461 – Tra scandali e scarpe (19.01.2014)

Il pensiero della settimana 461

 Tra scandali e scarpe

 In morte di don Pietro Tosi. [1] La sola autentica risposta agli scandali è la conversione; è per questo che il vangelo li giudica necessari (Mt 18,7)? Ma c’è anche chi resta sordo al richiamo della necessità. L’udito interiore dei vertici della diocesi di Ferrara-Comacchio è affetto da questo disturbo.

  Quando un diseredato parla amichevolmente con un altro diseredato nessuno lo giudica una persona dotata di particolari doti di umiltà o di solidarietà. Se un re della finanza, un capo di stato o un papa si intrattengono in modo amichevole, senza ostentazioni o finzioni, con un poveraccio sono considerate, invece, persone ricche di  umanità. In questi casi la carica e la posizione sociale vengono relativizzate e confermate a un tempo. La persona potente o il personaggio autorevole si comportano come individui qualsiasi senza per questo diventare uomini qualunque. La loro condizione altolocata è necessaria per evidenziare la differenza di stile tra loro e il modo di comportarsi  più comune tra chi si trova in una posizione simile alla loro. Ma qual è il volto più vero di queste persone: quello legato al loro ruolo prestigioso o quello rivelato dalla loro sincera cordialità? La domanda non può ricevere una risposta secca: l’aspetto più rilevante  sta proprio nell’intreccio tra le due componenti. Tuttavia, per valutare di che pasta è fatta quella persona, è inevitabile decidere quale tra i due fili che formano l’unico nodo sia il più consistente.

 In italiano e anche in altre lingue si è scelta una parola brevissima di appena tre lettere per cercare di esprimere l’Infinito: c’è sapienza in tutto ciò.

 «Non è pietà una fiammata momentanea; per essere una pietà deve essere come la vita» (Giuseppe De Luca). Il mondo dei mass-media ci consegna quasi tutti alla fiammata. Sull’altro versante però non bisogna dimenticare che è scritto «come una vita». Non si tratta di un discorso quantitativo, si è di fronte a una realtà che quando c’è non può essere che unica e onnicomprensiva, appunto come la vita.

 Nelle pubblicazioni attuali di natura saggistica  o nelle tesi di laurea l’elenco delle persone che si ringrazia tende a diventar sempre più copioso. È un altro segno, più o meno consapevole, della nostra americanizzazione. È un riferimento agli altri ma è anche un modo neppure troppo scoperto per continuare a parlare di se stessi. Quanto sono lontani i tempi dell’Imitazione di Cristo: «Non ricercare chi abbia detto questa cosa, ma presta attenzione a cosa viene detto».

 Il sevizio più autentico è come quello che ci forniscono le scarpe: raggiunge il proprio apice quando ci si dimentica che ci sia. È un conforto né troppo largo, né troppo stretto.

Piero Stefani

 

 

 

 


[1] Don Pietro Tosi è il parroco che violentò una ragazza quattordicenne. Dalla violenza nacque un figlio, Erik. Per trent’anni la cosa fu smentita, ma un tribunale su basi inconfutabili riconobbe la paternità biologica di don Tosi (cfr. Pensieri, n. 448, 450).  In occasione della morte di don Pietro la diocesi ha emesso il seguente comunicato: «L’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio Mons. Luigi Negri, insieme all’intera Diocesi, riconsegna al Padre la vita e la persona di don Pietro Tosi.

Il giudizio dell’Arcivescovo sulla vicenda umana e sacerdotale di don Pietro è stato ampiamente diffuso nei mesi scorsi. Ora don Tosi, da cui sono venute enormi sofferenze ma anche opere di bene, è davanti al Signore a cui spetta un giudizio imperscrutabile che eccede ogni umana misura.

Prendiamo spunto dal concludersi di questa vicenda umana per rinnovare la nostra fede nel Signore Gesù e la decisione di essere, come intero popolo di Dio che vive in Ferrara e Comacchio, testimone limpido e doloroso della presenza di Cristo, unico salvatore dell’uomo e del mondo.

 

461 – Tra scandali e scarpe (19.01.2014)ultima modifica: 2014-01-18T09:18:04+01:00da piero-stefani
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