478 – MEIS quattro anni dopo (18.05.2014)

Il pensiero della settimana, n. 478

 MEIS quattro anni dopo

Per iniziativa dell’amico Fiorenzo Baratelli si è parzialmente riaperto il discorso sul mio rapporto con il Meis (Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah) in fase di progettazione e di realizzazione – ecumenicamente aggiungo insh Allah – a Ferrara. Riporto la documentazione apparsa integralmente sul quotidiano on line FerraraItalia e parzialmente su altri organi di informazione locale.
 
Lettera aperta a Riccardo Calimani, Presidente della Fondazione Meis

     Gentile Presidente, ho atteso la conclusione della V edizione della Festa del Libro Ebraico per sottoporle una domanda che non penso sia solo mia: perché continua ad escludere Piero Stefani da ogni tipo di coinvolgimento che riguarda l’attività pubblica del Meis, fra le quali lo svolgimento dell’importante evento che si sta tenendo con successo da cinque anni? Non ho bisogno di ricordare a Lei, né tanto meno alla città chi è Piero Stefani: uno dei più autorevoli e stimati studiosi e conoscitori della cultura ebraica sul piano nazionale e internazionale. Chi lo desidera può constatare attraverso il sito di Piero Stefani come le sue settimane siano piene di impegni in giro per l’Italia chiamato da Associazioni, circoli culturali, enti pubblici… Ma Ferrara,  sede del Meis, ha deciso di ignorarlo. E’ una vergogna di cui chiamo Lei, come Presidente del Meis, a rendere conto alla città. Non so immaginare un motivo plausibile per una tale discriminazione se non riandando all’evento delle dimissioni di Piero Stefani da Direttore del Meis nel maggio2010 per incompatibilità con il suo stile di direzione. Ricordo un passaggio della lettera di dimissioni di Stefani, là dove faceva riferimento “…ad una gestione padronale e impaziente del suo Presidente…”. Ecco, questo è il punto: lei continua a considerarsi ‘padrone’ del Meis, continuando ad  usare il suo ruolo prestigioso per consumare una meschina ritorsione nei confronti di una persona  apprezzata e stimata, non solo a Ferrara, per le sue eccellenti qualità culturali e per la sua dirittura morale. Non sarei sincero fino in fondo se non accennassi ad una sorta di complicità e omertà di cui Lei può godere nell’uso ‘personale’ che fa del suo ruolo da  parte di chi è componente del comitato che decide programmi e attività del Meis. Inoltre, anche la stampa e l’informazione potrebbero essere più attive nel segnalare evidenti assenze e censure quando queste riguardano le persone migliori della città e che godono di alta reputazione ben oltre le sue mura. Per chi mi conosce e, soprattutto, per chi conosce Piero Stefani non c’è bisogno di precisare che egli non è a conoscenza di  questa iniziativa di cui mi assumo totalmente la responsabilità personale. Se Lei, presidente Calimani,  riterrà di rispondere, sappia che è una risposta che è dovuta alla città e non a me personalmente. Ma, soprattutto, mi auguro che Lei e chi collabora con Lei nella costruzione dei programmi del Meis tenga conto di quanto le scrivo per il futuro. La ringrazio per l’attenzione,  Fiorenzo Baratelli.

 Risposta  di Riccardo Calimani

      Gentile Fiorenzo Baratelli, la sua lettera mi permette di ribadire pubblicamente quanto dissi  a  Stefani: la porta è sempre aperta alla collaborazione.

Quanto al resto delle sue insinuazioni, sono del tutto frutto di malevolenza gratuita. Ai seguaci che hanno commentato la sua lettera dico che ho colto uno spirito di gruppo acritico, di parte e fazioso. Cordialità, Riccardo Calimani
 
Risposta a Riccardo Calimani
     Francamente non sono sorpreso per il tono risentito del Presidente del Meis, ma per la conferma della sua ottusa insensibilità nel non prendere atto che quattro anni fa si è consumata una rottura che ha provocato una ferita che resta aperta. Nella risposta del Presidente è presente un dosaggio tra ipocrisia e denigrazione. L’ipocrisia riguarda la spiegazione (si fa per dire…) circa l’assenza di Piero Stefani da ogni tipo di attività che riguarda il Meis. Scrive Calimani: “La porta è sempre aperta alla collaborazione…”. Come se spettasse a Stefani bussare alla sua porta per chiedere di essere utilizzato. Per esempio, nel preparare il programma della Festa del Libro Ebraico ha aspettato, forse, che Gad Lerner o Enrico Mentana gli chiedessero di essere presenti? Per una volta, presidente Calimani, rinunci all’orgoglio personale (legittimo, ma improprio nell’esercizio di un ruolo delicato quale è il suo…) e inserisca Piero Stefani nella programmazione futura delle attività del Meis. In ogni caso, questo è ciò che mi sono permesso di chiedere anche agli altri importanti interlocutori che concorrono a qualificare l’attività pubblica del Museo. La denigrazione riguarda, invece, la parte in cui liquida con tono sprezzante gli interventi che si sono succeduti a sostegno della lettera aperta. Con amarezza devo constatare che lei non ha ancora preso conoscenza delle personalità eccellenti di questa città verso cui si permette definizioni offensive. Forse il sindaco Tiziano Tagliani (che conosce molto meglio di lei la nostra città…)  potrà spiegarle  chi sono e cosa rappresentano le persone che lei ha liquidato come seguaci faziosi e di parte… In conclusione, al di là delle asprezze, mi auguro che questo scambio possa rappresentare l’avvio di una ricucitura tra il Meis e il contributo che ad esso può recare uno dei figli migliori di questa città. Questo, in ultima analisi, è stato lo scopo della mia iniziativa e di chi l’ha sostenuta.
Cordialmente, Fiorenzo Baratelli
 
Intervento di Piero Stefani
      Quando quattro anni fa diedi le dimissioni da direttore scientifico del Meis ero convinto di essermi  messo nella condizione impotente che fu, per un evento di ben altra portata, dei socialisti italiani allorché nel 1915, in riferimento all’entrata in guerra del nostro Paese, lanciarono lo slogan: «né aderire, né sabotare». A questa linea mi sono comunque attenuto, anche quando ho preso parte ad attività che coinvolgevano temi propri anche del Meis. Colgo l’occasione per ringraziare l’Accademia Corale Veneziani che da tre anni mi invita a collaborare al concerto della memoria.
   Mi accorgo ora, grazie all’iniziativa dell’amico Baratelli, a cui va la mia riconoscenza, che il presidente Calimani avrebbe desiderato da parte mia una linea di condotta più interventista. Lo ringrazio e mi scuso con lui di non averlo capito nel corso degli scambi informali e privi di risentimenti personali che abbia avuto modo di avere in questi anni. Preso atto della sua disponibilità ne approfitto per lanciare due piccole proposte.
   Come dimostrano tanti musei italiani, last but least quello delle scienze di Trento, una percentuale ragguardevole dei  visitatori è costituita da classi. Il futuro museo Meis ha fin da ora  un bisogno strutturale di farsi conoscere a livello nazionale nel mondo della scuola. Stante la non esaltante situazione scolastica attuale, la via più percorribile è quella dei concorsi. Perché il Meis non bandisce, in collaborazione con il Miur, un concorso nazionale su temi che gli sono propri? La cerimonia di premiazione potrebbe diventare un momento qualificante della Festa.
   Ho da poco appreso che, in virtù di una notevole continuità istituzionale, la scrivania ufficiale del sindaco di Ferrara è la stessa che fu di Renzo Ravenna, il quale, come è noto, fu l’unico podestà ebreo d’Italia.  Perché il Comune non delibera di dare, a tempo debito, la scrivania in dotazione al futuro museo? Collocata in un ambiente adatto e con distese sopra una copia del Corriere padano e di un quotidiano nazionale che annunciano le leggi antiebraiche del 1938 costituirebbe una efficace maniera museale  per introdurre il discorso sugli ambivalenti rapporti tra ebrei italiani e fascismo.
Piero Stefani

 

478 – MEIS quattro anni dopo (18.05.2014)ultima modifica: 2014-05-17T06:00:13+02:00da piero-stefani
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