IV Doenica di Quaresima(C) La festa delle lacrime

IV domenica di Quaresima
Gs 5,9-12; Sal 34 (33); 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32.

La festa delle lacrime

Il quindicesimo capitolo del Vangelo Luca inizia affermando che tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo. L’espressione è enfatica: non saranno stati certo tutti; il desiderio di ascoltare era però autentico. Era un ascolto orientato alla conversione. La familiarità con i peccatori suscitò il mormorio di farisei e scribi. Gesù risponde loro raccontando tre parabole: «La pecora smarrita» (Lc 15, 4-7); «la moneta perduta» (Lc 15, 8-9); «il padre misericordioso e i due fratelli» (Lc 15,11-31). Nelle prime due viene messa in luce la ricerca di quanto si era smarrito. Fin dall’iconografia più antica il pastore con in spalla la pecorella ritrovata è stato associato a Gesù; nulla del genere è invece avvenuto per la ricerca compiuta dalla donna; eppure il suo accendere la lampada, il suo spazzare e soprattutto il suo rallegrarsi con le vicine comunica un messaggio analogo a quello contenuto nella parabole precedente. Nella storia cristiana il contesto tutto femminile della ricerca e del ritrovamento della moneta ha ostacolato la scelta di vedere anche nella donna di casa (e non solo nel pastore) una figura di Gesù. È bene recuperare oggi questa prospettiva, anche al fine di compensare il carattere tutto maschile che contraddistingue i protagonisti della parabola successiva: padre, figli e pesino servi.
Nella terza parabola, dove i protagonisti sono non a caso persone umane, il padre non va alla ricerca del figlio che si è allontanato, si limita ad attendere. Gli corre incontro soltanto quando lo vede (Lc 15,20). Il primo passo, per quanto incerto, lo deve compiete chi, dopo essersi sviato, è tornato in se stesso (Lc 15,17). L’atto compiuto dal figlio da solo non basta; per ritornare a vivere pienamente occorre l’accoglienza del padre, tuttavia quest’ultima per manifestarsi necessita, a propria volta, che ci si sia già avviati sulla via del ritorno.
Nella parabola per due volte si propone il motivo del perché occorra gioire; se lo si ripete è perché in un caso è connesso alla condizione di figliolanza («facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita», Lc 15, 23-24), mentre nell’altro concerne la relazione di fratellanza («bisognava far festa e rallegrasi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita» Lc 15, 32). Il primo legame è sicuramente ripristinato, rispetto al secondo il discorso resta in sospeso. Non ci è dato conoscere la risposta del fratello maggiore (impersonificazione dei farisei e degli scribi), mentre sappiamo che, in precedenza, egli aveva girato le spalle alla fratellanza («ma ora che è tornato questo tuo figlio…» Lc 15,30). Neppure il padre è nelle condizioni di istaurare la fratellanza se fra i suoi due figli continua a esserci dell’ostilità. Perché si dispieghi la riconciliazione, forse non è sufficiente la festa, occorrono anche le lacrime. A indicarcelo non è però la parabola evangelica.
Giacobbe sta per incontrare Esaù e teme a motivo dell’inganno grazie al quale gli ha sottratto la primogenitura (cf. Gen 27). Tuttavia in questo caso fu proprio Esaù (che pure aveva patito un danno molto più grave di quello ipotizzato dal fratello maggiore della parabola) a svolgere il ruolo più nobile. I vent’anni trascorsi avevano smorzato in lui la sete di vendetta; il passare del tempo da solo non basta però a spiegare il suo comportamento: troppe volte l’odio ha dimostrato di essere dotato di una memoria più tenace dell’amore. «Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero» (Gen 33,4). È la stessa sequenza di gesti compiuti dal padre della parabola, con in più il pianto di entrambi che in questo caso vale più di ogni festa. Le lacrime di Esaù e Giacobbe segnano una riconciliazione piena che resta in forse nella parabola evangelica. Il padre da solo non può tutto. Lo stesso vale per i festosi inviti alla gioia, neppure essi raggiungono la loro meta quando non sono preceduti dalle lacrime.

IV Doenica di Quaresima(C) La festa delle lacrimeultima modifica: 2019-03-29T19:27:26+01:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo