553 – Violinista di Auschwitz (31.12.2016)

Il pensiero della settimana, n. 553

 Violinista ad Auschwitz[1]

        Wolfgang Amadeus Mozart nacque il 27 gennaio del 1756; Giuseppe Verdi morì il 27 gennaio del 1901. La stessa data abbraccia il venire alla luce e il congedo dall’esistenza terrena di due musicisti tanto grandi da essere ancora vivi negli orecchi, nella mente e nel cuore di un gran numero di persone. Nel corso delle loro vite, breve per l’uno, lunga per l’altro, i due musicisti hanno composto opere che è pura verità classificare immortali. Ci sarebbero tutti gli estremi per giudicare questa data predisposta a diventare giorno internazionale della musica. Le cose, come si sa, non stanno così. Oggi la memoria va in una direzione differente.

       Nell’universo “altro” del Lager ci fu, in effetti, spazio anche per la musica. Quando le squadre dei deportati, dopo estenuanti appelli, uscivano dal campo per recarsi al lavoro, l’orchestrina suonava. Chi nella vita di prima era un musicista si trovava ora a esibirsi in una condizione mai immaginata negli anni del conservatorio. Da giovane aveva sognato sale da concerto e applausi, ora si trovava invece  all’addiaccio, costretto a mettere il suo amato strumento al servizio di una spietata macchina di morte. Era così; ma qualche crepa nel sistema avvenne anche allora.

       In un suo libro intitolato Violinista ad Auschwitz Jacques Stroumsa scrive: «Quando una SS ascolta della musica, soprattutto se è musica che ama in modo particolare, curiosamente comincia a sembrare un essere umano. Non è forse ciò che è capitato a me quando suonavo da solo, nell’angolo della baracca, il famoso Concerto in La maggiore di Mozart, e una SS mi fece scivolare una sigaretta nella tasca dell’uniforme, dicendomi: “Weitermachen” (continua)?». Ascoltare oggi il concerto K. 219 di Mozart potrebbe diventare perciò un simbolo.  Quella musica si presenterebbe infatti come segno di una speranza di cui, ai nostri giorni, tutti abbiamo ancora bisogno:  confidare che, persino nel cuore della barbarie, si annidi qualche traccia, sia pur lieve, di umanità.

Piero Stefani

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[1] Testo trasmesso il 27 gennaio scorso nella rubrica «Oggi, la storia» della rete 2 della Radio Svizzera Italiana. Nel corso del «Concerto della memoria» Come fu possibile? Dialogo tra generazioni, Ferrara, Castello Estense, Imbarchedero 2, Lucilla Mariotti eseguirà brani dal concerto in la maggiore di Mozart

553 – Violinista di Auschwitz (31.12.2016)ultima modifica: 2016-01-30T08:11:52+01:00da piero-stefani
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