534 – Una fragile armonia (19.06.2015)

Il pensiero della settimana , n. 534

 Il “Pensiero” di questa settimana è composito. Nella prima parte riproduce la puntata della rubrica «Oggi, la storia» Rete due, Radio Svizzera Italiana del  9 settembre scorso. Nella seconda parte pubblica il comunicato  approvato dalla  52a Sessione di formazione ecumenica SAE relativa alla rivista «Il Regno». Ora sono nelle condizioni di affermare che l’auspicio di una ripresa della rivista a cui si riferisce il testo non è privo di fondamento. La terza e ultima parte riproduce la lettera aperta alla cittadinanza scritta dal Sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani relativa all’argomento affrontato nel “Pensiero, n. 533”.  Le sue opportune precisazioni, di cui non ero a conoscenza, non mi paiono inficiare la sostanza delle considerazioni da me espresse.

 Una fragile armonia

      Due anni fa è uscito sugli schermi italiani il film di Yaron Ziberman, Una fragile armonia. Il titolo originale era meno immaginifico, A late Quartet. Si tratta della storia di un quartetto d’archi entrato, dopo venticinque anni di lavoro, in profonda crisi. Le ragioni sono varie, accanto al morbo di Parkinson che comincia ad attanagliare il leader, si registrano crisi coniugali e intrecci amorosi. Alla fine tutto si ricompone sulle note del quartetto opera 131 di Ludwig van Beethoven. Nel corso dell’ultimo concerto il vecchio leader lascia il proprio posto a una giovane violoncellista. Il quartetto chiude gli spartiti e suona a memoria: è il segno di un nuovo inizio.

     Il quartetto d’archi è metafora di molte forme di collaborazione: ognuno ha la sua parte e la fusione avviene all’insegna della diversità e della complementarietà. Un modello perfetto di integrazione reciproca. Anche le belle imprese sono però messe a dura prova. Si parte con entusiasmo, si prosegue con costanza, poi, a poco a poco, il tessuto si logora, a volte fino a lacerarsi.  

     Come tutti sanno non sono pochi i matrimoni, reali o metaforici, che finiscono anzitempo.

Uno dei più illustri ensemble strumentali del Novecento è stato il Quartetto italiano. Nacque nel 1945 si sciolse nel 1981. Trentasei anni di vita non sono pochi. Se si scorrono i nomi dei suoi componenti, tre sono costanti: il primo violino Paolo Borciani, il secondo violino Elisa Pegreffi e il violoncello Franco Rossi.  È la viola ad aver subito variazioni. Lionello Forzanti lasciò presto nel 1947, gli subentrò Piero Farulli. Dopo trent’anni anche Farulli – che sarebbe morto ultranovantenne nel 2012 – fu sostituito, per ragioni di salute, da Dino Asciolla, grande violista di cui oggi ricorre il ventunesimo anniversario della morte. La sostituzione non fu indolore. Restano i loro dischi, il primo dei quali, dedicato a Debussy, fu registrato in Svizzera; mentre, in chi ebbe il privilegio di ascoltarli dal vivo, rimane la memoria di un’eccellenza.

 Comunicato

     I partecipanti alla 52a  Sessione di Formazione Ecumenica SAE («In cammino verso un nuovo ecumenismo») Assisi 26 luglio-1 agosto 2015, esprimono il loro rammarico e la loro preoccupazione per l’annunciata chiusura delle due riviste «Il Regno» e “Settimana”

     Fin dalla nascita del SAE, «il Regno» è stato un indispensabile organo di informazione sul piano dell’ecumenismo, delle relazioni con il popolo ebraico e del dialogo interreligioso. In particolare  per i membri cattolici del SAE, le due riviste sono state anche un mezzo efficace per mantenere vivo nel tempo lo spirito del Concilio Vaticano II.

     A conclusione del loro comunicato ufficiale, il direttore e la redazione del «Regno» esprimono l’auspicio che la storia della rivista «possa continuare in altro modo e in altra forma», ci auguriamo che ciò effettivamente avvenga e ci impegniamo, nel limite del possibile, a favorirne lo sperato rilancio.

     Esprimiamo infine ai direttori, alle redazioni, ai tanti collaboratori avuti dalle due riviste  il nostro ringraziamento per il prezioso lavoro da essi svolto.

 Lettera aperta

 Cari cittadini e cittadine,

vorrei spiegare a voi il mio pensiero su ciò che è stato scritto in merito alle mie recenti affermazioni. Vogliono farmi passare per un revisionista o un superficiale ed approssimativo commentatore dei drammi della storia: quella del Popolo ebraico o quella delle tante vittime della ignoranza, della superficialità, del silenzio colpevole.

Non riusciranno, neanche scatenando pagine ostili, a farmi rompere legami forti di amicizia con la comunità ebraica, ipotizzando acritici parallelismi storici che non mi passano neppure per la mente. Sono tanto sereno che ribadisco e ripeto con forza le mie parole: sono un appello morale contro l’indifferenza di oggi, troppo simile a quella di ieri, che colpevolizzava le vittime, che gettava quotidiana benzina sul fuoco bruciando le coscienze. Da cristiano, da sindaco, da uomo non taccio per la paura della speculazione di parte! Lo faccio perché sento su di me la responsabilità dell’oggi. Non sono qui solo ad asfaltare le strade perché Ferrara non è solo manutenzione o quadri da mostra : Ferrara è scuole di bambini che devono crescere in una comunità di valori, è cuori di adulti. Mi dispiace che qualcuno riportando a spanne il mio pensiero abbia determinato reazioni che non volevo. Se sbaglio me ne assumo la responsabilità, ma ripeto:

“Quando ricordiamo oggi i vagoni carichi di ebrei diretti ai campi di concentramento, tutti pensiamo che oggi non potrebbe succedere. Siamo convinti che se passassero oggi quei vagoni in stazione, carichi di esseri umani che implorano aiuto, ogni ferrarese si farebbe avanti per accoglierli. Eppure con la complicità di partiti e giornalisti è nato un livello inaccettabile di conflittualità che non ci fa onore. Sono convinto che tra 50 anni i nostri nipoti leggeranno questi comportamenti esattamente come noi giudichiamo il silenzio dei nostri nonni di fronte ai campi di concentramento”

 Qualcuno è in grado di assicurare che l’umanità è vaccinata rispetto all’orrore?  

Tiziano Tagliani

Sindaco di Ferrara        

534 – Una fragile armonia (19.06.2015)ultima modifica: 2015-09-19T09:00:45+02:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo