266 – Andar per aforismi (25.10.09)

Il pensiero della settimana, n. 266

   

Agostino: «amo, volo ut sis», al che Levinas potrebbe replicare: «tu es ergo amo». In questo caso la vittoria sembra proprio arridere allo sfidante contemporaneo.

 

Quando si incontra qualcosa o qualcuno dopo averlo a lungo atteso senza sapere identificare prima chi e cosa si stava aspettando, si percepisce di averlo incontrato comunque tardi; anche se mai “troppo tardi”. Tra le due espressioni vi è una grande differenza.  La pienezza legata al trovare confuta il «troppo tardi», ma non scioglie le ambivalenze del «tardi»  e l’ombra di una mancanza patita che risulta ancor più netta a fronte dell’attuale presenza. È quanto diceva Agostino nei confronti del suo Dio: «tardi ti ho incontrato…».

 

Un paio di pensieri alla Nietzsche.

1.       Il simbolo dell’illuminismo non poteva essere che l’Enciclopedia: vano tentativo di mettere ordine nel caos del mondo attraverso la risorsa più convenzionale: l’ordine alfabetico.

2.      Vi sono due tipi di curiosità: quella del “forte” e quella del “debole”; la prima è stimolo la seconda è istinto di autodifesa. I due tipi di curiosità si rivolgono in due direzioni radicalmente diverse, i “forti” sono curiosi per sapere, i “deboli” per tutelarsi.

 La piccola grandezza dell’aforisma risulta ben evidente  dal fatto che chi non ha nulla da dire può scrivere all’infinito.

 Collezionismo nelle società dell’effimero: conservare quanto val la pena di perdere e disperdere quanto sarebbe importante conservare. Si raccolgono tappi di bottiglie e vecchie schede telefoniche perché la memoria è incapace di custodire immagini e senso dei volti che incontriamo.

 

 Tolleranza: quando la diversità è giudicata la semplice identità dell’altro da tenere a debita distanza.

 

È proverbiale che quando due sconosciuti si incontrano, per uscire da un imbarazzato mutismo, parlino del tempo. Un rimedio indolore e poco impegnativo. Sotto forse c’è però un perché più riposto. Il tempo atmosferico è uno dei pochi dati che ci accomuna senza che insorgano contrapposizioni, per tutti oggi c’è il sole o c’è la pioggia.  Anzi c’è di più, rispetto al tempo non solo si accolgono senza problemi le reciproche soggettività: io soffro il caldo e io soffro il freddo, ecc. Sembra  di  assistere al trionfo della tolleranza. Tuttavia quando dalla conversazione si passa all’agire («apriamo la finestra», «no teniamola chiusa», «accendiamo il condizionatore», «alziamo il termosifone», ecc,), l’accordo della chiacchiera si muta non di rado nella conflittualità dell’operare.

 

La persona d’animo e di comportamento gentili da un lato mette gli altri a proprio agio e si adegua al linguaggio dell’interlocutore, dall’altro freme dentro di sé  per la rozzezza e volgarità altrui. Come essere gentili con gli sgarbati? Variante interpersonale del tema pubblico: come essere tolleranti con gli intolleranti? Le vicende della vita sono aspre e non ci consentono di credere che il garbo muti sempre e comunque l’altrui rozzezza e l’essere tolleranti faccia cambiare di segno alla prepotenza altrui.

 

Un saggio un tempo disse di aver imparato da tutti i suoi maestri. È ancor più giusto affermare: tutti quelli da cui ho imparato sono diventati miei maestri.  Saggio è colui che impara da tutti per affinità o per differenza.

 

Oggi essere una persona saggia significa essere tormentati, ma non tormentosi. La serenità si è ormai rifugiata in questo piccolo angolo; da là può provenire persino un po’ di sollievo agli altri quando il «non tormentoso» assume gli aspetti della cordialità o almeno della gentilezza.

 

Amicizia: l’essere consegnati per sempre alla convinzione reciproca di non poter divenire più estranei l’uno all’altro.

 

L’arte di ricercare consono ai nostri giorni: quando raggiungiamo un «forse», conseguiamo ormai la meta.

Piero Stefani

 

266 – Andar per aforismi (25.10.09)ultima modifica: 2009-10-24T08:58:00+02:00da piero-stefani
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