570 – La cattedra dei credenti (29.05.2016)

Il pensiero della settimana, n. 570

 La cattedra dei credenti

 A Milano 28 maggio «Noi siamo Chiesa» celebra il proprio ventennale con un incontro intitolato «“Dall’appello al popolo di Dio” a papa Francesco … e oltre».
Su invito del coordinatore nazionale Vittorio Bellavite, ho inviato ai partecipanti questa breve riflessione.

Caro Vittorio,

     a te e a voi tutti  ho in animo di comunicare solo due brevi pensieri che non sono, né vogliono essere, una valutazione del vostro instancabile e prezioso lavoro; per farlo in modo adeguato ci vorrebbero sguardi e competenze di cui sono privo.
     Una figura a noi tutti molto cara, Carlo Maria Martini, ebbe, come è noto, un’intuizione di grande rilevanza quando instituì la cattedra dei non credenti. Nessuno contesta i meriti e gli apporti di quei cicli. Tuttavia allora, come ora, ci sarebbe stata e c’è un’iniziativa più coraggiosa (a quanto ne so ancora non istituita da alcun vescovo): organizzare una cattedra dei credenti. Mettersi in ascolto in libertà di spirito delle voci – tra loro molto varie e non di rado reciprocamente incompatibili – dei fedeli e farle udire a un pubblico non solo interno sarebbe un’esperienza davvero inedita. Voi, per la vostra parte, l’avete fatto nell’unico modo in cui è concesso, vale a dire dal basso. Per questo vi sono, assieme a molti altri, profondamente grato.
   La seconda riflessione prende lo spunto dalla recente presa di posizione di papa Francesco sul diaconato femminile. La questione dischiude almeno due ordini di problemi. Il primo è la recezione mass-mediatica dell’attuale pontificato, in questo caso, come in molti altri, preoccupante e del tutto al di sopra delle righe. Presentare un papa aperto a ogni innovazione e frenato solo dai curiali è una linea interpretativa che non aiuta alla comprensione della realtà ecclesiale. Che ci sia una parte di verità in questa interpreazione è fuor di dubbio, ma rendere totalità una parzialità è sempre operazione falsificante nel caso in cui non sia disonesta.
   Il secondo punto è più pertinente alla “cosa in sé”. Francesco ha suggerito la costituzione di una commissione storica che studi il caso così come si presentava nella Chiesa delle origini. La faccenda in se stessa non è molto rilevante. Di primaria grandezza è invece un problema che affonda le proprie radici in buona parte della moderna cultura occidentale. Si tratta del ruolo svolto dalla ricerca storica rispetto alla tradizione ecclesiale. È scontato che, se si aprisse una verifica storica sulla Chiesa delle origini e se la si presentasse come via effettiva per convalidare la tradizione, si aprirebbero baratri ben più consistenti di quelli connessi alle diaconesse. Per dirne una, la stessa definizione dei vescovi come successori degli apostoli si scioglierebbe come neve al sole. Problemi di non minor peso si aprirebbero su molti altri fronti, non ultimo quello del “Gesù storico”. Sia pure in modo inadeguato Benedetto XVI aveva colto la centralità di questi problemi. L’attuale pontificato pensa invece di poterli semplicemente accantonare. Certo pensati alla Ratzinger sono temi tutti eurocentrici; guardati in altro modo sono però ineludibili anche in vista di una riforma della Chiesa pensata nel suo complesso. Chi si impegna a ottenere giustizia per una figura come quella di Ernesto Bonaiuti lo comprende, del reso, molto bene.
    Auguri sinceri affinché la vostra ventennale cattedra dei credenti divenga sempre più autorevole.
 Un abbraccio
Piero Stefani
570 – La cattedra dei credenti (29.05.2016)ultima modifica: 2016-05-28T10:25:52+02:00da piero-stefani
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