lettura storico-critica della Bibbia la quale esigeva, da parte degli interpreti, la conoscenza specialistica di lingue, storie, fonti ecc. Un  lettura attendibile del testo biblico non era perciò più alla portata di tutti. Il fondamentalismo nacque anche come una risposta a questa crisi.

Piero Stefani


[1] Queste e le prossime puntate del “Pensiero” saranno dedicate alla trascrizione della conferenza Democrazia e religioni tenuta a Ferrara il 7 ottobre 2015 all’interno del ciclo “La democrazia come problema”, organizzato dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia contemporanea.

[2] Per questi fenomeni cfr. J. Casanova, Oltre la secolarizzazione. Le religioni alla riconquista della sfera pubblica, il Mulino, Bologna 1994

 [3] Cfr. T. Bonazzi «Annali di Scienze religiose» – Dipartimento di Scienza religione cattolica IV 1999, pp. 37-63

541 – Democrazia e religioni – Parte I – (08.11.2015)ultima modifica: 2015-11-07T09:05:07+01:00da piero-stefani
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Un pensiero su “541 – Democrazia e religioni – Parte I – (08.11.2015)

  1. caro Piero
    con il tuo permesso desidererei pubblicare sulla pagina fb del Gramsci le tue riflessioni. Inoltre propongo di aggiungere, all’elenco delle problematiche da te indicate, un ulteriore argomento: il ruolo della donne nelle religioni in rapporto al tema della democrazia.
    grazie

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