500 _ L’Immacolata (07.12.2014)

Il  pensiero della settimana, n. 500

 L’Immacolata

      Dietro le errate precomprensioni c’è sempre l’ignoranza. Non basta però fermarsi a questa prima constatazione. Spesso occorre spingersi più in là e domandarsi perché la non conoscenza si addensa proprio su quell’argomento e non su un altro. L’«immacolata concezione» è un esempio lampante di questa situazione. La maggior parte delle persone ritiene che essa riguardi il concepimento verginale da parte di Maria e non già il suo essere nata senza peccato originale. Ciò non dipende certo dal fatto che la liturgia proponga come vangelo il racconto dell’annunciazione (Lc 1,26-38). Le ragioni sono altre. Tra esse primeggiano, da un lato, la convinzione di lungo periodo che attribuisce al cattolicesimo una visione solamente funzionale alla sessualità e, dall’altro, la difficoltà di dar credito alla visione dogmatica che sta dietro a questa solennità. In altre parole, alle spalle del comune fraintendimento vi sono all’opera vecchi residui e nuove difficoltà. 

     La rivalutazione di una sessualità coniugale anche non connessa in modo diretto alla procreazione è prospettiva relativamente recente nell’insegnamento cattolico. È un cambio di orizzonte che apre una serie di questioni in precedenza inimmaginabili. Per essere solo apparentemente banali, il ragionamento che si fa è, su per giù, riconducibile a questi termini: se la sessualità è una realtà buona perché va esercitata solo nell’ambito matrimoniale? Perché mai occorre un sacramento per trasformare in atto buono un comportamento che prima costituiva un peccato? Alla fin fine, non sarà che i preti continuano a guardare con sospetto al sesso?

     L’altro pregiudizio riguarda il sacramento del battesimo e il suo legame con il peccato originale. Un tempo era credenza comune che la creatura umana nascesse bisognosa di una salvezza soprannaturale e che solo il battesimo la mettesse al riparo da un destino negativo, per questo ci si affrettava a battezzare i neonati. Ora la convinzione, almeno espressa in questi termini, si è largamente dissolta. È divenuto perciò difficile credere che solo Maria sia nata senza peccato originale quando non si scorge traccia di esso né nel proprio figlio appena nato, né in figli o nipoti che crescono non battezzati ma circondati da affetto ricevuto e dato.
     La solennità resta, perciò, nei suoi contenuti poco compresa. Molti, quindi, continuano ad assumere l’«immacolata concezione» come equivalente del «concepimento verginale». Stando così le cose, forse un modo pastoralmente adeguato per celebrare questa solennità sarebbe proprio quello di assumerla come occasione per ripensare a fondo il senso del nostro battesimo. Vale a dire a guardare, paradossalmente, a quel che Maria non fu. In virtù della sua unicità ella non ebbe bisogno dell’atto che sigilla il nostro essere credenti. Tuttavia è proprio il sacramento del battesimo a renderci simili a lei. Quello che ci accomuna è in ogni caso la fede che Maria ebbe e che il battesimo presuppone. Riflettere sul significato autentico del battesimo comporta dunque pensare sia al  vero senso della fede sia all’opera di salvezza compiuta da Dio.
     Parlare dell’Immacolata significa anche  richiamarsi alla «storia sacra». Si trattò per lungo tempo di un modo prevalente di avviare alla comprensione delle opere di Dio. Oggi in larga misura non è più così. Il ritorno a una lettura diretta della Bibbia mostra come le vicende narrate dal testo siano assai più frastagliate di una linea retta che va dall’inizio alla fine. I Vangeli sono quattro, due le formulazioni dei Dieci comandamenti ( Es 20, 1-21;  Dt 5, 1-21), due anche  le versioni della creazione (Gen 1,1-2,4a; 2,4b- 25); i due libri delle Cronache riraccontano le vicende contenute nei libri dei Re e così via. Per leggere la Bibbia bisogna prestare attenzione alla pluralità. Accanto a ciò c’è la presenza di un senso storico non propenso a interpretare determinati personaggi come figure che attendono di trovare il loro compimento altrove. Per comprendere l’Immacolata non basta vedere Eva come figura di Maria – interpretazione molto diffusa anche nell’Oriente cristiano che pur non recepisce questo dogma. Tuttavia questo modo di intendere è pur sempre un passaggio necessario.
     Una lettura storica vede nella donna che schiaccia il capo al serpente un’espressione mitica del fatto che l’animale strisciante può venir calpestato, ma può anche insidiare con il suo morso chi lo calpesta (Gen 3,15). Le statue di gesso di Maria presenti nelle ricostruzioni delle grotte di Lourdes leggono l’episodio in altro modo. Esse interpretano a un tempo in modo mariano sia la Genesi sia l’Apocalisse. Da Eva deriva il serpente schiacciato, dalla donna dell’Apocalisse la luna e la corona di stelle (Ap 12 ). Maria da sola, senza avere il figlio il braccio, riassume il principio e la fine della storia, vale a dire abbraccia tutto. Chi si attiene al senso storico del testo non vi scopre però né l’una né l’altra cosa. Del resto chi si inginocchia davanti alla grotta probabilmente pensa più a chiedere qualche grazia che alla storia sacra. È giusto che sia così.
     Dal canto suo anche nel catechismo rivolto ai piccoli e, in modo sempre più sporadico, ai grandi prevale  sempre più l’aspetto esperienziale del vissuto, dell’amore verso il sofferente, l’emarginato, il bisognoso, della bellezza dell’amicizia e di una comunità unita. Il grande arco della storia che va delle origini alla fine è sempre più difficile da presentare. Lo è anche perché sia l’inizio sia la fine della storia umana ci si prospettano in modo diverso da quello che per secoli è stato dicibile quasi alla lettera: la creazione in sei giorni, la finale venuta del Figlio dell’uomo sulle nubi del cielo.
     Come celebrare allora la solennità dell’Immacolata? Forse ci resta solo il modo più semplice ma anche più vero e arduo. Credere e sperare che Dio vinca per sempre il peccato. Non è poco, anzi è tutto. Maria è primizia della Gerusalemme nuova che scende dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,3-4).

 Piero Stefani

 

 

500 _ L’Immacolata (07.12.2014)ultima modifica: 2014-12-06T08:24:12+01:00da piero-stefani
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