421_Passione e razionalità (27.02.2013)

Il Pensiero della settimana n. 421

  

     Nulla sembra più conforme alla natura della passione, ma non è così. In essa il «naturale» è sempre rivestito di «altro», in essa vi è spazio per l’artificiale, per l’ astratto, a volte persino per il  sofisticato.

    Prendiamo la passione di riferimento per una moltitudine di italiani: il calcio. Perché lo slancio irrazionale di urlare ed esultare o di cadere in un nero sconforto trovi vigore occorrono molte dosi di razionalità. Se non si conoscono le regole non ci si appassiona, perché allora non si capisce cosa sta avvenendo. In tal caso è, per esempio, precluso discutere se una espulsione sia stata giusta o sia invece il frutto di una losca macchinazione. Se si ignorano le tattiche, l’incompetenza smorza il sentire. Allora ci si accorge meno se c’è un errore da parte dei propri beniamini e perciò la deprecazione resta inespressa; al pari non si capisce neppure la raffinatezza di una giocata e perciò il piacere estetico si depotenzia. Lo stesso vale per le automobili, per il tennis, per la musica lirica, per il bridge, per la pesca al salmone, per il teatro, per  il cinema, per la pittura… La stessa arte di sedurre è legata a un’immaginazione calcolante e a una razionalità progettante (e per saperlo non è necessario essere Kierkegaard o Monsieur Verdoux).

     Tutto ciò vale anche per la politica? Lo dovrebbe e al massimo grado. Lì il progetto e il calcolo, nel senso tanto positivo quanto negativo del termine, dovrebbero recitare la parte del primo attor

     Analoghe considerazioni dovrebbero valere per lo stilare i bilanci, trarre le somme e valutare i successi e i fallimenti. È fuor di dubbio che i politici quando dispiegano la loro attività seduttiva – vale a dire quando sono in campagna elettorale – irrorano la loro passione per il potere con massicce dosi di calcoli; il fatto che siano fallibili, nulla toglie che per attuarli occorra compiere molti ragionamenti ipotetici. Tuttavia molti elettori, e forse anche un certo numero di militanti, sembrano essere in preda a passioni più irrazionali di quelle dei tifosi. Infatti danno prova di conoscere assai meno le regole della politica (si tratti di principi istituzionali o di leggi elettorali) di quanto accada agli appassionati di calcio nel loro campo di competenza.

     La parola «porcellum»  – anche a motivo della sua vivace coloritura – è largamente nota. Ma quanti di coloro che andranno a depositare la propria scheda nell’urna sono davvero a conoscenza delle molteplici regole che trasformeranno la loro croce in una pietra utile a costruire la dimora in cui abiteranno gli eletti? In un quadro frammentato come l’attuale, quanti elettori, nel compiere la loro scelta, terranno conto del fatto che la coalizione che ottiene la maggioranza relativa avrà garantiti alla Camera quanto meno 340 deputati? Stando alle previsioni, quindi, con un terzo (o  anche meno) di voti espressi si avrà la maggioranza assoluta in un ramo del Parlamento. Qualcosa si sa, ma a spanne.

     Analogo discorso vale per la conoscenza dei candidati che, grazie al nostro voto, siederanno in Parlamento. Nulla di paragonabile alle disquisizioni che commentano un neo-acquisto di una squadra di calcio. Quanto vale per la legge elettorale e per i candidati può dirsi anche per molti aspetti istituzionali.

     L’esultanza o lo sconforto che accompagnerà i prossimi risultati elettorali sono confrontabili all’istintiva reazione di un neofita del calcio che ignori cosa sia un calcio d’angolo o che funzione abbia una barriera in un calcio di punizione. Non è domanda lieve chiedersi a cosa valga la partecipazione democratica quando la conoscenza delle regole è tanto scarsa. La responsabilità dei politici in proposito è netta. Si fanno grandi appelli al voto, ma non ci si impegna a fondo a spiegare le regole. Lungo le strade, per legge, ci sono grandi spazi per le affissioni elettorali, per lo più vuoti; i manifesti hanno fatto il loro tempo (per dirne l’anacronismo, basti affermare che si è vista anche qualche rara edera, corredata dalla patetica scritta «i repubblicani ci sono»). Tuttavia, almeno dalle mie parti, latita ancora, a poche ore dal voto, l’elenco delle liste bloccate con i nomi e cognomi degli eleggibili.

     Vi è una constatazione sicura: il comportamento dei politici è stato uno dei fattori che ha gettato grandi secchiate d’acqua sulla passione politica dei nostri connazionali. Non a caso chi ha riempito più di chiunque altro le piazze di appassionati è stato il leader di un movimento che, finora, non ha mai avuto rappresentanti in Parlamento. Sicuramente questa volta ne avrà e non saranno pochi; cosa avverrà in futuro nelle aule parlamentari e in seguito nelle piazze a motivo di questi nuovi parlamentari è tutto ancora da verificare.

Piero Stefani

 

 

421_Passione e razionalità (27.02.2013)ultima modifica: 2013-02-23T09:52:00+01:00da piero-stefani
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