608 – Cronaca di una passione (02.04.2017)

Il pensiero della settimana, n. 608

 Cronaca di una passione

     A partire dal 2012 in Italia sono già 800 gli imprenditori che si sono tolti la vita. Le notizie al loro riguardo si danno, ma senza troppo rilievo. Si afferma che si tiene questa linea di condotta al fine di esorcizzare l’effetto imitativo; si tratta di un argomento usato, in realtà, in maniera troppo selettiva: se ciò fosse tenuto sempre presente le scremature dell’informazione sarebbero drastiche. Per fortuna l’esito non è sempre fatale: nel Veneto sono circa 450 gli imprenditori sotto cura psicologica grazie a un’iniziativa specifica rivolta in questa direzione. A questo tema è dedicato il film Cronaca di una passione di Fabrizio Cattani: i due personaggi principali sono affidati rispettivamente a Vittorio Viviani e a Valeria Ciangottini. La qualità della regia e della recitazione è alta; di contro la circolazione del film è molto bassa e per di più legata a iniziative prese da associazioni di categoria.

    La trama, nata dall’intreccio di due storie reali, è riassumibile in poche righe. Anna è una piccola imprenditrice nell’ambito della ristorazione, Giovanni un esodato. In difficoltà economiche, la proprietaria opta per pagare i dipendenti piuttosto che fare i versamenti fiscali. Inizia una spirale che porta prima al pignoramento della casa, poi alla chiusura del locale trovato non a norma rispetto a una canna fumaria. Giovanni è un lottatore, non si rassegna. Si appella a varie autorità, mobilita i media. Ottiene promesse; a brevi speranze succedono  però delusioni sempre più cocenti. La più che quarantennale vita di coppia tuttavia regge fino ad attuare, all’insegna dell’amore, un duplice, volontario congedo dalla  vita.

   In uno dei dibattiti seguiti alla proiezione del film, il regista ha raccontato quanto appreso da un imprenditore che possiede una catena di forni nello Spezzino: è fornitore della marina militare ed è creditore nei suoi confronti di una somma molto ingente che lo stato però non gli versa, d’altro canto pesa su di lui, da parte di altri organi dello stato, un procedimento per mancato pagamento fiscale. L’episodio è reale e simbolico a un tempo. Tuttavia anche dove non ci sono palesi inadempienze, le procedure burocratico-amministrative applicate pedissequamente senza confrontarsi con le situazioni concrete creano drammi reali. Non c’è comunque solo lo stato, una quota non secondaria del problema è imputabile anche alle banche e a una serie di illeciti compiuti anche in basso. Va da sé che pure nella denuncia si può correre il rischio tanto di fare ‘di tutte le erbe un fascio’ quanto di sfruttare a favore della propria parte politica un malcontento che ha reali motivi per manifestarsi.

    Il film ha una sua profonda ragion d’essere e nella sua asciutta sobrietà induce a provare un’affettuosa e pensosa simpatia per Giovanni e Anna. La sua visione spinge ad augurarsi che l’opera possa avere una qualche incidenza sul reale.  Tuttavia sorge una domanda che non è né generalizzabile, né antitetica alla pietas: quale cultura ha fatto sì che tante vite abbiano legato così strettamente la loro stessa esistenza alla dimensione economica? L’interrogativo, è ovvio, vale per noi vivi. Lo si propone non per giudicare, ma per chiederci, in positivo, quali siano gli stili di vita che consentano al lavoro di dar corso alla sua capacità di produrre beni condivisi. La dignità del lavoro non può prescinderne. Posto in questa luce, il problema non riguarda solo la burocrazia, l’amministrazione e le banche; siamo infatti di fronte a una dimensione che interagisce con l’esistenza quotidiana di ciascuno di noi.

Piero Stefani

608 – Cronaca di una passione (02.04.2017)ultima modifica: 2017-04-01T08:00:18+02:00da piero-stefani
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