486 _ La non esaudita preghiera per la pace

Pensiero della settimana, n. 486

 La non esaudita preghiera per la pace

      La preghiera non esaudita è da sempre un inquietante tema proprio dell’esperienza spirituale.  La questione così sollevata si apre su due fronti: quello dell’apologetica e quello dell’abbandono. Il primo a sua volta di sdoppia: dal lato dell’orante si afferma che egli prega male o chiede quanto è conveniente domandare, mentre dalla parte di Dio ci si appella a misteriosi disegni che, per quanto non compresi dalle creature umane, sono orientati infallibilmente al bene. L’altra possibilità, dal canto suo, si confronta in modo diretto con il silenzio di Dio e vive intensamente, senza saperla spiegare, la mancata risposta; è l’esperienza della «notte oscura». Invero vi è anche un’ulteriore alternativa  in base alla quale la delusione porta alla radicale conclusione che Dio semplicemente non c’è. La preghiera di richiesta diviene allora una proiezione di bisogni di tipo psicologico o sociale. In questo caso il problema non è risolto, è soltanto dissolto.

     Un fronte su cui la preghiera collettiva si è spesso scontrata con il proprio fallimento è quello della pace. Un secolo fa, nei mesi che segnarono il passaggio dal pontificato di Pio X a quello di Benedetto XV, si levarono preghiere perché cessasse la guerra appena deflagrata (ma ce ne furono anche altre che domandavano a Dio di far vincere la propria parte). Il conflitto durò però per oltre quattro anni e assunse la dimensione di una tragedia senza precedenti.
      In dimensioni più contenute, il discorso può essere ricondotto anche all’attualità.   La sera del giorno di Pentecoste, l’8 giugno scorso, papa Francesco ha indetto in Vaticano un incontro di preghiera per la pace tra israeliani e palestinesi. L’aspetto assolutamente inedito dell’iniziativa è che a essa parteciparono di persona il presidente israeliano e quello dell’Autorità nazionale palestinese. Nell’estate del 1914 era del tutto inimmaginabile che un papa chiamasse attorno a sé a pregare per la pace sovrani e capi di stato schierati su fronti contrapposti ma pur sempre leader di nazioni cristiane. Un mese fa nei giardini vaticani vi erano invece cattolici, ortodossi, ebrei e musulmani. A quanto ci è dato di vedere l’esito della preghiera è però lo stesso; siamo di fronte a un suo fallimento. Nelle ultime settimane la situazione nell’area israelo-palestinese  non ha fatto che peggiorare. Da una situazione di pace latente si è passati a quella di uno scontro cruento che minaccia di trasformarsi in guerra aperta. Nessuno, ora come allora, pensa alla situazione come innesco di un conflitto di enormi proporzioni. In effetti non paiono esserci gli estremi per avanzare previsioni di tal fatta. Tuttavia anche lo scopo della preghiera  dei giardini vaticani era mirato e rispetto a quella dimensione circoscritta il saldo è, almeno a breve, negativo.
     Un mese fa c’è stata una, sia pure contenuta, retorica incentrata sulla preghiera per la pace; oggi chiediamo solo che la riflessione sulla debolezza della preghiera non sia passata del tutto sotto silenzio. Lo facciamo proprio per salvaguardare il senso alto del pregare che quando è tale non può ignorare l’esperienza spirituale del mancato esaudimento. In caso contrario si rischia di consegnare la preghiera per la pace solo a una, sia pure inedita, forma di religione civile.

Piero Stefani

486 _ La non esaudita preghiera per la paceultima modifica: 2014-07-12T08:15:50+02:00da piero-stefani
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