510 – Un New Deal ante litteram ? (22.02.2015)

Il pensiero della settimana n. 510

 Un New Deal ante litteram?

 Quasi tutti ancora conoscono l’espressione «vacche grasse». Molti sanno che deriva dalla storia biblica di Giuseppe e, nello specifico, dalla sua capacità di interpretare i sogni: le sette vacche grasse indicano sette anni di buoni raccolti, le magre sette anni di carestia. Parecchi sanno che Giuseppe fu costituito viceré d’Egitto e assunse grandi provvedimenti per salvare il paese dalla fame. Alcuni sono a conoscenza delle misure da lui adottate. A pochi è noto che il libro della Genesi ne fornisce due versioni alquanto diverse.
Quando dal preannuncio si passa alla messa in pratica i resoconti biblici non collimano. Ce ne sono due: il primo è stringato e mite, il secondo è più ampio e inquietante. Uno si limita ad affermare che Giuseppe aperse i depositi e vendette il grano agli egiziani e in seguito anche a coloro che provenivano da altri paesi (cfr. Gen 41,55-57); il secondo, collocato vari capitoli dopo, propone una musica ben diversa. Qui si dice che Giuseppe vendette il grano, tuttavia la carestia proseguì e le riserve di denaro dei sudditi si esaurirono. Allora fu loro chiesto, come contropartita, il bestiame. Un anno dopo si fu da capo. Oltre al denaro, ora era venuto meno anche il bestiame. La gente, pur di vivere, era disposta a essere ridotta in schiavitù e a cedere i propri campi. Giuseppe rifiutò la prima proposta, mentre accolse la seconda. Tutta la terra divenne così proprietà del faraone, fatto salvo il terreno dei sacerdoti. Quanto alla popolazione, essa fu trasferita in altre località da un capo all’altro dell’Egitto. Fu pure mantenuta la tassazione del 20% (non particolarmente elevata per il Vicino Oriente antico) adottata negli anni delle «vacche grasse»; i quattro quinti del prodotto restavano quindi ai produttori.
Le misura adottate da Giuseppe esprimono una concezione statalista – e per di più favorevole a sacerdoti dediti a un culto straniero – di norma estranea alla Bibbia. In proposito si sono fatte varie ipotesi, compresa quella di individuare in questa pagina ha la presenza di una linea antimonarchica attestata anche altrove, per esempio là dove si afferma che il diritto (mishpat) del re gli consente di requisire campi, vigne e oliveti o, quanto meno, di tassarli per favorire i suoi ministri (cf. 1Sam 8,14-17). Un’altra lettura è più “vendicativa”; essa propone che lo scopo della narrazione sia quello di dimostrare che Giuseppe, oltre a salvare il paese dallo spettro della fame, fu in grado anche di asservire gli egiziani. In tal senso si espresse per esempio il Talmud (cf. b.Chullin 60b).
Tuttavia vi è anche una interpretazione secondo la quale il testo biblico vuole far trasparire una certa ammirazione per un intervento, fiscalmente non esagerato, capace di salvare la nazione dal disastro economico (ma come prendere sotto gamba il trasferimento forzato della popolazione?). Su questo fronte si attesta sicuramente Thomas Mann nell’ultimo volume della sua monumentale quadrilogia dedicata a Giuseppe e ai suoi fratelli [1]. Il passo risente del clima tipico del New Deal. Mann, durante i suoi anni americani, ammirò e conobbe personalmente il presidente Roosevelt. In alcune pagine di Giuseppe il nutritore, lo scrittore tedesco assume una condotta apologetica in base alla quale presenta l’antico viceré ebreo come una specie di esponente, ante litteram, di un intervento statale sensibile al benessere sociale della popolazione ma nel contempo difensore della proprietà privata. Purtroppo non fu compreso: «Il sistema economico di Giuseppe era una sorprendente mescolanza di socializzazione e di diritto alla proprietà individuale, che però fu intesa come una furberia, il gioco scaltro di un semidio» [2].
Quella che fino a non molto tempo fa si amava definire la “terza via” l’avrebbe dunque inventata Giuseppe? C’è da dubitarne; mentre non ci sono dubbi sul fatto che la Bibbia è più realista e meno devota di quanto lascino credere le omelie.

Piero Stefani

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[1] Regno-att. 1, 2015
[2] T. MANN, Giuseppe il nutritore, Oscar Mondadori, Milano, 1962, 406

 

510 – Un New Deal ante litteram ? (22.02.2015)ultima modifica: 2015-02-21T09:07:47+01:00da piero-stefani
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