606 – Savonarola e Lutero (19.03.2017)

Il pensiero della settimana, n. 606

Savonarola e Lutero[1]

   Il logo ufficiale scelto per celebrare il giubileo della Riforma pone al di sopra dell’immagine di doctor Martinus questa scritta «Am Anfang war das Wort», mentre nella parte bassa si legge «Luther 2017, 500 Jahre Reformation». La scelta dell’incipit del vangelo di Giovanni («In principio era la Parola») evidenzia la centralità che nel mondo riformato ha la Parola. Dal canto loro il nome di Lutero, la data e il numero degli anni rimandano alla parola Riforma. Qui cominciano i problemi. È fuor di dubbio che, se si contassero gli anni in modo rigorosamente storiografico, nel 1517 nessuno, a cominciare da Martin Lutero, avrebbe immaginato che si fosse messo in moto un processo destinato a dar origine in modo stabile a una serie di Chiese cristiane diverse da quella cattolico-romana. La scelta del termine Riforma per indicare tutto il mondo protestante è, peraltro, tardiva e risale, quasi certamente, alla storiografia protestante  ottocentesca.

   Riforma e Controriforma sono categorie di origine storiografica che hanno assunto un valore simbolico-evocativo. In definitiva sono diventate espressioni per indicare modi diversi di essere cristiani. Da un lato vi è il primato della Parola, dall’altro quello dei sacramenti amministrati attraverso la mediazione di un sacerdozio ordinato maschile. Specie a partire dal Concilio Vaticano II, molto è mutato anche nell’ambito della Chiesa cattolica romana cosicché la Bibbia ha riconquistato centralità sia nella liturgia sia nello studio. La struttura di base non è però mutata, l’asse portante per la Chiesa cattolica romana resta imperniato sul sacerdozio ordinato. Nel mondo evangelico dal canto suo si assiste, attualmente, a una proliferazione di Chiese non storiche (si pensi alla crescita esponenziale dei Pentecostali) a cui poco importa di quel che avvenne nella Germania del XVI secolo.

  Celebrare cinquecento anni della Riforma implica muoversi in un’area eminentemente europea. Non c’è nulla di male a farlo, specie in un momento in cui l’Europa ha un forte bisogno di guardare alla propria storia al fine di affrontare il suo problematico domani. Pensare storicamente significa occuparsi non solo di quello che è stato ma anche di quello che avrebbe potuto essere e non fu. Si dirà che la storia si occupa del mondo reale dei fatti e non di quello delle virtualità. D’accordo; tuttavia si può proporre una storia anche di un bocciolo che non è riuscito a divenire fiore. Per questo motivo le istanze di riforma presenti alla fine del XV secolo e all’inizio di quello successivo godono nel mondo cattolico contemporaneo di un forte interesse.

   Tra le figure dello scorcio finale del XV secolo poste a cavallo tra storia e mito, primeggia quella di fra Girolamo Savonarola. L’accostamento a Lutero è precoce. Esso però è sempre da ripensare sotto vari aspetti. Qui ne vogliamo indicare solo due: da un lato la centralità della Parola e dall’altro il ruolo della profezia. Ritorniamo al logo del cinquecentenario della Riforma: «In principio era la Parola»; quella della Bibbia? Molto meglio dire quella dell’evangelo predicato. In Lutero il primato non spetta alla Scrittura in quanto tale. Tutta la Bibbia, si tratti di Antico o di Nuovo Testamento, è articolata tra legge e vangelo. La Parola torna viva quando è evangelo predicato. Gesù Cristo diviene allora presente in tutte le Scritture. Anche per fra Girolamo la predicazione è la forma più alta per riproporre la Bibbia alla comunità. Non a caso Savonarola fu l’ultimo nel mondo cattolico a basare la propria predicazione sul commento a interi libri biblici, soprattutto dell’Antico Testamento. A volte l’espansione è impressionante. Il libro del profeta Aggeo è costituito da soli 48 versetti; mentre, nell’edizione nazionale delle opere savonaroliane, le Prediche sopra Aggeo si estendono per oltre cinquecento pagine.  Ciò si spiega  in virtù della paragonabilità tra la comunità giudaica postesilica sollecitata a ricostruire il tempio e la città di Firenze chiamata a diventare una specie di nuova Gerusalemme. Il riferimento ci introduce a punto cruciale del confronto fra il frate domenicano e l’ex monaco agostiniano: per il primo la profezia riscopre la sua antica vocazione politica di presentarsi tanto come un giudizio sulla storia quanto come via per risanare la convivenza civile, per il secondo la libertà del cristiano riguarda l’uomo interiore, spirituale e nuovo. Tuttavia occorre fare i conti anche con l’uomo esteriore, corporeo e vecchio; da qui la teoria dei «due regni» che tanto ha inciso sul destino storico e istituzionale della Riforma luterana.

Piero Stefani

 

[1] Testo di presentazione del convegno «Savonarola e Lutero di fronte alla Bibbia» Roma, 12-14 maggio 2017. Centro Congressi Augustinianum, via Paolo VI 25. Il convegno è organizzato da Biblia, Facoltà Valdese di Teologia e Comunità luterana di Roma. Per informazioni e iscrizioni si rimanda al sito: www.biblia.org.

606 – Savonarola e Lutero (19.03.2017)ultima modifica: 2017-03-18T08:00:27+01:00da piero-stefani
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