Da Natale all’Epifania secondo il Ghirlandaio

Pensiero n. 627

Da Natale all’Epifania secondo il Ghirlandaio

Lo Spedale degli Innocenti fu per secoli una delle grandi istituzioni fiorentine. Nel 1294 il Comune di Firenze affidò la tutela dei bambini abbandonati all’Arte della seta. Quest’ultima, divenuta ricca e potente, volle, all’inizio del XV secolo, un ospedale che accogliesse «sub titulo Sanctae Mariae degli Innocenti» i fanciulli «qui vulgo dicitur gitarelli». La costruzione fu affidata a Filippo Brunelleschi a cui si deve il celebre, splendido portico. Il Consiglio del popolo approvò il progetto nell’ottobre del 1421 quando i lavori erano già iniziati da due anni. La solenne apertura ebbe luogo però solo nel gennaio del 1445. L’avvenimento fu vissuto da molti con emozionata partecipazione. In quella circostanza, per esempio, il ricco mercante Lapo di ser Piero Pacini, dopo aver donato tutti i suoi beni, divenne assieme alla moglie «oblato e commesso» della nuova istituzione. Pochi giorni dopo giunse la prima, piccola ospite, Agata Smeralda. A lei si aggiunsero ben presto molti altri. Lo Spedale cominciò a coinvolgere un gran numero di persone. Nel 1534 si trovavano in casa tra bimbi, uomini e donne 550 bocche, inoltre vi erano trenta balie, mentre 1036 «putti» si trovavano a balia fuori.
Verso la fine del Quattrocento il priore Giovanni Tesori commissionò a Domenico Ghirlandaio un’Adorazione dei Magi da porre sull’altare maggiore della chiesa (l’opera è attualmente conservata nel museo dello Spedale). Pittore e committente sono entrambi raffigurati nel quadro. Le caratteristiche più salienti della rappresentazione si trovano però in altri particolari che la collegano in modo diretto all’istituzione che l’ha voluta: la capanna che accoglie il bambino è una struttura aperta, dietro a essa si sta erigendo un muretto di mattoni, a compiere l’opera sono due commessi laici dello Spedale; i Magi sono a loro volta seguiti da un corteo di dignitari dell’Arte della seta; in primo piano è raffigurato un anacronistico Giovanni Battista già adulto rivestito di pelli di cammello, il santo, patrono della città, evidenzia la fiorentinità dell’istituzione. La pala, gremita di personaggi, ha come sfondo un placido paesaggio. Tuttavia in esso ci sono momenti drammatici. Vi è raffigurata infatti la strage degli Innocenti. Si scorge un gruppo di madri che fuggono disperate portando in braccio le proprie creature, alcuni bimbi sono già caduti a terra: su tutti loro incombe la terribile minaccia delle spade sguainate brandite dai soldati. Due di questi piccoli, uccisi e santificati, sono posti, adoranti, in primo piano: uno affianca il Battista, l’altro è collocato in mezzo ai tre Magi. Alcuni richiami natalizi in alto, gli angeli che cantano «Gloria in excelsis Deo», e in fondo a destra l’angelo che nella notte chiama i pastori, favoriscono l’addensarsi nel quadro di riferimenti a tutto il periodo che va dal Natale all’Epifania (la festa liturgica degli Innocenti cade il 28 dicembre).
Tra i tanti personaggi, antichi e moderni, presenti in questa manifestazione del bambino Gesù sono i piccoli uccisi a essere i più simili al loro Signore. Gli Innocenti, ancor più di Santo Stefano sono i veri protomartiri. Lo sono non perché hanno offerto la loro vita, essa è stata a loro semplicemente sottratta a causa di Gesù. Secondo la grande tela, la più autentica manifestazione dell’alto (Epifania) non è la stella (assente nel quadro), sono i bambini assassinati e adoranti. L’astro è lontano e non patisce, i bimbi sono prossimi e soffrono. Rispetto alla celebrazione liturgica si tratta di una collocazione posticipata dal 28 dicembre al 6 gennaio; se confrontata con la narrazione evangelica si è invece di fronte a un anticipo: la strage non poteva essere contemporanea alla visita dei Magi visto che ne fu una conseguenza diretta (cfr. Mt 2,13-18). Eppure, nonostante la duplice sfasatura, percepiamo che l’evento che conseguì dall’adorazione nella pala del Ghirlandaio ne diviene il cuore. L’Agnello dell’Apocalisse è ritto e sgozzato (Ap 5,6), allo stesso modo pure le candide vesti dei due bimbi uccisi sono trapuntate da coralli di sangue.
Cosa rimasto del dramma racchiuso in questo concentrato di fese raffigurato dal Ghirlandaio. Comprendiamo ancora, pure se la sua forma istituzionale è ormai anacronistica, il senso di misericordia che mosse l’erezione dello Spedale; non capiamo invece più come possa essere trasfigurata la sofferenza dei bambini la quale continua senza posa a dilagare nel mondo. Il nucleo residuale della speranza è che sia Dio a comprenderla e trasfigurarla; mentre tutte le istituzioni, a cominciare da quelle ecclesiastiche, sono prive di questa capacità, al più possono, anzi debbono, cercare di alleviare qualche sofferenza.

Da Natale all’Epifania secondo il Ghirlandaioultima modifica: 2020-01-03T18:32:57+01:00da piero-stefani
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