XXI Domenica del tempo ordinario (C) I punti cardinali

XXI domenica del tempo ordinario
Is 66,18-21; Sal 117(116); Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30

I punti cardinali

Verranno da tutti e quattro i punti cardinali per sedere alla mensa del regno di Dio (Lc 13, 29). Il soggetto è sottointeso (è una possibilità aperta a tutti), così come lo è il luogo rispetto al quale si stabiliscono il nord e il sud, l’est e l’ovest. Nella Bibbia il settentrione e il meridione, l’oriente e l’occidente si misuravano nei confronti di Gerusalemme.
La più tipica qualificazione biblica di Gerusalemme è di presentarla come «città di Davide», è stato infatti quel re a rendere l’antica città gebusea un luogo centrale per Giuda e Israele (2 Sam 5,6-12). Gerusalemme ebraica è una città trovata, ossia preesistente. Israele ha per padre un «arameo errante» (Dt 26,6), Gerusalemme ha un’origine straniera. Nel profeta Ezechiele (16,1-3) si legge: «Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: “Tu sei per origine e nascita del paese dei cananei, tuo padre era un amorreo e tua madre un’ittita”». Nonostante il fatto che qui l’origine non ebraica della città sia detta per rimarcarne una specie di intrinseca vocazione verso l’infedeltà, resta vero che l’amorreo e l’ittita rappresentano un riferimento antecedente alla Gerusalemme ebraica.
A questo quadro allusivo alla nascita multiforme della città di Davide dai goyim (le genti, vale a dire i popoli non ebrei) ne corrisponde un secondo, speculare e complementare al primo, in base al quale sono le genti a essere nate a Gerusalemme. Nel libro dei salmi si legge: «Il Signore ha fondato Sion sulle sante montagne, ne ama le porte più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose stupende, città di Dio. Ricorderò Rachab e Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco la Filistea, Tiro e Kush là sono nati» (Sal 87, 1-4). In questo salmo Sion è celebrata come culla e centro dei popoli. Tali versi costituiscono una specie di preannuncio della visione, durata fino all’epoca medievale, che considerava la città «ombelico del mondo». Il mostro marino Rachab designa infatti l’Egitto e allude perciò all’ovest; Babilonia occupa l’oriente; la Filistea e Tiro si situano a nord; Kush, ovverosia l’Etiopia, a sud: Gerusalemme troneggia al centro dell’ecumene. Unendo assieme i due pannelli, si conclude che Gerusalemme viene alla luce nel contesto dei popoli, mentre questi ultimi, a loro volta, nascono nell’orizzonte della città di Davide. Il pellegrinaggio finale delle genti a Gerusalemme, tante volte annunciato dai profeti (cf. Is 2,2; 60,3; 66,18-21; Mic 4,1; Zc 8,20-22; 14,16-17), costituisce perciò una specie di ritorno alle origini.
Non è occasionale che la domanda «Signore, sono pochi quelli che si salvano?» Lc 13, 23) avvenga mentre Gesù «era in cammino verso Gerusalemme» (Lc 13, 22) al fine di compiervi il proprio esodo (Lc 9,31.51). Non è fortuito neppure il fatto che il tredicesimo capitolo di Luca termini con un accorato lamento-appello rivolto alla città dove muoiono i profeti (Lc 13,33-35). Nel vangelo Gerusalemme non è più soltanto la città di Davide, è anche quella della morte e della resurrezione di Gesù. Gli ultimi che saranno i primi, da qualunque parte provengano (Lc 13,30), saranno coloro che partecipano al capovolgimento della croce: «perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme» (Lc 13,33). La morte e la resurrezione di Gesù sono avvenute in un determinato luogo ma valgono per tutti i tempi e tutti i luoghi.
I punti cardinali nel vangelo sono un simbolo non una realtà (peraltro per sua natura convenzionale) verificabile empiricamente. «Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze» (Lc 12, 26). Aver avuto un’esperienza diretta nel «qui e ora» non è garanzia di salvezza. Aver fisicamente mangiato con Gesù non conta nulla se quell’atto non è stato vissuto come preannuncio, primizia e simbolo della mensa del regno di Dio (Lc 13, 29). Agli ultimi che, essendo fisicamente lontani, non hanno visto, è concesso di diventare i primi nel regno. Verranno da settentrione, meridione, oriente e occidente, vale a dire riconosceranno, dovunque si trovino, che Gesù è morto e risorto nella Gerusalemme geografica per aprire, potenzialmente a tutti, le porte della Gerusalemme nuova scesa dal cielo (cf. Ap 21-22).

XXI Domenica del tempo ordinario (C) I punti cardinaliultima modifica: 2019-08-24T15:33:16+02:00da piero-stefani
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