395_L’uomo dell’anno (15.07.2012)

Il pensiero della settimana  n. 395 

 

Un anno fa nessuno lo conosceva. Oh no, esagero, in certi circoli elitari era ben conosciuto; anzi già allora vi erano gruppi che lo coccolavano al fine di tenerlo sotto controllo; infatti se lo si lascia correre in libertà è uno di quei tipetti che possono creare guai. Eppure è anche uno di coloro di cui non si può fare a meno. Tuttavia, al di là di quegli ambienti esclusivi, spesso se ne ignorava addirittura l’esistenza. Anche se si fosse udito quel nome ai più non avrebbe detto molto o meglio non avrebbe detto un bel niente. Oggi invece è sulla bocca di tutti, il che non vuol dire che tutti sappiano esattamente di chi si tratta. Il che peraltro è normale: se si fosse costretti a definire con precisione tutte le nozioni che usiamo il mutismo sarebbe il dominatore del mondo.

Adesso nessuno lo può più ignorare. Se non personalmente, tutti sappiamo che dobbiamo fare i conti con lui. Molte volte il suo influsso è inquietante, le sue impennate creano disagio o addirittura sconquassi, in circostanze meno frequenti, quando è più rilassato, la sua presenza è invece rassicurante e ciò consente finalmente di tirare un sospiro di sollievo. Nell’uno e nell’altro caso non  è comunque concesso andare avanti come se non esistesse. Nulla di paragonabile con una spiacevole trasmissione televisiva per evitare la quale basta cambiare canale o, più drasticamente, spegnere il televisore. In questi casi con atti semplici, addirittura banali ci si toglie dai piedi il fastidio. Invece nel nostro caso, per tenerlo sotto controllo, le operazioni sono molto complicate e  dall’esito sovente incerto. Il tipo è bizzarro e soprattutto manipolabile, non ci si può fidare troppo di lui e spesso ha in serbo qualche tiro mancino.

Di chi stiamo parlando? Mi pare ovvio: di colui che da mesi ha conquistato i titoli di testa dei mezzi di comunicazione di massa, di colui che è stato spermatozoo, ovulo, placenta, levatrice e balia del governo Monti, del sig. Spread. La sua fama travolgente ha fatto scivolare nelle pagine interne e infine fuori da ogni palinsesto parole che avevano goduto di una certa popolarità. La dimensione finanziario-economica (ancor più che economico-finanziaria) riempie ogni cosa. Una delle conseguenze negative dell’irresponsabile dissesto finanziario avvenuto nel nostro paese è che, a parti rovesciate,  il suo risanamento è diventato l’unico discorso pubblico legittimo. Tutto il resto esce di scena. La solidarietà è la parola meno compromessa, ma le parti che recita in palcoscenico sono sempre più piccole; da prima attrice è diventata semplice comparsa. Del volontariato (contesto peraltro alquanto ambiguo) non si sente più parlare (a meno che non si tratti di quello governativo di S. Egidio),  di nuovi stili di vita non è rimasta traccia, i nuovi modelli di sviluppo sono consegnati all’archeologia (presto si apriranno appositi musei), parlare di gratuità è paragonabile a discorrere di sesso in un collegio di educande di fine Ottocento.

Lo Spread è diventato un termine simbolo che travalica il suo significato tecnico. Esso  «non ha lasciato fra  uomo ed uomo altri vincoli fuori da quelli del nudo interesse, e dello spietato pagamento in contanti». Il Manifesto del partito comunista (qui citato nella traduzione di Antonio Labriola) si riferiva invero alla borghesia, ma anch’essa ormai è termine desueto.  «Bare Zahlung», l’espressione è stata suggerita a Marx ed Engels da un libro di Thomas Carlyle del 1829, Signs of Time  (chissà se papa Giovanni ne aveva mai sentito parlare) in cui si definisce il pagamento in contanti (cash payment) l’unico legame (the sole nexus) tra gli individui. I  «contanti» sono diventati anch’essi largamente anacronistici, ma altrettanto non può dirsi per l’attualità del sole nexus.

Che la crisi economica sia reale, e che per molti le sue conseguenze siano drammatiche, rientra nella sfera delle ovvietà (ineludibili) e tuttavia abbiamo ugualmente bisogno che si ricominci a parlare pubblicamente anche di qualcosa di diverso dalla dimensione finanziario-economica. A forza di sentir parlare di soldi e solo di soldi gli orizzonti si restringono. Che i banchieri siano ormai i soli guru pubblici ci avvilisce. Non sorprende invece che la Chiesa cattolica – impelagata in proprio fino al collo in questioni finanziarie – non colga affatto che il sig. Spread sta spegnendo i residui «santi timori dell’estasi religiosa».

Nota a margine. Alla ripresa settembrina il peso della campagna elettorale sarà già ben percepibile e lo diverrà sempre di più settimana dopo settimana. Sarà il modo con cui i politici riconquisteranno spazio e faranno quanto i tecnici non sono deputati a fare. Del resto, a quanto sembra, per molti «sportivi» il calcio mercato è diventato più importante dello stesso  campionato. L’analogia è stringente,  Signs of Time.

A risentirci a settembre, insh Allah.

Piero Stefani

  

 

 

395_L’uomo dell’anno (15.07.2012)ultima modifica: 2012-07-14T06:00:00+02:00da piero-stefani
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Un pensiero su “395_L’uomo dell’anno (15.07.2012)

  1. E’ proprio vero. Da più parti sentiamo richiami allarmati: “Salviamo l’uro”, “Salviamo le casse dello Stato”, “Salviamo il dissesto finanziario”…..e l’unica cosa che deve essere salvato è invece l’UOMO, nella sua straordinaria e magnifica bellezza originaria. Ecco perchè noi cristiani siamo chiamati a capovolgere una scala valoriale che ha messo il denaro al centro della vita dell’umanità; essere cristiani vuol dire testimoniare con la propria vita che bisogna assumere su si sè ognuno i pesi degli altri. E da lì , ripartire.
    Rossana Interlandi

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