589 – Dove due o tre (20.11.2016)

Il pensiero della settimana, n. 589

«Nasciamo da Dio, in Cristo moriamo, torneremo alla vita per opera dello Spirito Santo»

Così è avvenuto per Marianita questa notte.

Il silenzio e la preghiera ci accomunano nel ricordo, nel dolore e nella speranza.

Piero

15 novembre 2016

Dove due o tre

«Se tuo fratello pecca contro di te va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono in mezzo a loro.

Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, se mio fratello pecca contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”»

Mt 18, 15-22.

 Al centro di questa sezione c’è un detto che ripetiamo tante volte: «Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro» (18,20). Sono parole che spesso viaggiano da sole, come se avessero in loro stesse la propria ambientazione. Non è così: il detto va inserito nel suo contesto, quello di una fraternità ferita e messa alla prova. La presenza di Gesù si colloca all’interno di una comunità non di perfetti.

All’inizio del brano (18,15) c’è una variante decisiva. Molti autorevoli codici affermano semplicemente così: «se tuo fratello pecca», senza aggiungere «contro di te». Non è differenza da poco. Qual è la versione giusta? Non c’è bisogno di imboccare la via che conduce a un aut aut; possiamo anche ispirarci alla sapienza rabbinica che rispetto a due tesi differenti sosteneva: «queste e quelle sono parole del Dio vivente».

Cominciamo riflettendo sul caso in cui il fratello pecca «contro di te». Si inizia tentando una riconciliazione a tu per tu. Può fallire. In questo caso, secondo una modello biblico (cfr. Dt 19,15), si chiamano in causa due o tre testimoni. Vi è però una differenza rispetto alla prassi antica. Essi sono convocati per tentare una riconciliazione e non per accertare il peccato come avveniva nel Deuteronomio. Occorre non accertare la colpa, bensì dar corso a una pacificazione. Anche questo tentativo può però fallire. Da ultimo ci si rivolge alla comunità (ekklesia) ma in questo caso l’esito non è garantito. In luogo della riconciliazione prevale l’estraneità. Il fratello si trasforma in un «altro».

Subito dopo vi è il passo dedicato alla forza della preghiera e alla certezza che il Padre celeste accoglierà la richiesta. Il vangelo afferma «qualunque cosa chiederete», senza specificazioni. Non è improprio affermare che una delle intenzioni della preghiera sia quella di chiedere il superamento di quell’estraneità, l’abbattimento del muro della lontananza, lo scioglimento del nodo di consegnare l’altro all’extra ecclesiam. A lasciarci intravedere uno spiraglio in questa direzione è innanzitutto il fatto che «due o tre» ora indica non già la dimensione della testimonianza bensì quella della presenza. Tuttavia vi è un ulteriore passaggio: il frutto di questa presenza è la risposta che Gesù dà alla domanda di Pietro (Mt 16,18) presentato come la prima roccia su cui sarà edificata la sua chiesa (ekklesia – in tutti i quattro i vangeli la parola torna solo nei due contesti ora indicati). La presenza di Gesù Cristo in mezzo a noi si concretizza nella capacità di perdonarci senza limiti. Pietro (la chiesa?) chiede quante volte deve perdonare e la risposta è fino a settanta volte sette. Il punto di arrivo di questa sezione evangelica è la vanificazione di quello di partenza. Non c’è più bisogno di testimoni o comunità. Quando « tuo fratello pecca contro di te» la risposta è quella del perdono diretto e senza confini.

C’è la variante. Essa afferma semplicemente: «Se tuo fratello pecca». È fratello ma pecca. Non pecca però contro di te. Chi sei tu per porti come punto di riferimento e per giudicare? Se peccasse davvero solo contro di te la risposta sarebbe quella del perdono. Lo dice in modo inequivocabile la risposta alla domanda di Pietro: «Se mio fratello pecca contro di me, quante volte dovrò perdonargli?» (18,21, un versetto rispetto al quale non ci sono varianti).

Ma se pecca non contro di te? Nei versi precedenti al passo dedicato a quello che si usa chiamare «correzione fraterna», vi sono parole molto dure dedicate allo scandalo (18,5-10). Ci sono forme di peccato rispetto alle quali la riconciliazione è possibile solo con il cambiamento di vita di chi è causa dello scandalo. Non intervenire sarebbe questione non di tolleranza ma di connivenza. In alcuni casi non c’è altra scelta che quella dolorosa dell’amputazione: «Se la tua mano e il tuo piede ti è motivo di scandalo taglialo e gettalo via da te…» (18,8). Questa prassi così drastica la si applica anche alla comunità? Vale anche per le membra di Cristo?

La presenza di Gesù Cristo in mezzo a due o tre si collega per antitesi ai due o tre testimoni di cui si parlava in un versetto precedente; là essi sono posti sulla via dell’esclusione; qui invece si afferma che Gesù Cristo non ci abbandona neppure all’interno delle nostre comunità ferite e amputate. Nel caso dell’ecumenismo, è bene ricordarlo, reciprocamente ferite e amputate. La presenza in mezzo a «due o tre», va allora collocato nell’ambito di un «resto» consapevole di patire una perdita conformandosi in ciò a quanto vissuto da Paolo (cfr. Rm 9-11). È «resto» sì, ma si prende a cuore il tutto. Quanto è discriminante al riguardo è che si tratti di peccato e non già di peccato contro di te. In quest’ultimo caso la risposta infatti è quella del perdono fino a settanta volte sette. Ciò vale a fortiori quando il peccato «contro di te» è reciproco.

Piero Stefani

 

 

589 – Dove due o tre (20.11.2016)ultima modifica: 2016-11-19T07:00:03+01:00da piero-stefani
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