569 – Un sogno teologico (22.05.2016)

Il pensiero della settimana n. 568

 Un sogno teologico

 Riprendo il testo tratto dalla rubrica “Oggi, la storia” della Rete due della Radio svizzera italiana trasmesso il 18 maggio scorso, vi inserisco però una breve aggiunta finale. Si tratta di una citazione proveniente dalla tradizione mistica islamica. Essa rappresenta, di per sé, una possibile risposta da parte di un credente, o meglio di una credente, allo sconcerto che ci assale quando osserviamo l’infinità del cielo stellato.

           Come tutti anche i teologi sognano. A volte però pure i loro sogni sono teologici  e ciò non è da tutti. Un illustre esponente di questa categoria sognò di morire e di giungere alle porte del Paradiso. Si presentò al custode qualificandosi come un uomo giusto che, attraverso il proprio lavoro, aveva accresciuto la gloria di Dio. Gli fu risposto che un essere buffo come lui non è certo in grado di aumentare la gloria dell’Altissimo.            
           E poi, cosa mai significava questa strana parola «uomo»? e cosa voleva dire «terra»? Il custode non si raccapezzava. Domandò perciò lumi al bibliotecario. L’indagine fu affidata a uno specialista della materia. Dopo estenuanti ricerche fu scoperta la galassia giusta. Tra i trecento miliardi di stelle che la componevano ne fu infine trovata una, simile a tante altre, chiamata sole. L’astro era circondato da alcuni pianeti;su uno di essi vi erano dei parassiti. Che si trattasse di uomini?
          Il nostro teologo prese atto di essere un microbo abbarbicato su un minuscolo corpo celeste di una galassia e di galassie nell’universo ce ne sono a milioni. La sua reazione fu immediata: «Non riesco a sopportarlo, non posso più adorare il mio creatore». A questo punto il teologo si svegliò e constatò quanto fosse maligno il potere dei sogni.
          L’immaginifico racconto qui sunteggiato è dovuto al logico e filosofo inglese Bertrand Russell, natoil 18 maggio del 1872. Ateo convinto, Russell dispiega la sua ironia britannica per bollare la pretesa teologica di sentirci al centro di un universo che ci sovrasta da ogni parte. Tuttavia ci si può domandare se la storiella non abbia, sotto sotto, anche la funzione di attenuare, attraverso il sorriso, il motivato sgomento che ci assale quando pensiamo al nostro essere microbi dispersi in spazi infiniti. Problemi mica di poco conto… Per fortuna, al fine di augurarvi una buona giornata, è sufficiente prendere atto, con gioia o almeno con sollievo, che per noi oggi il sole è già sorto.

      Raccontò Sufyan ibn Sa‛id arh-Thàuri: «Una volta uscii di notte per contemplare il cielo ed il mio cuore si smarrì; lo raccontai a mia madre, che rispose: “l’hai contemplato con occhio meschino, non con lo sguardo di chi medita, e il cielo ti ha restituito quel che gli avevi dato”.

Piero Stefani

569 – Un sogno teologico (22.05.2016)ultima modifica: 2016-05-21T09:43:15+02:00da piero-stefani
Reposta per primo quest’articolo