239 – A proposito di un gesto di Dario Franceschini (01.03.09)

Il pensiero della settimana, n. 239 

 

Ancor prima della sua elezione a segretario del PD, Dario Franceschini ha dichiarato l’intento di recarsi nella propria città, Ferrara, per giurare fedeltà alla costituzione (ricevuta dalle mani del padre, ex partigiano) davanti alla lapide del Castello che ricorda gli assassinati del ’43. L’intenzione e la realizzazione del proposito hanno avuto un chiaro, e legittimo, senso di opposizione al modo di comportarsi dell’attuale presidente del consiglio. La scelta è stata discussa in vari modi in relazione alla costituzione; pochissimi, invece, hanno riflettuto sul luogo prescelto. Fa eccezione una lettera, apparsa su un quotidiano ferrarese a firma dello storico Andrea Rossi, stando alla quale sarebbero stati opportuni (se proprio quel giuramento lo si voleva fare) luoghi connessi ad assassini politici che hanno visto uccisi, tra il ’44 e il 46, esponenti della Dc.

 

L’aver scelto la spalletta del Castello solleva obiettivi dubbi. Là il 15 novembre del 1943  furono esposte allo sguardo dei passanti undici vittime (trucidate in altri posti della città). Esse vennero ammazzate per rappresaglia a seguito dell’uccisione, avvenuta il giorno prima, del federale locale Igino Ghisellini. L’episodio, noto soprattutto per la sue trasposizioni letteraria (Giorgio Bassani) e cinematografica (Florestano Vancini), resta tuttora non completamente chiarito nella sua dinamica effettiva. L’assassinio dell’esponente fascista è attribuito o a una faida interna al partito o a un’azione partigiana (cfr. Istituto di Storia Contemporanea, A. Guarnieri, Dal 25  luglio a Salò. Ferrara 1943. “Nuova” interpretazione della lunga notte, 2C Editrice, 2005). Né sono ricostruibili con precisione i motivi che hanno indotto alla scelta delle undici vittime: avversari politici – ma nessun comunista – ex fascisti, ebrei, un operaio non impegnato in politica. Il messaggio di terrore fu comunque efficace e la città ne uscì prostrata e quasi totalmente assoggettata al fascismo repubblicano.

 

Queste piccole Fosse Ardeatine padane (in cui, peraltro, la percentuale della rappresaglia è stata ancor maggiore, 1 a 11, e non 1 a 10) hanno, tra le altre, due caratteristiche salienti che le distinguono dalla grande strage romana (335 vittime). La prima, fondamentale, è che in esse non vi è alcun diretto coinvolgimento tedesco: la strage è espressione di una guerra civile di italiani contro italiani. La seconda è la terrorizzante ostensione dei morti ammazzati. Proprio il coinvolgimento senza attenuanti della RSI rende ora il luogo più consono a una dimensione istituzionale che a simbolo di parte. In anni ormai lontani era conveniente che le commemorazioni venissero compiute da uomini come Ferruccio Parri e Umberto Terracini. Oggi, quando, per liberarsi a buon mercato dal peso del passato, c’è chi parla di facili riconciliazioni, sarebbe bene che tutti i luoghi contrassegnati dalle atrocità compiute da italiani contro propri connazionali, siano esse state attuate da fascisti, o – fermo restando le differenze – da partigiani, non avessero più coloriture di parte. Ciò deve avvenire non per assolvere o per controbilanciare, ma perché la condanna divenga  sincera e condivisa.

 

Franceschini ha giurato fedeltà alla costituzione di fronte alla lapide in quanto segretario del maggior partito di opposizione. Proprio quest’ultima qualifica è fonte di non superficiali perplessità. Un netto valore simbolico (certamente di significato maggiore del gesto computo dal segretario del PD) sarebbe da attribuirsi alla possibilità che il prossimo 15 novembre il presidente della Camera Gianfranco Fini venisse a Ferrara a rendere omaggio alle vittime e a condannare nel modo più reciso le italiche aberrazioni della Repubblica di Salò. Tutto lascia prevedere che il gesto di parte compiuto da Franceschini renda meno agevole il conseguimento dell’eventualità qui prospettata; per questa ragione la scelta messa  in atto domenica scorsa appare poco sapiente e meditata.

Piero Stefani

 

239 – A proposito di un gesto di Dario Franceschini (01.03.09)ultima modifica: 2009-02-28T22:20:00+01:00da piero-stefani
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