241 – Iperminima moralia (15.03.09)

Il pensiero della settimana, n. 241

 

Asimmetrie: tutti i vecchi sono stati giovani, ma forse non tutti i giovani diverranno vecchi. Gli anziani, guardando i bambini, vi colgono il proprio passato, ma gli adolescenti, osservando i vecchi, vedono quello che non sono, che forse non saranno mai e che sicuramente non vogliono essere (per loro gli anziani sono specchi di decadenza, non di maturità).

 

La tristezza è buona quando è libera da ogni rancore e da ogni accusa, quando si riempie di quella pietas per la comune condizione umana che avvolge tutti nei momenti in cui sono pensosi (e che si tramuta in sommessa invocazione di salvezza in chi è ostinatamente chiamato a credere).

 

«Che tempi sono questi, quando discorrere di alberi è quasi un delitto perché comporta il silenzio su troppe stragi?» (Berthold Brecht)

«Che tempi sono questi in cui bisogna discorrere delle stragi degli alberi perché non cada il silenzio su altre stragi?»

 

«Onora tuo padre e tua madre…» i genitori non hanno alcun diritto di essere accuditi dai figli, non dovrebbero ricattarli neanche quando sono anziani; sono i figli ad avere il dovere di accudire i genitori.

 

Nella vita ci sono tempi di maturazione ma bisogna anche saper cogliere l’attimo: quando l’animo oscilla tra i due estremi senza sapersi decidere l’effetto è paralizzante.

 

«Chi non prende decisioni si lascia sfuggire la vita. Questo, al giorno d’oggi, è il pericolo più grande. In confronto il rischio di prendere una decisione sbagliata che andrà corretta è assai inferiore» (C.M. Martini, Conversazioni notturne a Gerusalemme, p. 65). O piuttosto, ispirandosi a Machiavelli e alla sua Fortuna, non bisogna che la vita va battuta, sapendo però che essa ha nelle mani un randello capace di stroncarti (correggere le decisioni sbagliate è molto da gesuita, a volte esse travolgono).Va tenuto bene in conto che la vita di ciascuno dipende, in buona misura, dalle scelte che si compiono e dalle conseguenze non messe in conto dovute a quelle scelte. A volte però ci è dato di accoglierle anche queste ultime come nostre e di pensare che sia  giusto che tocchino a noi. Allora la scelta diviene più autentica e sperimentata perché è  in grado di congiungere esterno e interno.

 

Un detto di Buddha afferma che la forza dei bimbi è il pianto, aggiungo che quella dei più piccoli tra i piccoli è anche il loro bisogno esigente e inerme. Quando si è adulti questa forza si tramuta in debolezza: il bisogno non cattura più di per sé la premura altrui.

 

Passando in treno vicino a paesi o piccole città si capisce che quella degli orti è una civiltà. Passando nei pressi di grandi città e vedendo nell’estrema periferia spazi collettivi dedicati a piccoli orti posti l’uno vicino all’altro come se fossero appartamenti di un condominio, ci si accorge di quanto incida nei vecchi lo sradicamento sociale.

 

La sintesi tra erranza e stabilità è l’ospitalità chiesta o offerta.

 

Scegliere di fare un passo indietro è spesso più qualificante del valore di una persona che decidere di farne uno avanti.

 

Vi è una distanza colpevole quando, pur da vicino, ci si rivolge reciprocamente la schiena; vi è una distanza innocente quando, anche se si è lontani, si cercano, nella memoria e nell’attesa,  gli sguardi gli uni degli altri.

 

L’immagine evangelica della lucerna va intesa anche in questo modo: fa luce nella misura in cui non la si guarda direttamente; è accesa non per essere vista ma per far vedere.

 

Avere eredi significa non avere epigoni.

 

Le persone che vedono sotto l’insegna dell’invidia quando dovrebbe suscitare la loro ammirazione sono destinate a scambiare ogni  saggio consiglio loro rivolto per una specie di offesa personale.

 

Chi chiama in causa la propria passione per giustificare le sue competenze vuole mascherare a se stesso i propri limiti per poter continuare a fare un passo più lungo della gamba. La passione ha la stessa funzione che ha la benzina per il motore: se non c’è, tutto si ferma, ma non si va avanti neppure se c’è solo il carburante. La pancia non può mai essere un surrogato attendibile della testa.

 

In certe persone il sorriso non fa che, loro malgrado, mettere in maggiore evidenza la tristezza indelebile dipinta nel fondo dei loro occhi.

 

Nei talk show prevale sempre non chi ha ragione ma chi è più aggressivo e spregiudicato. Il motivo di ciò l’ha svelato molto tempo fa’ Manzoni pensando, beato lui, alla sola carta stampata: «Le ingiurie hanno un gran vantaggio sui ragionamenti ed è quello di essere ammesse senza prove da una moltitudine di lettori.»

 

L’intellettuale autentico è colui che cerca di interpretare il mondo mediante i libri e questi ultimi attraverso il mondo. Il letterato è chi vuole interpretare i libri con i libri: per lui essi costituiscono il vero mondo.

 

Distillato, invecchiato per anni, di un piccolo grande libro di Norberto Bobbio: la persona mite è quella che, quando la si incontra, ridesta la parte migliore di te stesso.

 

Piero Stefani

 

 

 

241 – Iperminima moralia (15.03.09)ultima modifica: 2009-03-14T16:09:00+01:00da piero-stefani
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