531 – Quale Gesù? (30.08.2015)

Il pensiero della settimana, n. 531

 Quale Gesù?[1]
(Parte I)

 Magda – Che cos’è quel mattone che hai lì davanti? Sarà un libro di non meno di 700 pagine,

Piero – 784 per la precisione.

M.  De gustibus… Conoscendoti non sarà certo un romanzo.

P.   In effetti non lo è, anche se tra le sue pagine è descritta una specie di avventura.

M.  Ma insomma di che si tratta?

P.  Per impressionarti dovrei citare il titolo originale, Geschichte der Leben-Jesu-Forschung; ma visto che  leggo l’edizione italiana ti dico il titolo nella nostra lingua, Storia della ricerca sulla vita di Gesù.

M. Scusa, ma non mi hai detto chi è l’autore.

P.  Lo davo per scontato, si tratta naturalmente di Albert Schweitzer.

M.   Guarda un po’, un omonimo di quella grande figura di medico e filantropo con il suo casco coloniale e i suoi baffoni bianchi di cui ho sentito parlare fin da quando ero bambina.

P.  Mi spiace contraddirti, non si tratta di un omonimo: è proprio lui.

M. Cosa? Ma non lavorava all’ospedale di Lambaréné nell’attuale Gabon. So che era anche un grande organista. Ma come ha potuto in piena Africa occuparsi di ricerche erudite sulla vita di Gesù?

P.  Infatti, quando studiava questi argomenti non si trovava in Africa, era prima.  Nonostante la mole, l’erudizione e la capacità di giudizio che vi traspaiono questo libro è stato scritto in Europa quando il suo autore era ancora giovane. La prima edizione fu pubblicata nel 1906 quando Schweitzer aveva solo trentun anni.

M. Caspita! Certo allora non c’erano gli smartphone, le cuffie, i twitter e facebook; e non erano di moda neppure i tatuaggi e gli spritz; i giovani avevano certamente più tempo per studiare. Tuttavia mi pare che sia stata un’impresa ragguardevole anche per quell’epoca.

P.  Sicuramente sì. La seconda edizione, quella che vedi qui sul mio tavolo, del 1913,  è tuttora considerata una pietra miliare in materia. O meglio è giudicata una specie di pietra tombale sui modi ottocenteschi di ricostruire storicamente la vita di Gesù.  Essa  ovviamente non segna la fine dell’interesse per Gesù, che era ed è ben vivo, attesta piuttosto la conclusione di una certa maniera di indagare su di lui.

M. Spiegati meglio, la figura di Gesù mi ha sempre affascinata anche dal punto di vista dell’indagine intellettuale. So che ci sono delle distinzioni ormai classiche come quella che parla di un «Gesù storico» e di un «Cristo della fede». So anche che si parla spesso di prima, seconda e terza ricerca su Gesù. Mi sfuggiva però che Albert Schweitzer fosse stato un protagonista – e dalla tue parole mi sembra di capire un grande protagonista – di questa vicenda. In questo panorama, dove si situa il suo contributo?

P.  Se assumiamo la distinzione da te proposta che parla di tre ricerche, il volume che vedi qui davanti pone fine alla cosiddetta prima ricerca. Lo fa senza possibilità di appello.

M.  È la pietra tombale di cui parlavi poco fa?

P.  Esatto. Non tutti gli studiosi sono però d’accordo – c’è forse da meravigliarsene? – su questa tripartizione. Non possiamo comunque perderci nei dettagli. Mi preme solo indicarti che il riferimento base per la distinzione tra Gesù storico e Cristo della fede è costituita da un teologo successivo, Rudolf Bultmann, ma di lui e della seconda ricerca parleremo, se mai, un’altra volta.

M. D’accordo, ma dimmi un po’ in sintesi, anzi, come si suol dire, in estrema sintesi – purtroppo non ho molto tempo per ascoltarti – il messaggio centrale di questo librone. Temo che non sia un’impresa facile.

P. Certo non è facile; ma non è neppure un tentativo disperato. Ci si può provare. Comincio con il leggerti uno dei brani più noti tratti dalle conclusioni.

M. Forse è tra i più famosi perché la gente non ce la fa a leggere tutto e a un certo punto salta alle pagine conclusive.

P. Come spesso capita i pensieri maliziosi non sono del tutto campati in aria; comunque la ragione della celebrità della frase sta soprattutto nella sua forza evocativa.

 

Strano destino quello della ricerca sulla vita di Gesù. Partì per trovare il Gesù storico, pensando di poterlo collocare nel  nostro tempo come egli è, come maestro e come salvatore. Spezzò le catene che da secoli lo tenevano legato alle rocce della dottrina ecclesiastica, gioì quando la vita e il movimento penetrarono di nuovo la sua figura e quando vide l’uomo storico di Gesù venirle incontro. Egli tuttavia non si fermò, passò davanti al nostro tempo, lo ignorò e ritornò al suo. La teologia degli ultimi decenni ne fu scandalizzata e spaventata, perché divenne consapevole che tutte le sue tecniche interpretative e le sue manipolazioni non erano in grado di trattenerlo nel nostro tempo, ma dovevano lasciarlo andare nel suo. Ed egli vi ritornò con la stessa necessità con cui il pendolo liberato si muove per rioccupare il suo posto originario (pp. 744s).

 M.  Adesso mi pare di capire perché tu parlavi di una svolta nella storia della ricerca. Le parole di Schweitzer sembrano aver posto la parola fine al fatto che la riscoperta del Gesù storico sfoci nel presentare una figura immediatamente comprensibile all’uomo dell’inizio del XX secolo.

P. Hai colto perfettamente nel segno. Nella ricerca storica ottocentesca prevalse l’idea di presentare Gesù come un maestro di alta moralità in perenne lotta con il legalismo farisaico. Proprio quel Gesù, liberato dai fardelli della dogmatica, era nelle condizioni di parlare all’uomo contemporaneo. Rispetto alla predicazione del regno di Dio, da tutti considerata componente fondamentale del Gesù storico, prevaleva una versione ricavata dal Vangelo di Luca (17,21) secondo la quale il regno è «dentro di voi»  (in realtà il testo dice però «in mezzo a voi»). La convinzione si concretizzava nella proposta di una morale basata sulla paternità di Dio e sulla conseguente fraternità esistente tra tutti gli esseri umani. Da queste convinzioni scaturiva un’etica nobile ed esigente che si poneva in contrasto con il legalismo.

M.  Ma che cosa non va in tutto ciò? Non è proprio questo per molti – me compresa – il messaggio più vero e perennemente valido annunciato da Gesù?

Piero Stefani


[1]Riproduco la prima parte di un dialogo che sarà letto nel corso della serata dedicata ad Albert Schweitzer nel 50° anniversario della morte. L’iniziativa si svolgerà a Ferrara nella Chiesa di S. Francesca Romana, via XX Settembre 47, venerdì 4 settembre alle ore 21. La seconda parte del dialogo comparirà sul “Pensiero” della prossima settimana. I testi citati provengono da A. Schweitzer, Storia della ricerca su Gesù, ed. it. a cura di F. Coppellotti, Paideia, Brescia 1986.

531 – Quale Gesù? (30.08.2015)ultima modifica: 2015-08-29T09:40:12+02:00da piero-stefani
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